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Aissa, Wong e gli altri: “Siamo in politica per rappresentare tutti”

Nel panel Conngi voci di consiglieri e assessori di origine straniera

Pubblicato:11-06-2020 07:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:28

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ROMA – “Il livello di democrazia di un Paese si misura dal modo in cui le sue minoranze sono rappresentate, che si tratti di orientamento di genere, religioso o delle persone con background migratorio. La nostra Costituzione riconosce i diritti di queste persone, ma bisogna avviare e rafforzare un processo di inclusione non solo a livello politico, ma anche educativo, artistico, economico-finanziario, sportivo, medico”.

Ne e’ convinta Marwa Mahmoud, consigliera comunale di Reggio Emilia, una delle relatrici intervenute al panel online “‘Eletti’ con Background migratorio”, secondo appuntamento di “Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano”, organizzato dal Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi).

A porre l’accento sul ruolo della scuola nei processi di inclusione e’ Basma Aissa, 30 anni, che da 27 vive in Italia.
Aissa e’ un’educatrice che si occupa di disabilita’ e disagio sociale e ora e’ anche consigliera comunale di Castelfranco Emilia: “La scuola e’ il luogo per eccellenza dello scambio” che alimenta “la cittadinanza attivita’” perche’ “e’ tra i banchi che bambini e bambine condividono quel pezzetto di cultura che portano con se’ naturalmente, e si arrichiscono”.


Secondo la consigliera emiliana e’ poi importante “non cadere nei cliche’: noi consiglieri, assessori o presidenti con background migratorio non rappresentiamo solo una comunita’, anzi- evidenzia l’educatrice- la novita’ arriva nel momento in cui rappresentiamo tutti, proponendo modelli positivi che possano contrastare e rimodellare i ruoli stereotipati, i linguaggi d’odio. Sta a noi accettare questa sfida”.

“Non e’ facile ricoprire un incarcio istituzionale: sai che devi fare ancora meglio per non deludere le aspettative” ammette Diye Ndiaye, assessora al Comune toscano di Scandicci. Ma proprio il fatto di avere radici straniere “permette di avere una visione piu’ ampia delle questioni e dei problemi e questo davvero consente di rappresentare i cittadini”.

A chiamare in causa il tema della cittadinanza e il ruolo dell’Unione europea e’ Othmane Yassine, 29enne consigliere comunale Fermignano, nelle Marche: “La cittadinanza europea passa per quella italiana quindi e’ un problema nel problema. In altri Stati europei il processo per ottenerla e’ piu’ rapido, a Bruxelles sanno che in Italia manca una legge di riforma”.

Yassine evidenzia che ormai nel nostro Paese non ci sono solo immigrati arrivati da adulti, “ma seconde generazioni. Tanti giovani soffrono per la mancanza di un riconoscimento e quindi di diritti”. Nel proprio Comune, il consigliere spiega: “ci stiamo concentrando sull’insegnamento dell’italiano per favorire l’integrazione”. Un meccanismo che non deve pero’ “confondersi con l’assimilazione culturale, quando cioe’ si spinge la persona ad abbandonare la propria cultura”.

George Claudiu Stanasel e’ vicepresidente del Consiglio comunale di Prato: “Ho ancora la cittadinanza romena, e questo pesa” ammette il politico, che possiede anche un’azienda “che da’ lavoro a famiglie italiane, romene e di altre origini”. Stanasel e’ convinto che sia “giusto contribuire alla crescita di questo Paese, perche’ ci ha offerto un percorso di vita che forse nelle nostre nazioni d’origine non avremmo potuto intraprendere. Per me quindi, fare politica vuol dire dare qualcosa in piu’ alla comunita’ in cui vivo”.

Marco Wong, 57 anni, anche lui consigliere comunale a Prato chiude con ironia il panel Conngi: “Adamo ed Eva sono i primi migranti della storia: lasciarono il paradiso per venire sulla Terra”. L’ingegnere evidenzia l’importanza di non escludere le persone di origine straniera dalla societa’: “Da bambino non parlavo cinese, l’ho dovuto imparare da adulto. Ho ottenuto la cittadinanza a 19 anni quindi e’ forte in me il ricordo delle lunghe attese per rinnovare il permesso di soggiornare nel Paese in cui ero nato e cresciuto”.

Quarant’anni fa, continua Wong, “vivevano quella situazione poche migliaia di persone, adesso pero’ sono milioni. Bisogna che la legge cambi”. Il consigliere conclude sottolineando che le varie esperienze vissute lo hanno spinto a “portare investimenti e tecnologia in Cina e creare ponti con l’Italia, e questo percorso mi ha portato a candidarmi per rappresentare anche la grande comunita’ di cinesi a Prato”.

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