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Migranti, il siriano Al-Abd: “Diritti azzerati, Lesbo è l’inferno”

Youssef Al-Abd e' uno dei portavoce della comunita' dei rifugiati siriani nel campo: "Mai avrei potuto immaginare potesse esistere un posto del genere"

Pubblicato:13-09-2020 13:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:52

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ROMA – “A Moria e’ un inferno: la gente dorme per strada, in molti non hanno ne’ tende ne’ coperte e mancano i bagni. Le donne non sanno come lavare i bambini. E cresce la paura perche’ abbiamo subito attacchi da bande di residenti mentre da stamane circolano pullman delle unita’ speciali della polizia: sembra che portino la gente verso localita’ sconosciute. Che fine hanno fatto i nostri diritti? Non lasciateci morire”. Questo l’appello raccolto dall’agenzia Dire da Youssef Al-Abd, ex residenti del campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, distrutto da una serie di incendi tra martedi’ e mercoledi’.

Al-Abd e’ uno dei portavoce della comunita’ dei rifugiati siriani nel campo, uno dei primi a rendersi conto delle fiamme: “Abbiamo subito dato l’allarme, correndo tra le tende per far uscire tutti” racconta l’uomo, in passato responsabile sicurezza per un’azienda. “Quel giorno c’era molto vento e quindi il fuoco si e’ propagato in fretta tra le tende. Il campo era abitato da quattro volte la popolazione prevista quindi tra tende e baracche il distanziamento era inesistente”.

Secondo il rifugiato, l’incendio non solo era prevedibile “ma da mesi le autorita’ ignoravano i nostri appelli: che sia stato doloso o no, l’incendio e’ scoppiato dopo sei mesi di isolamento forzato”. Al-Abd ricorda: “La quarantena qui e’ scattata a marzo sebbene non ci fossero casi di Covid-19 tra i residenti e nessuno abbia condotto test per verificare la situazione sanitaria all’interno“.


Cosi’, quando sono stati individuati i primi casi a inizio mese, continua il rifugiato, “la gente si e’ infuriata. Da tempo chiedevamo piu’ controlli, piu’ servizi medici. Ci tengono rinchiusi qui e nemmeno ci garantiscono servizi e sicurezza”.

Dopo la distruzione del campo, sottolinea Al-Abd, “la gente si e’ riversata all’esterno per raggiungere la vicina citta’ di Mitilini e cercare un posto in cui dormire”. Il rifugiato continua: “La polizia ci ha subito raggiunto e bloccato. Poi, nella notte, bande di residenti a bordo delle moto hanno iniziato a minacciare i profughi affinche’ non raggiungessero neanche il centro citta’ di Moria”.

Al-Abd propone una soluzione: “Portarci via da Lesbo e garantirci una vita sicura e dignitosa. Noi qui stiamo morendo, i nostri diritti sono stati annientati. L’Europa deve aiutarci. Io sono scappato con la mia famiglia dalla guerra in Siria e sono arrivato a Moria nel 2019: mai avrei immaginato che potesse esistere un posto simile. E’ l’inferno”.

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