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La Luna più grande: Juno svela i segreti di Ganimede

La missione della Nasa esplora il sistema gioviano con a bordo anche due strumenti italiani

Pubblicato:14-06-2021 10:48
Ultimo aggiornamento:14-06-2021 10:49

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ganimede
Ganimede
(credits: nasa/jpl/caltech/swri/msss)

ROMA – La risposta sul mistero delle nostre origini potrebbe orbitare a più di 700 milioni di chilometri da noi. È lì che si trova Giove, il gigante del Sistema Solare, che può essere considerato il fratello maggiore di tutti gli altri pianeti, Terra compresa. Da come si è formato Giove e da come si è evoluta la sua orbita nel tempo possiamo capire anche il passato del resto della ‘famiglia’. Anche per questo è partita la missione Juno della Nasa, operativa dal 2016 ed estesa all’inizio del 2021 per altri 5 anni di ‘Grand Tour’ nel sistema gioviano. Sulla sonda della Nasa volano anche due strumenti italiani, Jiram e KaT. Non solo il pianeta Giove, ma anche le sue lune sono sotto osservazione. La prima ad essere studiata da vicino è Ganimede, la più grande di tutte: lunedì scorso c’è stato il primo fly-by, un incontro ravvicinato ad appena mille chilometri di distanza, che ha mostrato crateri e fratture del terreno. Juno si avvicinerà poi a Io e a Europa, altre due lune gioviane. Dalla missione Juno “ci aspettiamo tante soprese”, ci aveva detto il direttore dell’area Scienza e Ricerca dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Mario Cosmo. Per capirne di più, ne abbiamo parlato con Alessandro Mura, responsabile per conto dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) dello strumento Jiram.

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“Le sorprese nella scienza avvengono così, senza sapere esattamente cosa si va a vedere. Ci aspettiamo di trovare qualcosa di nuovo semplicemente per il fatto di osservare una regione che non è mai stata osservata prima. Le misure di Jiram, ad altissima risoluzione, sono di per sé un unicum perché nessuno aveva mai visto quelle zone così da vicino. Ci aspettiamo sorprese sia per quanto riguarda Ganimede che per Europa che per Io”, spiega Mura.


E dire che inizialmente Jiram non doveva neanche partire insieme alla sonda Juno. Finì a bordo grazie all’intelligente lungimiranza di Angioletta Coradini, primo responsabile scientifico dello strumento.

Lo strumento Jiram è interamente costruito in Italia, da Leonardo, è finanziato dall’Agenzia spaziale italiana, e l’Inaf ne ha la responsabilità scientifica. È stato realizzato grazie alla lungimiranza del primo responsabile scientifico, Angioletta Coradini, che purtroppo è scomparsa e non ha avuto la possibilità di guardare i dati meravigliosi che Jiram ci ha fornito- racconta Mura-. Jiram è stato l’ultimo strumento ad essere selezionato perché inizialmente non doveva essere a bordo del payload e pur tuttavia è stato il primo strumento ad essere consegnato alla Nasa. Inizialmente non era parte del payload, cioè del carico scientifico della sonda, perché Juno nella sua configurazione non prevedeva una camera ad infrarosso. Fu Angioletta a proporre di inserire questo strumento perché sapeva delle potenzialità enormi che ha una camera a infrarosso: la Nasa accettò. Nonostante il ritardo inziale fummo in grado di consegnarlo per primi”.

COS’È JIRAM

Jiram “è una camera ad infrarosso, con grandissime potenzialità. Una macchina fotografica ci restituisce la luce riflessa da un oggetto. Una camera ad infrarosso ci restituisce invece la luce che quello oggetto emette per sua natura. Nell’infrarosso possiamo studiare un pianeta attraverso la luce che manda. Una luce che proviene dal pianeta stesso ci fornisce molte informazioni. Secondariamente, con la camera a infrarosso non abbiamo bisogno dell’illuminazione del Sole, quindi possiamo studiare Giove anche nella parte che non è illuminata. Nella superficie nord di Giove abbiamo scoperto i cicloni polari grazie a Jiram proprio perché Jiram è in grado di vedere anche le zone che non sono molto illuminate”.

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