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L’Inail al Festival della cultura paralimpica, D’Ascenzo agli studenti: “La cultura della sicurezza passa da voi”

Dall'attività del centro protesi di Budrio alle vittorie, focus su ripresa post incidenti

Pubblicato:15-11-2023 19:15
Ultimo aggiornamento:15-11-2023 19:16
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TARANTO – “Vi parlo da padre: ragazzi fate attenzione durante la vostra quotidianità, rispettate le regole.
Aiutateci a non dovervi aiutare, nel caso ci dovesse essere qualche circostanza spiacevole. La cultura della sicurezza passa da voi”. È l’appello che il commissario straordinario Inail, Fabrizio D’Ascenzo, ha lanciato alla platea di studenti intervenuti alla seconda giornata del Festival della cultura paralimpica organizzato a Taranto dal Comitato italiano paralimpico. ‘Ripartire con lo sport’ il tema del panel a cui D’Ascenzo ha partecipato insieme all’atleta paralimpica Martina Caironi, al presidente del Cip, Luca Pancalli, e alla presidente di Emergency, Rossella Miccio. L’Inail è presente all’evento con uno stand espositivo del Contact center integrato SuperAbile per fornire informazioni e presentare il proprio servizio erogato attraverso un call-center, un portale web (www.superabile.it) e una rivista.

“Sono particolarmente orgoglioso di partecipare a questo panel perché il messaggio è uno di quelli che tocca nel profondo: lo sport come strumento per il reinserimento sociale e lavorativo. È qualcosa che dobbiamo valorizzare sempre di più- ha detto D’Ascenzo- l’Inail in questo mette davvero tutta la sua professionalità, quella delle strutture e delle persone che ci lavorano. All’interno dell’Istituto abbiamo dei grandissimi professionisti che si dedicano agli assistiti e io- ha continuato D’Ascenzo- anche durante questa mia prima partecipazione al Festival mi sono reso conto di quanta umanità ci sia nel rapporto tra i nostri professionisti e gli assistiti”.

“Il messaggio sportivo è fondamentale: prendere lo sport come uno strumento per ripartire, per rimettersi in gioco- ha continuato il commissario- È davvero un messaggio universale che possiamo utilizzare per tutte le persone. Pensare che tutti possano riprendere a vivere utilizzando lo sport è una cosa che veramente mi tocca nel profondo e noi, come Inail, cercheremo di fare tutto il possibile perché questo messaggio possa essere diffuso a tutti”.


D’Ascenzo ha poi ricordato l’attività del Centro protesi di Budrio, una realtà nella quale vengono applicate le più aggiornate conoscenze nel campo dell’ortopedia tecnica e dove, unicum in Italia, viene ricostruito il quadro funzionale e psicosociale dell’infortunato, per la completa reintegrazione nel mondo del lavoro, nella famiglia e più ampiamente nella società.

La prima volta che sono entrato a Budrio mi sono venute le lacrime agli occhi- ha detto il commissario- vedere come vengono aiutate le persone, con quanta dedizione e affetto, vedere il pubblico al fianco del cittadino mi ha entusiasmato. La palestra di Budrio è un luogo magico perché si realizza l’incantesimo di aiutare le persone che hanno subito un incidente a tornare come prima”.

LA STORIA DI MARTINA CAIRONI

Ed è proprio nei corridoi del Centro Protesi Vigorso di Budrio che Martina Caironi ha deciso di iniziare a correre, diventando poi la campionessa di oggi. Nel 2007 Martina è stata investita da una macchina mentre era in motorino. Nell’incidente le è rimasta schiacciata la gamba sinistra, poi amputata a livello del ginocchio. Nel 2008 ha indossato la sua prima protesi, realizzata dal Centro Protesi Inail Vigorso di Budrio. “Camminavo nei corridoi del Centro per provare la protesi. Quei corridoi sono tappezzati di foto di atleti paralimpici e proprio le loro immagini sono state la mia ispirazione. Guardandoli e guardando le loro protesi ho deciso che avrei voluto correre anch’io”.

Da qui è iniziata la sua carriera sportiva. “Le protesi mi hanno consentito non solo di correre- ha sottolineato- ma anche di poter tornare alla mia vita quotidiana. La protesi mi ha dato la possibilità di mostrare la mia disabilità con orgoglio perché, spesso, se si ha una disabilità, soprattutto se acquisita, si tende a non volerla far vedere“.

Sulla scia della storia di Martina, il presidente del Cip si è poi rivolto ai ragazzi in platea sottolineando come “il compito della scuola, una delle istituzioni più importanti, è proprio quello di insegnare ai giovani a guardare alle persone e non a come sono fatte, insegnare a riconoscere la dignità delle persone in qualunque condizione esse siano o a qualunque religione appartengano. Oltre alla scuola c’è poi il dovere di un Paese che si dice civile- ha continuato Pancalli- di mettere le persone nella condizione di esercitare i propri diritti. Proprio qui- ha detto ancora il presidente Cip- entra in campo tutto ciò che ha sempre fatto l’Inail. Gli ausili e le protesi aiutano le persone a compiere i gesti quotidiani e ad avere rispetto della propria dignità umana. La scuola deve educare i ragazzi all’accoglienza e le istituzioni devono mettere tutti nelle condizioni di vivere la propria quotidianità. Noi siamo un Paese fortunato- ha continuato Pancalli- ma c’è poi il resto del mondo di cui ci occupiamo con poca attenzione. Invece, in un’ottica di relazione umana, non ci sono confini e il problema di un altro Paese è anche un nostro problema. Se non si capisce questo significa aver fallito in partenza”. Con queste parole la presidente di Emergency, Rossella Miccio, ha ricordato come proprio la disabilità sia una delle conseguenze delle guerre. “C’è chi pensa a costruire armi come le mine antiuomo proprio per creare persone con disabilità. Noi per questo ci stiamo impegnando. Nel Kurdistan, ad esempio, abbiamo un centro protesi, con una tecnologia meno avanzata di quello di Budrio ma in cui riusciamo comunque a fare tanto. E la cosa significativa è che tante persone che lavorano lì sono proprio ex pazienti”.

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