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Il 9 maggio a Report l’inchiesta sulla missione Covid russa in Italia

II caso sotto la lente d'ingrandimento del Copasir. È stata solo una missione di aiuto o i russi hanno fatto spionaggio militare e sanitario?

Pubblicato:09-05-2022 14:58
Ultimo aggiornamento:10-05-2022 11:08
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Report
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ROMA – Lunedì 9 maggio nuovo appuntamento su Rai3 in prima serata con le inchieste di Report. Ad aprire la puntata sarà l’approfondimento “Dalla Russia con amore” di Danilo Procaccianti e la collaborazione di Federico Marconi.

REPORT, L’INCHIESTA “DALLA RUSSIA CON AMORE

Il 22 marzo 2020 in piena pandemia sbarcano all’aeroporto di Pratica di Mare 104 militari russi.  Sono destinati a Bergamo, in quel momento fra i luoghi più colpiti al mondo dal virus pandemico. Dovevano portare aiuti e medici ma erano perlopiù esperti di guerre batteriologiche. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina anche quella missione è sotto la lente d’ingrandimento del Copasir, l’organismo parlamentare di vigilanza dei nostri servizi segreti. È stata solo una missione di aiuto o i russi hanno fatto spionaggio militare e sanitario?

Si prosegue con l’inchiesta “Spy Game” di Daniele Autieri e la collaborazione Federico Marconi. Il 30 marzo del 2021 il capitano di fregata Walter Biot, in servizio presso il III Reparto dello Stato Maggiore della Difesa, viene arrestato con l’accusa di aver venduto segreti militari della Nato alla Russia. Tra i documenti sequestrati anche il Reperto S, un’analisi della Nato sulle attività destabilizzanti della Russia in Ucraina. Gli uomini del Ros dei Carabinieri lo trovano in macchina con un addetto militare russo di nome Dmitri Ostroukhov, un uomo proveniente dal Gru, il servizio segreto militare di Mosca. Il giorno dopo l’arresto Ostroukhov viene espulso e insieme a lui viene espulso anche l’addetto navale dell’Ambasciata russa in Italia, Aleksej Nemudrov, il numero due dei diplomatici russi nel nostro Paese, l’uomo che aveva gestito la logistica della missione sanitaria russa in Italia del marzo 2020. A un anno di distanza, il 5 aprile scorso, 30 diplomatici russi vengono espulsi dal Ministero degli Esteri perché accusati di condurre operazioni di spionaggio sul suolo italiano. Nel complesso, l’Europa espelle 149 diplomatici della Federazione Russa. Che relazioni ci sono tra le attività dei due uomini espulsi nel caso Biot e i 30 addetti russi definiti dal Presidente del Consiglio Mario Draghi “pseudo-diplomatici”? E che tipo di documenti segreti nell’ambito delle attività dell’Alleanza Atlantica cercavano le spie russe in Italia?


REPORT, L’INCHIESTA “MACCHINE MORTALI

Poi il servizio “Macchine mortali” di Giuliano Marrucci. Le pagine di cronaca continuano ad essere riempite da casi di morti sul lavoro dovuti a qualche macchinario industriale. E la dinamica è sempre la stessa: c’è qualche componente meccanica che si muove e qualcuno che ci rimane incastrato dentro. Se venissero rispettate le regole, non dovrebbe proprio accadere. Mai. Il problema è che a garantire la conformità dei macchinari è un’autocertificazione, e a controllarle ex post, delle 5 mila persone impiegate nelle ASL nel 2008, ormai ne sono rimaste poco più di 2000 e quando trovano qualcosa che non va, lo devono comunicare a una commissione interministeriale, che però non s’è riunita per due anni.

REPORT, L’INCHIESTA “IL VIRUS DEL RICATTO”

Infine, l’inchiesta “Il virus del riscatto” di Lucina Paternesi e Goffredo De Pascale. Basta un clic per consegnare nelle mani dei criminali informatici l’accesso a tutti i nostri dati. Nel 2021 si sono registrati oltre 2000 attacchi informatici gravi, il 10% in più rispetto all’anno precedente. Le cyber gang lavorano come la criminalità organizzata e gli obiettivi sono sempre più istituzionali perché l’imperativo è fare business: sfruttando le vulnerabilità dei sistemi esposti in rete riescono a risalire le reti aziendali con privilegi da amministratori e poi sferrano l’attacco ransomware, cioè bloccano macchine e dati rendendoli illeggibili per poi chiedere un riscatto. Dopo Regione Lazio, sono state vittime di ransomware anche l’Asl3 di Napoli, alcune strutture ospedaliere di Milano e, a fine 2021, anche l’Ulss di Padova. È bastato avere una copia di backup di tutti i dati per limitare i danni? Chi deve mettere al riparo i dati sensibili dei cittadini?

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