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VIDEO | La pirateria ruba all’Italia 673 milioni: danni a film, serie e fiction

All'evento Anica, Mollicone: "Siamo quarti per numero di attacchi a livello globale"

Pubblicato:18-01-2023 16:51
Ultimo aggiornamento:18-01-2023 16:51
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ROMA – Un Mickey Mouse pixelato con la bocca aperta e gli occhi spalancati: è l’immagine scelta per dare il titolo all’incontro ‘What happened to my data? Cybersecurity e industria audiovisiva, rischi & cure’, che si è tenuto oggi nella sede dell’Anica, primo di una serie di eventi organizzati dall’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e digitali e dall’Unione Imprese Tecniche di Anica. La Cybersicurezza al centro dell’evento che ha riunito tecnici, esperti del settore, politici, esponenti del mondo dell’impresa, dell’industria e delle istituzioni.

“La Cybersicurezza è intesa come Cybersicurezza nella nostra vita quotidiana- ha precisato all’agenzia Dire il presidente dell’Unione Imprese Tecniche di Anica, Ranieri de’ Cinque Quintili– ed è molto importante per il settore dell’audiovisivo in tutte le sue accezioni, abbracciando il lato aziendale di tutte le imprese fino ad arrivare alle questioni apparentemente più banali che, però, possono comportare numerosi rischi a volte invasivi e distruttivi”.

“Il rischio principale- ha sottolineato- è che i nostri dati, contenuti e tutte le nostre informazioni private, personali e aziendali possano essere attaccati, creando danni non solo dal punto di vista dell’immagine, ma anche dal punto di vista economico. Basti pensare a un film che viene hackerato prima dell’uscita, questo è l’esempio più lampante”.


“C’è solo una soluzione per arginare il fenomeno- ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Roberto Baldoni– ed è quella della consapevolezza del rischio cyber, unita alla condivisione di informazioni: più forte è la rete di scambio informativo riguardo a possibili attacchi, più riusciamo a difenderci nel settore dell’audiovisivo nel sistema Paese”.

“L’industria dell’audiovisivo, come in generale quella dell’intrattenimento- ha informato il presidente della Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, Federico Mollicone– viene impattata più di altri dal rischio cibernetico. Cito, ad esempio, il film ‘Hulk’: guadagnò 131 milioni di dollari rispetto ai 137 investiti, proprio in virtù del fatto che fu hackerato fin da subito”.

“Quello che viviamo- ha poi detto- è un mondo sempre più pericolosamente interconnesso: siamo quotidianamente oggetto di attacchi alla nostra privacy, alle nostre informazioni finanziarie e sanitarie, oltre ai dati sulle nostre preferenze politiche. L’utente medio è spesso inconsapevole della presenza di malware che si annidano all’interno delle app del proprio smartphone e che lo espongono a rischi di ogni tipo, a partire proprio dal furto di informazione, che è oro: i veri metalli rari della nostra epoca”.

L’Italia è il quarto Paese per numero di attacchi a livello globale– ha poi reso noto Mollicone- un rischio per l’interesse nazionale su cui il governo e il Parlamento stanno lavorando. È di ieri la notizia dell’incardinamento della mia proposta di legge contro la pirateria digitale nel settore audiovisivo, nel settore streaming e nel settore editoriale, sia per la carta stampata che librario”.

“I dati Ipsos- ha poi comunicato il presidente della Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati- evidenziano come il danno potenziale nel fenomeno illegale per quanto riguarda film, serie e fiction sia pari a 673 milioni di euro, con quasi 72 milioni di fruizioni perse. Inoltre, un giovane su due al di sotto dei 15 anni ha compiuto un atto di pirateria”.

“Il mondo sta cambiando velocemente- ha affermato il presidente di Anica, Francesco Rutelli– e le industrie che si occupano di creatività devono sapere che questi dati sono allo stesso tempo un bersaglio molto appetitoso anche per interessi non trasparenti. Unire le attività produttive, le nuove occasioni di lavoro, le industrie audiovisive e la sicurezza dei dati sono tutti obiettivi strategici nell’interesse dell’Italia”.

Le imprese italiane sono brave, capaci, competenti e innovative– ha continuato- spesso hanno una dimensione piccola, devono crescere, perché i giganti globali hanno grandi capacità e interessi. Noi dobbiamo proteggere la nostra capacità creativa e la dimensione industriale, nonché difendere l’utente, il consumatore e i creativi, perché i loro dati sono preziosi”.

“Il tema della Cybersecurity non si basa esclusivamente su aspetti tecnologici- ha infine spiegato l’amministratore delegato di Telsy e chief public affairs and security officer di Tim, Eugenio Santagata- ma è un argomento ben più ampio. La tecnologia è un elemento importante e se italiana è meglio, per una governance più sicura e sovrana”.

“Prima ancora delle tecnologie però- ha continuato- è importante definire la strategia di protezione degli asset informatici delle aziende, ormai oggi quasi tutte digitali. Questa strategia passa attraverso la definizione di policy e procedure precise che il management deve definire in sintonia con le norme di riferimento. L’85% delle minacce e dei rischi si abbatte cambiando i comportamenti sbagliati e seguendo poche e sane regole. Faccio l’esempio dei dispositivi mobili e dei software utilizzati all’interno delle aziende- ha concluso Santagata- che devono essere verificati dalla struttura di sicurezza preposta”.

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