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Luca Parmitano e la missione Beyond

Intervista all'astronauta dell'ESA prima della partenza per la nuova missione sulla Stazione spaziale internazionale

Pubblicato:15-07-2019 11:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:31

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Luca Parmitano torna sulla Stazione Spaziale internazionale con la missione dell’ESA ‘Beyond’, ‘Oltre’. Un nome, un programma. ‘Oltre’ è l’avverbio che ci porta nel futuro, scelto come nome della missione per invitare a guardare alle prossime tappe dell’esplorazione spaziale. “Quello che facciamo in orbita non è soltanto per gli astronauti o per il programma della Stazione spaziale, ma è per tutti”, aveva detto l’astronauta di Catania, colonnello neopromosso dell’Aeronautica Militare, aggiungendo che quello sulla Stazione è un tassello fondamentale da realizzare per l’apprendimento, in termini di scienza e di tecnologia, di ciò che servirà per le missioni che porteranno l’Uomo sulla Luna, su Marte e verso mete ancora più distanti.

Partenza il 20 luglio, data storica in cui ricorre il cinquantesimo anniversario del primo allunaggio. Con lui, a bordo della Soyuz che partirà dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakhstan, direzione Stazione Spaziale Internazionale, ci saranno il collega statunitense Andrew Morgan e il cosmonauta russo Alexander Skvortsov. Parmitano, astronauta del corpo ESA, a partire dalla seconda parte della missione avrà il ruolo di Comandante. E’ il primo italiano e il terzo europeo a ricoprire questa carica apicale. Un ruolo che Parmitano vuole mettere a frutto per permettere ai suoi colleghi di acquisire esperienza, come capitò a lui nel 2013 con la missione dell’Agenzia spaziale italiana ‘Volare’, 166 giorni in orbita. Ce lo ha raccontato lo stesso Parmitano, durante una telefonata dal periodo di quarantena pre-partenza.


Come sta passando questi ultimi giorni prima del 20 luglio?

“Qui a Baikonur il tempo passa molto velocemente. Come equipaggio primario siamo impegnati ogni giorno in tutta una serie di attività, che vanno dall’addestramento con i simulatori, alla revisione delle nostre procedure, all’allenamento fisico, alle attività di public relation, quindi abbiamo sempre un’agenda piena e i giorni passano davvero velocemente. Allo stesso tempo, però, fortunatamente, dell’isolamento ne approfittiamo anche per cercare di recuperare un po’ le forze dopo la maratona di esami finali a Star City, per presentarsi al lancio nella forma migliore possibile”.

Ci sono delle differenze, anche emotive, rispetto allo stesso periodo pre- partenza del 2013?

“Ma certamente. Ma ci sarebbero in ogni caso delle differenze perché comunque, anche se fosse tutto esattamente uguale – se fosse uguale la missione, e non lo è, se fosse uguale la macchina, e non lo è, se fosse uguale l’ equipaggio, e non lo è – comunque sarei cambiato io. Sono passati sei anni. Sono diverso. Ho già delle aspettative diverse rispetto alla prima volta. Ho anche una comprensione diversa, molto più accurata, di quali sono gli eventi, di quale sarà la sequenza, di cosa succederà. Per cui chiaramente l’ aspetto emotivo è cambiato, ma il fatto che sia cambiato non significa assolutamente che sia meno intenso. E’ semplicemente diverso”.

Quali aspettative ha per la missione Beyond?

“Le aspettative sono, per quanto mi riguarda, di cercare di fare il meglio possibile nel mio lavoro. Mentre in un primo volo un astronauta vorrebbe ottenere tutto, vorrebbe poter fare tutto il possibile, quindi qualificarsi come attività extraveicolare, come operatore di robotica, qualificarsi come operatore delle navette, fare tutti gli esperimenti possibili, cercare di fare più comunicazione possibile…E anche apprendere, in questa sequenza di eventi, il più possibile, veramente nel secondo caso l’aspettativa cambia, nel senso che non solo non sento il bisogno di essere assolutamente protagonista in tutti gli eventi, ma più che altro, vorrei restituire. Io ho avuto un’esperienza in cui ho potuto fare davvero quasi tutto. Sarò il Comandante di questa spedizione, è importante per me avere l’aspettativa che, se non riuscirò a fare tutto, sarà molto più importante permettere agli altri astronauti di acquisire esperienza”.

Durante la missione ‘Volare’ Parmitano per due volte condusse un’attività extraveicolare, popolarmente nota come ‘passeggiata spaziale’. Un evento che potrebbe ripetersi anche nei prossimi mesi.

“La possibilità c’è perché sia io che il collega Andrew Morgan siamo stati addestrati per una serie di attività molto specifiche, per le quali siamo gli unici due addestrati, di fatto. Per cui, se tutte le condizioni si allineeranno, dovremmo essere in grado di effettuare attività extraveicolari. Però nel mio lavoro l’unica cosa certa è che tutto cambia, quindi non lo sapremo con certezza fino a quando non sarà il momento di uscire fuori dalla Stazione”, spiega Parmitano.

Come ha raccontato più volte, vedere la Terra dallo Spazio cambia la prospettiva su molte cose. E’ vero, il nostro pianeta dall’alto non ha confini, ma appare anche in tutta la sua fragile bellezza. L’astronauta italiano ha lanciato un appello di sensibilizzazione ai cambiamenti climatici, il grande nemico contro cui combattere nei nostri anni.

“Io non credo che sia un tema delicato, io credo che sia un tema drammatico. Parte del nostro compito di astronauti è quello di educare la gente alla scienza, alla tecnologia, all’esplorazione. La scienza e la tecnologica ci aiutano anche nel campo dei cambiamenti climatici. Siamo in grado di vederli, monitorarli, grazie alla scienza spaziale, grazie ai satelliti europei, ai satelliti internazionali. Acquisire coscienza di un dato di fatto e parlarne, cercare di prendere un’azione, fa sicuramente parte della sfera dell’educazione dell’astronauta. Non ho timore nel dire che oggi è il nemico più grande dell’umanità. Gli umani non sono in grado di distruggere il pianeta, né di distruggere la vita, ma sicuramente sono in grado di distruggere la capacità dell’Uomo di continuare a vivere sul nostro pianeta. Per cui è un appello a chi ha il futuro nelle mani, perché come ho detto tante volte il futuro non ci appartiene, così come il pianeta non ci appartiene, ma è nelle nostre mani. Quindi è il momento, adesso, di lavorare per cercare di salvaguardare il futuro per chi come me ha delle figlie, per i loro figli, per le generazioni che verranno“.

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