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ROMA – “Nessun grande fratello in Italia e nessuna investigazione sulle opinioni”. Piuttosto una riflessione e un approfondimento “sulle fake news” che possono prendere “derive preoccupanti”. È categorico il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza, Franco Gabrielli, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi convocata per desecretare il monitoraggio sulla disinformazione sul conflitto in Ucraina. Nessuna attività di intelligence quindi, ma soprattutto nessuna schedatura. Tradotto, non esiste una lista di filoputiniani d’Italia, come riferito da alcune testate, men che meno di personalità politiche: “La cosa che mi ha creato più fastidio e preoccupazione quando ho letto su un giornale che un parlamentare (Vito Petrocelli, ndr) fosse oggetto di investigazione”.
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Il documento, realizzato nel periodo tra il 15 aprile e il 15 maggio, “è stato editato il 3 giugno e consegnato alla commissione (Copasir, ndr) il 6”. Tali tempistiche, ha spiegato Gabrielli, “fanno ritenere ci sia stata una mano solerte” che ha fatto arrivare il monitoraggio alla stampa. Questa, “non resterà impunita”. Eppure, negli articoli usciti su alcuni quotidiani il 5 giugno, venivano fatti nomi e cognomi di opinionisti e di politici, lo stesso Petrocelli, mentre il monitoraggio consegnato oggi in conferenza stampa si concentra su una generica campagna di disinformazione che corre sui principali social network, in particolare Telegram, Facebook e Twitter. Un campagna portata avanti da gruppi “che veicolano in prevalenza messaggi di propaganda filorussa e di sostegno nei confronti della Russia e del suo vertice politico”.
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In realtà, nel monitoraggio compaiono alcune citazioni. Tra queste, Alberto Fazolo, “economista iscritto all’albo dei giornalisti del Lazio come pubblicista, che ha parlato dei reporter uccisi in Ucraina” e Giorgio Bianchi, “noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo-propagandisctico filorusso”. Questi soggetti, appunto “citati ma non attenzionati”, ha specificato Gabrielli, sono gli unici due comparsi nell’articolo del 5 giugno, su 9 totali. Il senatore, ex presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Petrocelli, interpellato in merito dalla Dire, ha fatto sapere di essere “compiaciuto che Gabrielli abbia confermato che non sarebbe da paese civile monitorare un senatore della Repubblica, mi fa piacere ma non mi aspettavo niente di diverso”. Tuttavia, “bisognerà capire chi ha passato alla stampa delle informazioni che si sono rivelate distorte, visto che il monitoraggio, oggi desecretato, non fa nessun riferimento alla mia persona. Per questo querelerò la testata che ha fatto il mio nome, accostandolo ai putiniani d’Italia”. Su questo, ha aggiunto Petrocelli, “sarebbe inoltre opportuno che gli stessi Servizi andassero a fondo”. Tra le narrative prevalenti di queste attività social, emerse dal monitoraggio, gli attacchi al premier Draghi, “ritenuto responsabile, con la linea d’azione adottata dal suo governo, dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, della chiusura delle aziende e di voler trascinare il Paese in guerra”.
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