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In Costa d’Avorio al via la Cop 15 contro la desertificazione

L'Africa ospita summit Onu fino al 20 maggio, 41% dei suoli è degradato

Pubblicato:09-05-2022 16:16
Ultimo aggiornamento:09-05-2022 16:20

COP15
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ROMA – In Africa, così come in molte altri parti del mondo, le comunità devono fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico e in particolare con la desertificazione, tra i fenomeni più gravi assieme a siccità, invasioni di locuste ed eventi climatici estremi come tempeste di sabbia, inondazioni e smottamenti. A causa delle attività umane deregolamentate, si aggiungono o inaspriscono anche fenomeni quali la deforestazione e l’inquinamento del suolo. Queste e altre sfide sono chiamati a discutere i nove capi di stato e di governo africani che si sono dati appuntamento quest’oggi ad Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio, per la quindicesima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Cop 15) della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Unccd). Il tema centrale della Cop 15 è ‘Land. Life. Legacy: from scarcity to prosperity’, ed è stato aperto stamani dal presidente ivoriano Alassane Ouattara, in presenza di altre leader africani tra cui il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi, con gli omologhi della Nigeria Muhammadu Buhari, del Niger Mohamed Bazoum, o del Togo Faure Gnassingbé.

È la prima volta che in Africa viene ospitato tale appuntamento che proseguirà fino al 20 maggio, e prevede la partecipazione di 196 paesi tra vertici di governo ma anche studiosi, ricercatori, leader comunitari ed esponenti della società civile per trovare soluzioni sostenibili e comuni a tali sfide. Il summit avviene mentre dalle Nazioni Unite gli scienziati lanciano l’allarme: il 41% dei suoli del mondo è degradato, e il fenomeno avanza al ritmo di 12 milioni di ettari all’anno, una superficie pari a quella del Belgio.

Perdere i suoli significa per molti Paesi vedere a rischio uno dei settori economici principali: l’agricoltura, da cui non solo dipendono molti lavoratori ma che risulta essenziale per garantire i prodotti alimentari di base soprattutto per le comunità rurali.


Una crisi che dal 24 febbraio viene peggiorata dagli effetti della guerra russo-ucraina: la scarsità di grano, riso, olio da cucina e carburante sta mettendo in difficoltà oltre il 70% delle economie africane, mentre la difficoltà di reperire fertilizzanti rischia di mettere ulteriormente in difficoltà gli agricoltori.
Ad affermarlo è la Fao, che in un recente rapporto sostiene che in Africa occidentale i paesi stanno già affrontando “problemi di accesso al cibo e nutrizione senza precedenti”.

La Costa d’Avorio, paese che ospita la Cop 15, è emblematico di tale situazione in quanto largamente dipendente dal settore agricolo, che non solo occupa il 70% della forza lavoro, ma che contribuisce a un quarto dei prodotti che vengono esportati all’estero. Secondo stime ufficiali, il 60% delle terre coltivabili è da “rigenerare”, mentre le foreste sono passate da 16 milioni di ettari di superficie del 1960 e 3 milioni del 2018.

Pertanto, il governo di Abidjan ha elaborato una road map proprio per affrontare il fenomeno della desertificazione: da qui al 2023 il paese punta a mettere fine al fenomeno del disboscamento, annunciando di aver già piantato quasi 8 milioni di alberi a partire dal 2019, e di averne piantati altri 28,5 milioni dal giugno a a ottobre scorso, nell’ambito di un piano che punta a raggiungere quota 50 milioni.

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