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Solo il 2,5% delle coppie italiane decide di donare il sangue del cordone ombelicale

Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico sanitaria del Centro nazionale sangue: “E’ una risorsa essenziale che sta rivestendo un numero sempre maggiore di implicazioni cliniche”

Pubblicato:11-11-2022 13:40
Ultimo aggiornamento:11-11-2022 13:40

neonato parto
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ROMA – Sono ancora poche, in Italia, le coppie che scelgono di donare il sangue del cordone ombelicale. L’analisi dei dati, effettuata dal Centro nazionale sangue, in occasione della Giornata mondiale del sangue cordonale che ricorre il 15 novembre, rivela che, nonostante un andamento in termini assoluti che denota una lieve crescita, il dato percentuale è ancora molto basso. Secondo le rilevazioni del 2021 sono stati 250.980 i parti avvenuti nelle strutture attrezzate per la raccolta, mentre le donazioni di sangue cordonale sono state solo 6.277, ovvero il 2,5% del totale. Si tratta di una lieve ripresa rispetto al 2,1% registrato nel 2020. Siamo comunque ancora molto lontani dai livelli pre-Covid. Basti pensare che nel 2019 la percentuale di coppie che aveva scelto di donare il sangue cordonale era del 3,8%.

Buoni segnali arrivano dai dati, seppure parziali, del 2022. Tra gennaio e settembre le banche cordonali hanno registrato un aumento medio di circa il 2,3% della raccolta delle unità di sangue cordonale donate a fini solidaristici. Un dato che, se confermato dalle rilevazioni definitive, potrebbe essere indicativo soprattutto in considerazione delle stime dell’Istat che prevedono un ulteriore calo della natalità dopo il record negativo registrato nel 2021, quando per la prima volta l’indice dei nuovi nati non ha superato le 400mila unità.

INVESTIMENTO PER IL FUTURO

“La Giornata mondiale del sangue cordonale- sottolinea Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico sanitaria del Centro nazionale sangue– rappresenta un’importante occasione per accendere i riflettori su una risorsa essenziale, che sta rivestendo un numero sempre maggiore di implicazioni cliniche, come quella derivante dall’uso di cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale. Questa giornata è un’occasione di raccordo tra contesto scientifico e mondo del volontariato associativo per continuare a progettare azioni congiunte di sensibilizzazione sull’importanza di una donazione che non ha perso di rilevanza scientifica ma che anzi continua a contribuire alla delineazione di nuove prospettive terapeutiche”.


Le cellule staminali emopoietiche presenti nel sangue cordonale, come quelle nel midollo osseo e nel sangue periferico, sono progenitrici delle linee cellulari del sangue. Il trapianto di cellule staminali rappresenta una consolidata terapia salvavita per la cura di numerose e gravi malattie del sangue congenite e acquisite, immunodeficienze e malattie metaboliche. La donazione del sangue cordonale è dunque un interesse primario per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) e la sua raccolta e conservazione è effettuata presso le banche del sangue di cordone ombelicale, strutture pubbliche accreditate presso il Ssn a ciò preposte.

La rete Itcbn (Italian cord blood network) consiste in 18 Banche del sangue ubicate presso ospedali pubblici o privati convenzionati con il sistema sanitario nazionale, distribuite in 13 regioni italiane. Ad esse fanno riferimento 270 punti nascita attrezzati per la raccolta solidaristica del cordone ombelicale, 40 dei quali operano nelle regioni in cui non è presente una banca cordonale.

COSA SI PUO’ FARE

La normativa consente: raccolta di sangue cordonale donato per fini solidaristici; raccolta di sangue cordonale dedicato al neonato con patologia in atto al momento della nascita o evidenziata in epoca prenatale, o per uso dedicato a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta o pregressa, che risulti curabile con il trapianto di Cse; raccolta di sangue cordonale dedicato a famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali sussistano comprovate evidenze scientifiche di impiego di cellule staminali del sangue cordonale; raccolta ad uso autologo-dedicato nell’ambito di sperimentazioni cliniche, approvate secondo la normativa vigente, finalizzate a raccogliere le evidenze scientifiche di un possibile impiego del sangue cordonale nel caso di particolari patologie.

COSA NON SI PUO’ FARE

La normativa, invece, vieta: la conservazione ad esclusivo uso autologo in assenza delle condizioni sopraindicate; l’istituzione di banche private sul territorio nazionale; ogni forma di pubblicità connessa alle banche private.

È tuttavia consentita la raccolta del sangue cordonale a scopo personale e la sua esportazione in strutture private al di fuori del territorio italiano secondo le regole definite da uno specifico atto normativo.

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