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Tra Fukushima e Ucraina, i disarmisti in piazza contro il nucleare

A Milano l'11 marzo nell'anniversario dell'incidente in Giappone

Pubblicato:10-03-2022 17:56
Ultimo aggiornamento:10-03-2022 17:56
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ROMA – “Per sollevare il problema della minaccia nucleare amplificata in un contesto di guerra” come quello ucraino, “saremo in presidio informativo a Milano sabato 12 marzo, il giorno dopo l’undicesimo anniversario dell’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima“. Alfonso Navarra, portavoce del progetto Disarmisti esigenti, lo annuncia all’agenzia Dire mentre, nel contesto dell’operazione militare russa in Ucraina, si moltiplicano i rischi per gli impianti nucleari, da Zaporizhzhia, centrale più grande d’Europa teatro di scontri la settimana scorsa, fino alla celebre Chernobyl, dove nel 1986 si verificò il più grave incidente civile della storia. Disarmisti esigenti, fa sapere Navarra, organizza insieme alla Lega internazionale delle donne per la pace e per la libertà Italia (Wilpf) il sit-in a Porta Genova, nel centro del capoluogo lombardo, di concerto con organizzazioni tedesche e in collegamento con una manifestazione in contemporanea a Treviri, nel sud-est della Germania.

“Siamo all’11esimo anniversario del disastro di Fukushima, l’evento catastrofico si verificò in Giappone l’11 marzo del 2011, ed il rischio nucleare oggi con la guerra in Ucraina si sta manifestando nella sua orribile concretezza”, afferma l’attivista, una vita di impegno a favore della proibizione della armi nucleari. “Non è fantascienza”, avverte l’esperto: “Con tutta evidenza, sono plausibili incidenti collocabili sulla scala Ines 7, come quello che accadde nella località giapponese 11 anni fa, sia in caso di bombardamento accidentale che di un attacco deliberato alle quattro centrali nucleari del Paese, non solo l’ormai famosa Zaporizhzhia”, prosegue il portavoce in riferimento alla scala internazionale che misura l’entità degli eventi nucleari e radiologici.

Da qui, la proposta dei Disarmisti, forte della premessa, evidenzia l’attivista, che “fermare la guerra in corso è l’unico modo ragionevole per ridurre i rischi in modo sostanziale, se si considerano la fragilità ingegneristica delle centrali nucleari, la loro dipendenza da un complesso sistema di supporto infrastrutturale ed il tempo necessario per portare gli impianti a un livello di sicurezza passivo”. Nell’immediato però, continua Navarra, si possono “accompagnare ai corridoi umanitari l’istituzione di aree di salvaguardia intorno agli impiantì nucleari (anche ai depositi di scorie radioattive), per un raggio di 25 chilometri. Aree da interdire ad ogni forma di presenza militare per evitare combattimenti”.


Secondo il portavoce dei Disarmisti “la minaccia costituita dalla guerra agli impianti nucleari dovrebbe rafforzare la tendenza ad uscire da questa fonte energetica rischiosissima“. Per cui l’appello: “Questo aspetto lo ricordiamo ai decisori che si incontreranno a Bruxelles il 24 e il 25 marzo per decidere una tassonomia delle fonti sostenibili che al momento include anche il nucleare”. Navarra cita il documento di classificazione degli investimenti sostenibili presentato dalla Commissione europea il mese scorso, nell’ambito del Green Deal europeo che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Nella visione di Navarra e dell’organizzazione di cui fa parte è importante ampliare la prospettiva e “procedere ad una denuclearizzazione anche militare, nella consapevolezza del legame indissolubile tra ‘atomo civile’ e ‘atomo di guerra’”.
La mobilitazione ha anche una precisa dimensione nazionale: “Ci stiamo dando da fare per smentire il governo Draghi: il nuovo piano energetico dell’Italia non deve guardare a un possibile ‘nuovo nucleare’, e ritorno al carbone, ma ridurre subito la domanda di combustibili fossili e potenziare l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, base per una pace con la natura e quindi per una società di pace”.

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