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Coronavirus, donna residente sull’isola greca di Lesbo positiva al test

Le autorità: "Temiamo epidemia tra i 19mila migranti"

Pubblicato:09-03-2020 12:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:07

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ROMA – Sull’isola greca di Lesbo una donna di 40 anni è risultata positiva al test per il Coronavirus, come ha confermato il ministero della sanità. A darne notizia tra gli altri, il quotidiano locale Kathimerini, secondo cui la paziente è stata già trasferita nel reparto di isolamento dell’ospedale di Mitilene. Secondo il quotidiano, la donna di recente era stata in Egitto ed Israele come parte di un gruppo vacanze, mentre secondo la rete No Borders, che monitora le condizioni dei migranti sull’isola, la donna sarebbe impiegata in un supermercato e per questo sarebbe entrata in contatto con molte persone.

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L’isola dell’Egeo è tra le principali destinazioni dei migranti irregolari che cercano di raggiungere l’Europa. Le autorità, come ha riferito ancora Kathimerini, hanno espresso preoccupazione “per il diffondersi dell’epidemia di Coronavirus sull’isola che ospita al momento 19mila migranti in terribili condizioni in un campo costruito per accoglierne meno di 3mila”. A questo si aggiunge l’aumento degli arrivi, dopo che la Turchia a fine febbraio ha deciso di non impedire più il passaggio attraverso i propri confini, terrestri e marittimi, ai profughi.

SAMI (UNHCR): “RICHIEDENTI ASILO NON SONO RISCHIO PER SALUTE”

“Al momento non ci sono indicazioni o prove che portino a dover considerare i richiedenti asilo in qualsiasi parte d’Europa come un rischio per la salute”. Così all’agenzia Dire Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). L’Agenzia Onu, prosegue la portavoce, “ha sempre affermato che gli Stati hanno il diritto legittimo di gestire i propri confini”. Pertanto “le misure di controllo delle frontiere possono comprendere misure per accertare l’identità e controllare le condizioni di salute di ogni richiedente asilo”, chiarisce Sami. “Tuttavia- aggiunge la responsabile- tali misure non dovrebbero minare o limitare il diritto a chiedere asilo e devono quindi rispettare il principio di non respingimento. Vi possono essere delle restrizioni, ma oltre ad essere proporzionate, devono essere previste solo per motivi di sicurezza e ordine pubblico”.

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