NEWS:

Fanno la cacca nel tempio del dio Sole a Machu Picchu, ora sei turisti rischiano 4 anni di carcere

Sono accusati di crimine contro il patrimonio culturale: sono entrati in aree vietate del monumento e hanno anche divelto una pietra

Pubblicato:14-01-2020 11:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:51

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp


ROMA – Sei turisti stranieri, sia europei che latinoamericani, sono stati arrestati in Perù per essere entrati in aree vietate del sito archeologico di Machu Picchu danneggiando e insudiciando il Tempio del sole. Secondo la polizia locale, che ha adottato i provvedimenti ieri, le misure hanno colpito due donne e quattro uomini, cittadini francesi, brasiliani, argentini e cileni. Tutti erano stati interrogati domenica all’interno del Tempio del sole dai guardiani del sito e da agenti di polizia.

L’edificio è una costruzione semicircolare, in roccia di granito, collegata a una grotta naturale. Al centro del Tempio si trova un altare scolpito, dove gli Inca svolgevano cerimonie in omaggio al Dio Sole. Secondo Wilbert Leyva, capo della polizia citato dall’agenzia di stampa Andina, “i turisti sono indagati per crimine contro il patrimonio culturale”. Gli agenti hanno riferito che all’interno del sito sono state ritrovate feci dei visitatori, accusati anche di aver divelto una pietra, provocando una spaccatura nel pavimento. I turisti rischierebbero adesso più di quattro anni di carcere.



Secondo Fernando Astete, antropologo e direttore del parco di Machu Picchu per oltre 20 anni, intervistato mesi fa a Roma dall’agenzia Dire, il sito è messo a dura prova dal turismo di massa, con una media di oltre 4mila visite al giorno. “Il passaggio delle persone su camminamenti e scalinate centenarie – aveva denunciato l’esperto – erode la roccia e il suolo”.

LEGGI ANCHE:

VIDEO | Perù, il ‘guardiano’ di Machu Picchu: “È allarme clima e turisti”















Precedente
Successivo

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it