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‘Due volte italiani’, il video degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Sassari per il Giorno del Ricordo

Quattro interviste, due donne e due uomini, a esuli giuliano-dalmati della comunità di Fertilia

Pubblicato:10-02-2023 11:08
Ultimo aggiornamento:10-02-2023 11:09
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video foibe mur
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ROMA – Grafica essenziale. Volti espressivi che emergono dal buio. E poi il racconto. Le voci di chi la tragedia delle Foibe l’ha vissuta in prima persona. È ‘Due volte italiani’, il video realizzato in occasione del Giorno del Ricordo dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Sassari. Un video di emozioni ma rigorosamente storico per mantenere viva la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe. Una pagina dolorosa ma che non va rimossa, che serve a ricordare anche l’esodo dalle loro terre nel secondo dopoguerra di istriani, fiumani e dalmati. Il Ministero dell’Università e della Ricerca (il MUR) ha scelto questo video come messaggio-simbolo per la ricorrenza del 10 febbraio, non solo per la sua efficacia, ma in quanto opera collettiva degli studenti.

Quattro interviste in tutto – due donne e due uomini – a esuli giuliano-dalmati della comunità di Fertilia, in provincia di Sassari. Una comunità di donne e uomini, di diverse provenienze, che è riuscita a ricostruirsi un’esistenza. Tante storie, diverse tra loro, eppure unite dalla volontà di riprendersi la vita in una ritrovata libertà. I ragazzi hanno scelto di girare le riprese all’interno dell’Ecomuseo EGEA di Fertilia, un museo dedicato al racconto dell’esodo giuliano-dalmata. Sono dieci gli studenti coinvolti per realizzare questo video. Ciascuno ha contribuito secondo la propria specializzazione, con la supervisione dei professori dell’Accademia.

Il Giorno del Ricordo è una solennità civile. È stata istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 nella giornata del 10 febbraio per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.


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