
ROMA – Moro e Impastato, due vite accomunate dalla lotta alla criminalità organizzata, che hanno trovato la morte nello stesso giorno di quaranta anni fa. Il 9 maggio 1978, il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro venne ucciso dalle Brigate Rosse (gruppo terroristico operante in Italia in quelli che sono passati alla storia come gli anni di piombo). Il cadavere fu lasciato nella “prigione metallica” di una macchina, una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani a Roma, dove venne ritrovato il corpo, quel giorno, dopo la segnalazione del brigatista Mario Moretti.
Sempre il 9 maggio 1978, moriva anche Giuseppe Impastato, detto Peppino, di cui la criminalità organizzata aveva deciso di liberarsi: il giornalista e attivista siciliano fu ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio del ’78. Il suo cadavere fu imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, così la sua morte potè sembrare un gesto suicida. La matrice mafiosa dell’attentato emerse grazie alla madre di Peppino, la signora Felicia, ed al fratello del giornalista.
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LOTTI: “UOMINI LIBERI E GIUSTI”
“Aldo Moro e Peppino Impastato, due uomini liberi e giusti. La loro vita resta un esempio per tutti noi, la loro scomparsa una ferita ancora aperta”. Lo scrive Luca Lotti, su twitter.
Aldo Moro e Peppino Impastato, due uomini liberi e giusti. La loro vita resta un esempio per tutti noi, la loro scomparsa una ferita ancora aperta. pic.twitter.com/UMpclBa8gG
— Luca Lotti (@LottiLuca) 9 maggio 2018
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