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La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa inaugura l’anno accademico 2022/2023 con la ministra Bernini

Nel corso della cerimonia conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Law al presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato

Pubblicato:17-12-2022 13:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2022 13:49

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ROMA – “Ci tengo a farvi un augurio particolare in questo momento così rilevante nella vita di una comunità accademica, un momento significativo anche perché coincide con un periodo particolare della vita dell’Italia. Pensiamo all’impatto del Pnrr sul nostro Paese e per l’attività del ministero che ho l’onore di guidare. Le iniziative di competenza del ministero dell’Università e della Ricerca hanno beneficiato di 11,73 miliardi di euro, dei quali quasi 3 destinati al potenziamento dei servizi di istruzione e 9,09 miliardi a ricerca e innovazione. Questi numeri hanno dietro iniziative grazie a cui, come sapete, si delineeranno anche aspetti del futuro di una comunità accademica come la vostra”. Lo ha detto la ministra dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023 della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

“Quella del Pnrr- ha continuato Bernini- è una sfida che la Scuola Sant’Anna ha raccolto aderendo a due dei cinque nuovi centri nazionali per l’innovazione (quelli su Agritech e Biodiversità), centri che saranno luoghi di diffusione dell’innovazione di un sapere che deve sopravvivere al 2026. Il Pnrr deve soprattutto sopravvivere a se stesso– ha aggiunto Bernini- E deve farlo creando connessioni, comunicazioni, collaborazioni, ibridazioni positive tra Regione, Comune, Provincia, imprese, università, capitale umano”.

“Alla partecipazione al partenariato Restart, incentrato sull’innovazione delle telecomunicazioni, si affianca anche quella del partenariato sulla cybersicurezza – tema di bruciante attualità- ha aggiunto la ministra- che affronta il problema con un’ottica multidisciplinare, di vero ‘umanesimo tecnologico’. Questa è la grande innovazione, l’umanesimo tecnologico, ‘sciences and humanities’. Questo sarà il nostro futuro e sarà anche l’ispirazione a quella flessibilizzazione dei cicli di studio che vuole rendere veramente multidisciplinare il percorso formativo degli studenti e del post graduate”.


“All’innovazione- ha aggiunto Bernini- deve corrispondere parallela un’evoluzione della sicurezza dei cittadini per prevenire eventuali distorsioni o ricadute sociali negative e discriminatorie”.

INNOVAZIONE E FUTURO

”Vorrei poi sottolineare- ha aggiunto- che la Scuola Sant’Anna è capofila del progetto ‘Biorobotics Research and Innovation Engineering Facilities’ per il potenziamento delle strutture di ricerca in biorobotica, con nuove risorse per nuove opportunità. Il progetto esprime ciò che il Pnrr vuole produrre: ossia un’infrastruttura abilitante per il Paese, che estenda la propria missione oltre il 2026. Questa è in assoluto la nostra più grande opportunità e anche preoccupazione. Andare oltre il 2026, creare le condizioni per una crescita stabile e duratura. Che sopravviva al tempo del Pnrr”.

“La Scuola Sant’Anna- ha evidenziato ancora la ministra- è centro nevralgico per lo sviluppo e il progresso civile del Paese. Nel percorso di crescita delle persone contano anche gli spazi e nelle aule e ai luoghi di vita della sua comunità accademica la Scuola Sant’Anna affianca anche un rapporto speciale con le realtà produttive e di ricerca del suo territorio, che illustra molto bene il senso della ‘terza missione’. La Scuola ricopre un ruolo di primo piano nell’avanzamento della società, adempiendo a una delle missioni più importanti per un istituto universitario. Penso al sostegno a programmi di orientamento e sostegno per le studentesse di scuola superiore che vogliano proseguire il loro percorso di studi verso le materie Stem. ‘Le ragazze si mettono in gioco’, come avete scelto di intitolare il corso dedicato; questa sarà una sfida fondamentale per le società europee e, ancor più, per l’Italia, oltre a rappresentare punti di Pil. Oggi la necessità di innovazione tecnologica ci impone di ampliare la platea di studenti in istituzioni come queste, di favorire l’afflusso di nuovi studenti verso i campi di applicazione che saranno il futuro”.

“PNRR OCCASIONE PER ACCENDERE FUOCO CHE ORA VA ALIMENTATO”

“Vediamo un risveglio europeo, tardivo forse, ma presente- ha aggiunto Bernini- È essenziale capire come canalizzare gli investimenti pubblici per massimizzarne. In Italia il Pnrr ha avuto un effetto quasi dopante sulla ricerca e sull’accesso all’istruzione superiore. Il Governo intende cogliere appieno questa straordinaria occasione. Il Pnrr rappresenta un’occasione oggettiva per un vero salto di qualità pubblico, un’occasione per accendere un fuoco che ora va alimentato”.

“Serve un rafforzamento della capacità pubblica, non solo nella mole degli investimenti ma anche in termini mirati. Uno Stato dove per esempio, è un tema centrale del mio mandato- ha detto Bernini- ci sia un’identità autonoma del ministero dell’Università e della Ricerca, incentrato sui dati, sull’impatto, sulla valutazione, al fine di compiere le migliori scelte”.

“Ci stiamo impegnando- ha sottolineato la ministra- affinché la nostra democrazia non sia inesorabilmente chiusa al presente, ma aperta al futuro. Affinché lo sforzo avviato col Pnrr duri nel tempo, dobbiamo aumentare il coinvolgimento delle imprese e della società civile per favorire il trasferimento tecnologico”.

DIRITTO ALLO STUDIO, IN DDL BILANCIO 500 MLN IN PIÙ PER 2024-2025

“Il Governo è impegnato a rafforzare gli strumenti per il diritto allo studio e di questo siamo molto orgogliosi: nel disegno di legge di bilancio ora all’esame delle Camere sono stanziati 500 milioni di euro di risorse aggiuntive per il 2024 e 2025, a sostegno dei 250 milioni appostati per il 2022 e dei 250 milioni per l’anno 2023 che, ove non avessero avuto un ulteriore appostamento di risorse aggiuntive, avrebbero prodotto un effetto strapiombo. Tutto sarebbe finito”, ha evidenziato ancora Bernini.

“Noi abbiamo aggiunto altri 500 milioni per completare il ciclo di borse di studio fino al 2025- ha spiegato Bernini- oltre a 300 milioni di euro che vanno ad accrescere il fondo per l’housing universitario”.

“E anche grazie all’impegno della vostra comunità- ha evidenziato la ministra rivolgendosi alla platea- confido che questi investimenti possano essere aumentati in futuro e produrre un effetto leva”.

RETTRICE NUTI: “LASCIAMO IL 2022 CON IL PENSIERO ALL’ UCRAINA E ALLE DONNE IRANIANE”

“Il 2022 è stato un anno straordinario per la Scuola Sant’Anna di Pisa, capace di ripartire, sostenuta dallo sforzo del Pnrr. Ma è stato anche un anno di particolare complessità per tutta la società. Il mio pensiero va in primo luogo alla guerra in Ucraina, a cui la Scuola ha cercato di dare risposte offrendo il proprio supporto ai decisori politici. La Scuola ha cercato di offrire sostegno anche ai profughi ucraini, predisponendo opuscoli di diritto internazionale in quattro lingue per consentire loro di orientarsi nell’immediato futuro. I docenti della Scuola hanno consentito alla comunità accademica e al Paese di comprendere quanto stava accadendo sin dall’inizio del conflitto”, ha detto la Rettrice, Sabina Nuti, nella sua prolusione durante la cerimonia d’inaugurazione.

“Il nostro pensiero va alle donne iraniane, che manifestano per poter affermare la propria libertà”, ha aggiunto Nuti.

“Sul fronte interno il 2022 si chiude con importanti risultati istituzionali- ha continuato la Rettrice- chiudendo l’esperienza federativa con Normale e Iuss, per rendere la Scuola nuovamente autonoma. Si apre una nuova stagione di cooperazione con le principali 6 istituzioni nazionali riconosciute”

“La missione della Scuola– ha detto- fortemente condivisa da tutta la comunità, è di essere un’istituzione pubblica e di qualità aperta alla società perché il talento sia attratto, valorizzato e messo in campo così da favorire la mobilità sociale nel rispetto dei valori costituzionali”.

“La Scuola- ha continuato Nuti- complessivamente ha acquisito progetti per 44 milioni di euro, con una posizione di primo piano nell’ambito del Pnrr. Nel corso ultimo quadriennio la Scuola ha puntato alla qualità della produzione scientifica, sostenendo ricercatori a corpo docente a pubblicare riviste di qualità”.

“IN FUTURO INTERVENIRE SU GENDER GAP”

“Il mondo in cui viviamo ci chiede di più- ha evidenziato la Rettrice- ci chiede innovazione e interdisciplinarietà. E questo è ancor più vero per una Scuola come la nostra, che opera nell’ambito della Scienze applicate. Ci impegniamo a superare gli stretti confini delle discipline, troppo spesso intesi come fortini e non come fecondi luoghi per lo sviluppo della conoscenza”.

“Nei prossimi anni vorremmo crescere nel numero degli allievi ordinari e nell’offerta formativa, offrendo formazione integrativa agli studenti degli altri atenei italiani per costruire un sistema di valorizzazione del talento”.

“Ancora oggi in Italia i diplomati col massimo dei voti, figli di genitori non laureati, si iscrivono all’università solo nel 30% dei casi”.

“Abbiamo ancora due punti su cui lavorare in futuro– ha evidenziato in conclusione la Rettrice- innanzitutto il gender gap. I nostri indicatori faticano a migliorare. C’è difficoltà a raggiungere la parità nella governance della Scuola e tra gli allievi ordinari. Molte misure sono state attuate, ma è necessario uno sforzo assai maggiore”.

“Il secondo aspetto è che le migliori università americane prendono a piene mani da ricercatori e docenti formati in Italia, il nostro sistema universitario, sottofinanziato per anni, in realtà sa formare profili eccellenti e contribuisce nel numero più significativo al corpo docenti dei migliori atenei americani. Tuttavia, serve reciprocità- ha concluso la Rettrice- Affinché le università pubbliche possano realmente competere, serve liberarle dalle pastoie amministrative in cui sono avvolte, le quali non fermano i disonesti e rallentano i giusti”.

COSTITUZIONALISTA CHELI: “GRAZIE AD AMATO PER IMPEGNO DI CITTADINO E STUDIOSO”

Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha conferito il Dottorato di ricerca Honoris Causa in Law all’ex allievo e presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. “Il lavoro di Giuliano Amato suscita stupore per la vastità di contributi che ha dato alla scienza costituzionale e alle istituzioni politiche. L’uomo di scienza fornì gli strumenti per operare all’uomo delle istituzioni e l’uomo delle istituzioni seppe”, ha detto il costituzionalista Enzo Cheli nel corso della laudatio di Amato.

“Giuliano Amato, con forte impegno personale, è stato giudice e presidente della Corte costituzionale, aprendo il palazzo verso la società. Nel corso di questa intensa attività di Amato uomo delle istituzioni, l’uomo di scienza ha analizzato la costruzione europea e la prospettiva di un mondo globalizzato, l’interazione di Stato e mercato e le logiche più intime dell’architettura costituzionale”, ha continuato Cheli.

“I più recenti lavori di Amato- ha detto ancora il costituzionalista- si concentrano sui grandi temi del nostro tempo: la crisi della democrazia rappresentativa e l’abuso dell’ambiente in nome di ragioni puramente economiche. Temi che vengono a impattare su quel costituzionalismo che, negli ultimi tre secoli, si declina nelle forme più varie. Amato avverte come al diritto spetti dare risposte a questi tempi incerti con un costituzionalismo sopranazionale. Una costruzione del genere necessita tanto di realismo quanto di utopia. Realismo per comprendere la realtà, utopia per individuare nuovi strumenti atti a organizzare il consorzio umano”

“Amato auspica l’alba di un costituzionalismo mondiale fondato sulla rule of law nel segno di una democrazia non governata, ma governante. Grazie Giuliano- ha concluso Cheli- per il tuo impegno di cittadino e di studioso”.

LA LECTIO MAGISTRALIS ‘I DIRITTI UMANI E LA LORO TUTELA’

‘I diritti umani e la loro tutela. Tra il dire e il fare’, questo il titolo della lectio magistralis tenuta da Giuliano Amato prima del conferimento del Dottorato Honoris Causa in Law.

“Oggi vi parlerò del tema dei diritti umani, che è diventato centrale nei secoli di cui stiamo costruendo e vivendo la storia- ha esordito Amato- Possiamo risalire sino alle grandi dichiarazioni del Settecento. I diritti moderni avevano degli antenati nella Magna Charta inglese, tuttavia di natura molto diversa. Si trattava di risposte specifiche a un potere abusivo già esercitato”.

“I diritti universali, nel momento in cui furono proclamati, avevano la forza di farsi valere solo per i ceti che di tali proclamazioni furono protagonisti- ha continuato Amato- In ogni caso, quelle parole furono un messaggio che inesorabilmente avrebbe raggiunto l’intera umanità. Quali furono gli effetti? Varissimi. Oggi in talune comunità di quei diritti restano sprovvisti le minoranze, le donne, le fasce più deboli per redditi e istruzione”.

“La garanzia dei diritti si viene concretizzando inevitabilmente a macchia di leopardo stante l’esistenza delle comunità nazionali- ha evidenziato ancora il presidente emerito- Fu la comunità internazionale, dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, a proclamare l’universalità dei diritti e della dignità umana, barbaramente calpestata dalla Shoah”.

“Tuttavia- ha detto ancora- la comunità internazionale ha scarsi strumenti per far rispettare quei diritti, soprattutto laddove quei diritti sono calpestati. Oggi appare ancora insuperabile la giurisdizione sovrana degli Stati, veri protagonisti della comunità internazionale”.

“Nell’ambito degli ordinamenti nazionali il primo rimedio alla garanzia dei diritti fu la riserva di legge che tranquillizzò soprattutto chi nel potere legislativo trovava rappresentanza- ha continua Amato- Qualche progresso si fece. Ma i regimi totalitari dimostrarono l’insufficienza della riserva di legge, con cui i diritti furono distrutti. In Italia le leggi razziali distrussero la vita civile degli ebrei italiani, prologo alla distruzione della loro vita”.

“L’esperienza dei totalitarismi portò al costituzionalismo rigido. Ciò si tradusse nel principio per cui una corte può limitare l’operato di una maggioranza parlamentare”, ha detto ancora Amato.

L’Italia è giustamente orgogliosa di aver combattuto terrorismo e mafia senza leggi speciali, ma ha introdotto nei suoi codici norme speciali che destano non pochi dubbi”.

“Differenze nei nuovi diritti restano anche tra paesi vicini- ha evidenziato il presidente emerito- Si pensi ai temi cruciali del suicidio assistito e al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Questo esalta e complica il ruolo delle Corti, attuando un bilanciamento tra opposti talvolta reciprocamente intolleranti”. “Se non saremo in grado di aprirci alla posizione dell’altro, è a rischio la vita stessa delle democrazie”.

PANORMA INTERNAZIONALE

In riferimento alla guerra in Ucraina ha evidenziato: “l’ordinamento internazionale ha anch’esso creato corti competenti a tutelare i diritti, confrontandosi tuttavia con la sovranità degli stati. È stata creata una Corte internazionale per i crimini contro l’umanità, presente e funzionante. Questa Corte può però operare solo nei confronti degli stati che hanno sottoscritto il trattato che l’ha istituto. E tra quegli stati la Russia non c’è. La Corte in assoluto più competente non può intervenire su quanto sta accadendo nell’ Ucraina, martoriata”.

“L’organizzazione delle Nazioni Unite è a metà tra la propria pretesa di farsi valere ovunque nel mondo e la sovranità degli stati che l’hanno istituita”.

“La giurisdizione internazionale ha trovato migliore espressione in tribunali costituiti per pronunciarsi su specifici contesti, pensiamo al Tribunale per l’ex Iugoslavia e al Tribunale per il Libano. Qualcuno potrebbe obiettare che questa giustizia funziona, perché è la giustizia del vincitore. E questo va ammesso”, ha detto Amato.

“Il più perfezionato sistema di tutela dei diritti è quello europeo, con un sistema di diritto internazionale in grado di imporsi sulle norme di diritto interno- ha evidenziato- I diritti per affermarsi e per poggiare su fondamenta più forti della sovranità degli stati devono radicarsi nelle coscienze. Scatta a quel punto il sentimento di riconoscimento dell’altro che è incompatibile con le paratie sollevate dalla sovranità statuale”.

“Riprendendo il pensiero di Antonio Cassese, caro amico e compagno nel Collegio Medico Giuridico, il riconoscimento dei diritti non è il ritorno allo stato di natura, ma il superamento dello stato di natura, che la civiltà deve portare agli esseri umani. Per realizzare tale ideale, la comunità internazionale deve divenire societas. Un’ideale che si è incarnato quando le dichiarazioni universali settecentesche hanno cominciato a dire: ‘Anche tu’”, ha evidenziato ancora.

“Oggi- ha concluso Amato- nevralgica è l’emergenza del cambiamento climatico, che dovrebbe farci comprendere quanto l’umanità sia davvero societas”

Alla fine della lectio magistralis la Rettrice Sabina Nuti ha dichiarato aperto l’anno accademico.

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