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VIDEO | L’appello dello studioso Orr: “Cambiare i consumi, basta desertificare”

Secondo l'esperto, la lotta contro il degrado e l'impoverimento dei suoli va legata a una revisione del sistema economico

Pubblicato:16-06-2019 15:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25

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ANKARA (Turchia) – “C’è un elefante nella stanza, un problema gigantesco che si fa finta di non vedere, e che è legato alle modalità dei consumi, in particolare dei Paesi ricchi”: così all’agenzia ‘Dire’ Barron Joseph Orr, ‘lead scientist’ della Convenzione Onu contro la desertiticazione (Unccd). Secondo l’esperto, la lotta contro il degrado e l’impoverimento dei suoli va legata a una revisione del sistema economico. 

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“Bisogna partire – ha detto Orr – dall’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 12, che sottolinea la necessità di ‘consumare e produrre in modo responsabile'”. L’esperto è intervenuto a un incontro con i giornalisti internazionali giunti ad Ankara per le celebrazioni della Giornata mondiale contro la desertificazione, in programma nella capitale turca domani. 


Secondo Orr, “bisogna collegare i modi di produzione e consumo alle conseguenze che queste scelte hanno per i terreni, magari in aree del mondo molto lontane da noi”. Un indicatore centrale sarebbe il “material footprint“, l’impronta che in particolare i Paesi “più avanzati” lasciano sul pianeta sottrando spesso risorse ai più poveri. Per la Convenzione l’obiettivo è anzitutto la “land degradation neutrality“, lo stop al degrado dei terreni, da ottenere entro il 2030. “Si tratta – ha detto Orr – di avere un conto pari, di far corrispondere a ogni nuovo impoverimento il ripristino di un altro ecosistema in modo che la situazione non peggiori ulteriormente”. 

Durante il suo intervento, l’esperto ha parlato di vecchi e nuovi rischi: “Quando 25 anni fa la Convenzione fu adottata non accadeva, ma oggi il tweet di un politico molto influente può riorientare il mercato, determinando in poche settimane la riconversione di milioni di ettari di terreno”. In evidenza le minacce rappresentate dall’agricoltura intensiva ma anche il nesso tra la tutela dei suoli e quella delle specie viventi. Orr ha citato uno studio pubblicato a maggio da Ipbes, la Piattaforma intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e i sistemi ecosistemici. Secondo la ricerca, nel mondo una specie su otto rischia l’estinzione perché il 75 per cento della superficie terrestre è stata “alterata in modo significativo” dall’uomo, perlopiù per la produzione di cibo. Alla Unccd, adottata a Parigi il 17 giugno 1994, aderiscono oggi 196 Paesi. Al centro del suo mandato e degli impegni assunti dai governi a livello nazionale c’è l’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 15, che chiede di “proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre“.

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