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VIDEO | Gaza, Tajani sull’export di armi a Israele: “Si tratta di contratti precedenti al 7 ottobre”

Il ministro degli Esteri ha spiegato inoltre che nessuno dei prodotti esportati poteva essere utilizzato nella Striscia

Pubblicato:14-03-2024 13:07
Ultimo aggiornamento:16-03-2024 19:04

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ROMA – Come conciliare l’export di armi verso Israele e l’iniziativa Food for Gaza lanciata dal governo di Giorgia Meloni? “Sono cose diverse”: inizia così la risposta all’agenzia Dire del vicepremier e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ascoltato a margine del convegno ‘Le nuove schiavitù’ organizzato dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

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Tajani spiega: “Dal 7 ottobre abbiamo bloccato i contratti per la vendita di armi con Israele, cosa che ci è stata riconosciuta anche a livello internazionale. Possono esserci stati adempimenti di vecchi contratti, ma nessuno dei prodotti esportati in base ai contratti precedenti al 7 di ottobre dello scorso anno poteva essere utilizzato a Gaza. Noi siamo di esempio per il rispetto delle regole”.


Quanto a Food for Gaza, il ministro ricorda: “È un progetto che punta a facilitare l’arrivo di alimenti per la popolazione palestinese di Gaza attraverso Rafah o il nuovo corridoio marittimo dal porto di Cipro. C’è forte partecipazione della società civile italiana ma anche di Fao e Pam. Per questo ho chiesto ai vertici presenti in Italia di queste agenzie dell’Onu di coordinare, insieme a Croce rossa e Mezzaluna rossa, l’invio di forniture soprattutto alimentari affinché siano consegnati a chi ha bisogno e non finiscano nelle mani di Hamas, saltando ostacoli burocratici e non”. Secondo l’ultimo rapporto Istat, nel solo dicembre 2023 l’export italiano di “armi e munizioni” verso Israele ha toccato quota 1,3 milioni di euro, arrivando a 2,1 milioni nell’ultimo trimestre.

MAR ROSSO. TAJANI: NON SIAMO IN GUERRA, DIFENDIAMO L’EXPORT

A margine del convegno, il ministro degli esteri ha parlato anche della situazione nel mar Rosso: “non alziamo il tiro, anzi siamo impegnati per la difesa. Se siamo in guerra? Assolutamente no. Siamo contro la guerra. Proteggere il traffico marittimo non è essere in guerra, il 40% di quello italiano passa attraverso il Mar Rosso e l’export rappresenta il 40% del nostro Prodotto interno lordo. Abbiamo il dovere di difendere la nostra economia e le nostre esportazioni”.

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