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Moldavia, l’ambasciatore europeo: “Chisinau nell’Ue entro il 2030”

Janis Mazeiks all'Agenzia Dire: "Lo vuole la maggioranza della popolazione. Il Paese è provato dalla guerra in Ucraina"

Pubblicato:09-11-2023 15:46
Ultimo aggiornamento:17-01-2024 11:04

bandiera moldavia
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CHISINAU (Moldavia) – Obiettivo 2030: a indicarlo, come orizzonte temporale entro il quale la Moldavia potrebbe diventare un Paese membro dell’Unione Europea, è l’ambasciatore Janis Mazeiks, capo della delegazione Ue nella capitale Chisinau. In un’intervista con l’agenzia Dire, il diplomatico sottolinea: “Il processo di adesione dovrà essere confermato dalla volontà dei cittadini e sarà comunque fondato sul merito, a cominciare dalle riforme per ridurre l’influenza degli oligarchi, per la trasparenza dei media e per la regolarità dei finanziamenti ai partiti”.

L’appuntamento per il colloquio è al Caffè Europa, la sede della delegazione a pochi passi dal monumento a Stefano il Grande, principe di Moldavia dal 1457 al 1504, celebrato nella Chisinau parte del regno di Romania del primo dopoguerra, spodestato poi da una statua dello zar Alessandro II e tornato infine al suo posto con il crollo dell’Urss. E non è un giorno qualunque in questa ex repubblica sovietica, già Bessarabia contesa dagli imperi ottomano e russo, stretta ora tra il territorio dell’Ue a ovest e l’Ucraina in guerra a est: a Bruxelles, nel suo rapporto annuale, la Commissione ha appena raccomandato al Consiglio europeo che si riunirà il 14 e 15 dicembre di avviare i negoziati in vista dell’adesione.

COSA PENSANO I CITTADINI

Secondo Mazeiks, il via libera è in linea con le aspirazioni di un’ampia parte della popolazione. “I sondaggi confermano che nel complesso i cittadini della Moldavia hanno un atteggiamento positivo verso l’Unione Europea: i favorevoli a un’adesione sarebbero tra il 50 e il 60 per cento degli intervistati”.
La tesi è che questa quota stia crescendo, nonostante partiti critici, in particolare l’opposizione socialista, e “tentativi di disinformazione e propaganda” dei quali sono accusati Ilhan Shor e altri oligarchi etichettati come alleati o comunque sensibili agli interessi della Russia. “Starà ai cittadini della Moldavia”, dice Mazeiks, “mantenere la forte spinta in favore dell’adesione all’Ue che ha caratterizzato gli ultimi due anni”.


(Foto credits The Global Fund/Vincent Becker)

IL CORSO EUROPEISTA DELLA PRESIDENTE SANDU

Il riferimento è anche all’elezione della presidente Maia Sandu nel 2020 e alla conquista da parte del suo Partidul Actiune si Solidaritate (Pas) della maggioranza assoluta in parlamento. Il capo dello Stato è tra i principali fautori dell’ingresso nell’Ue. Un’opzione alla prova delle elezioni politiche previste tra un anno e testata già in questi giorni con un voto amministrativo. A Chisinau il candidato del Pas è stato sconfitto al primo turno dal sindaco uscente, Ion Ceban, un ex dirigente socialista che si propone adesso come europeista ma che i critici ritengono ancora legato a Mosca.

600 CANDIDATI ESCLUSI ALLA VIGILIA DEL VOTO

Rischi di interferenze e instabilità sono stati confermati proprio alla vigilia delle elezioni: per ragioni di “sicurezza nazionale” sono stati esclusi dal voto 600 candidati di Sansa, un partito che sarebbe legato a Shor, magnate in esilio già fondatore di una formazione politica messa al bando con accuse di “incostituzionalità”.

“FINANZIAMENTI DALL’ESTERO”

Secondo Mazeiks, il controllo sui finanziamenti in arrivo dall’estero e il contrasto alla “compravendita” di voti restano una priorità per la Moldavia. “Anche a partire dalla tempistica dell’esclusione dei candidati, giunta a ridosso del voto, l’Unione Europea rivolge però un invito affinché si tragga una lezione” sottolinea l’ambasciatore: “Le sfide vanno affrontate con mezzi che non sollevino preoccupazioni sul piano legale”.

GLI STEP PER L’EUROPA

Il percorso negoziale in vista di un’adesione all’Ue è articolato in una serie di “step”, passi da compiere e obiettivi da raggiungere. Mazeiks parla di “investimenti importanti” da parte di Chisinau per soddisfare i requisiti fissati dalla Commissione: un fatto non scontato, in una fase di tensioni regionali e internazionali. La candidatura di Chisinau per l’Ue è stata formalizzata nel febbraio scorso, un anno dopo l’avvio dell’offensiva militare della Russia in Ucraina; e il conflitto ha già spinto oltre 900mila persone ad attraversare il confine della Moldavia, divenuta il Paese con il tasso di rifugiati pro capite più alto d’Europa. “Su questo le istituzioni comunitarie si sono impegnate” dice l’ambasciatore, elencando progetti, a partire dal diritto alla salute: “Insieme con l’agenzia statunitense Usaid sono stati donati ad esempio 1.200 letti per bambini per gli ospedali, perché fosse possibile far fronte anche alle esigenze della popolazione rifugiata; e sempre a supporto del sistema sanitario c’è stata la consegna di generatori necessari per via dei blackout causati dalle interruzioni delle forniture elettriche dalla rete ucraina”.

IL NODO DELLA TRANSNISTRIA

Fa parte dell’equazione europea anche la Transnistria, una regione separatista che dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica nel 1991 non è mai stata sotto il controllo del governo di Chisinau e resta oggi presidiata da circa 1.500 peacekeeper russi. Secondo Mazeiks, l’Ue “non vuole che la Moldavia sia in ostaggio fino a che non sarà trovata una soluzione al conflitto”. Sciogliere i nodi non è dunque “precondizione” per i negoziati di adesione. “Tanto più”, sottolinea l’ambasciatore, “che l’accordo commerciale tra la Moldavia e l’Ue include la Transnistria e che il governo di Chisinau ha respinto un’offerta di aiuto militare da parte dell’Ucraina ribadendo che la questione sarà affrontata solo attraverso vie diplomatiche”.

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