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Tagliavanti (Camera di Commercio di Roma): “L’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione epocale”

Secondo le stime di McKinsey, la crescita potenziale del Pil globale potrebbe arrivare al 16%, ovvero 13 trilioni di dollari, entro il 2030

Pubblicato:09-02-2024 09:53
Ultimo aggiornamento:09-02-2024 09:54

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ROMA – Il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (AI Act) è ormai prossimo alla sua definitiva approvazione e rappresenterà un tassello fondamentale nel governo dell’intelligenza artificiale. Ci vorrà, però, ancora del tempo prima che tutte le sue disposizioni possano essere direttamente applicabili nei Paesi dell’Unione. Cosa c’è da fare per arrivare preparati al giorno in cui il Regolamento sarà direttamente applicabile? E poi, il giorno dopo? Di questo e altro si è parlato nel corso dell’evento dal titolo ‘Governare l’intelligenza artificiale. Dove siamo, dove dobbiamo arrivare’, ospitato presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano della Camera di Commercio di Roma.


“Con l’intelligenza artificiale- ha spiegato il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti– siamo alla vigilia di una rivoluzione epocale, una delle più importanti dell’umanità: il rapporto tra uomo e digitale, così come lo conosciamo, cambierà in modo radicale e l’impatto sulle vite di ognuno di noi e sull’attività di ogni singola impresa sarà senza precedenti. Tutte queste innovazioni, però, non devono fuggire dal controllo umano, perché è proprio questo che viene messo in discussione, l’intelligenza: noi siamo gli unici animali al mondo che riescono ad attivare l’intelligenza”.
Tagliavanti ha poi ricordato che “secondo il premio Nobel per l’economia, Robert Shiller, l’intelligenza artificiale è la prossima rivoluzione anche per l’economia, per l’utilizzo sempre più diffuso, anche in economia, dei dati immagazzinati”. Questa nuova tecnologia, ha inoltre detto il presidente della Camera di Commercio di Roma, “è in grado di generare un grande valore. Secondo le stime di McKinsey, a fronte di una accelerazione nello sviluppo e utilizzo dell’intelligenza artificiale, la crescita potenziale del Pil globale potrebbe arrivare fino al 16%, ovvero 13 trilioni di dollari, entro il 2030. Per fare un paragone con altre tecnologie di uso generale nel corso della storia, sempre secondo McKinsey, l’introduzione dei motori a vapore nel corso del 1800 ha aumentato la produttività del lavoro di circa lo 0,3% all’anno, l’impatto dei robot negli anni ’90 di circa lo 0,4% e la diffusione dell’informatica durante gli anni 2000 dello 0,6%”.
Tagliavanti ha tenuto a ribadire che “è importante non lasciare questi argomenti agli specialisti, ai tecnici ma ne devono parlare tutti: le università, il mondo economico, la politica, i giovani, le scuole, perché stiamo entrando in un mondo dove tutto questo sarà una delle cose che determineranno la nostra vita e il nostro futuro”. “Oggi- ha poi sottolineato Tagliavanti- tutte le imprese, direttamente o indirettamente, stanno lavorando con l’intelligenza artificiale ma possiamo dire che la stanno usando anche i nostri figli. C’è stata una rapidità con cui questa tecnologia è entrata nella società che ne dimostra la sua potenza. Purtroppo oggi l’Italia è un Paese intermedio dal punto di vista della tecnologia e le scelte più importanti si fanno negli Stati Uniti e in India. Non dobbiamo perdere tempo e subire le conseguenze. È importante che noi europei creiamo un polo in grado di controllare”.


Questo regolamento è “il frutto di un lavoro pluriennale- ha ricordato Brando Benifei, eurodeputato e relatore AI Act– uno sforzo lungo per adattare una normativa che all’inizio si concentrava sostanzialmente su pratiche già esistenti. Quello che prima nel Regolamento non c’era e che il Parlamento ha ampiamente scritto sono le regole di safety, di sicurezza per i modelli più potenti e il tema della trasparenza per la riconoscibilità dei contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale. Li renderemo riconoscibili con una etichetta invisibile, una filigrana digitale, che verrà letta da tutti i dispositivi, come televisori, computer e cellulari. Poi abbiano lavorato sulla trasparenza sul copyright, una tutela per il diritto d’autore molto sostenuta e apprezzata dal settore”. Da ultimo il tema della governance. “Ovviamente- ha affermato- l’Italia dovrà decidere quale Autorità dovrà avere il ruolo di supervisione”.
A metà la posizione del Commissario Agcom, Antonello Giacomelli. “Sull’intelligenza artificiale non sposo né la visione messianica né quella apocalittica. Mi piace molto la definizione di Floridi, secondo il quale l’intelligenza artificiale non è intelligente, è uno sviluppo nuovo di tecnologia per quanto complesso. Il fattore umano è ineliminabile ma il problema è di scelta etica e di valori, non si tratta di applicare meccanismi astratti di funzionamento. Con questo Regolamento l’Europa continua nell’idea di darsi una veste unitaria, un fatto positivo ma che va un po’ a scapito della sovranità nazionale dei diversi Stati”.
Per Giacomelli “ora serve un’intesa con gli Stati Uniti, perché su questo tema il mondo occidentale non può avere formule variabili di governo ma deve presentarsi unito. Per quanto riguarda l’Italia penso che serva grande collaborazione fra le diverse istituzioni: è inimmaginabile che un tema come l’intelligenza artificiale venga declinato in modo diverso o in modo parziale e settoriale dalle diverse istituzioni. Auspico dunque una grande collaborazione tra le autorità e una collaborazione con il governo, che ha la responsabilità nazionale”.
Guido Scorza, componente Garante Privacy, ha acceso i riflettori sull’addestramento degli algoritmi. ‘Magari- ha ironizzato- un giorno gli algoritmi diventano intelligenti ma nascono stupidi. Se diventano intelligenti vi riescono essenzialmente perché si cibano di dati personali. Questo produce un effetto a cui stiamo assistendo tutti purtroppo da spettatori, e mi riferisco ai diritti fondamentali. Per noi i dati personali sono tessere rappresentative di diritti fondamentali delle persone, che vengono convertiti in asset tecnologici e commerciali da parte di quattro o cinque grandi società nel mondo, che si trovano per di più in un paio di Paesi, ovviamente con un impatto, oltre che in termini di mercato, anche geopolitico significativo”.



“Oggi infatti- ha tenuto a precisare Scorza- i Paesi che avranno in casa l’intelligenza artificiale più potente e più performante saranno quelli che detteranno le regole nell’agone internazionale. Una situazione, dal nostro punto di vista, che è difficilmente sostenibile, sul piano giuridico, sul piano del mercato, sul piano democratico, perché si determina una concentrazione di potere che non c’è mai stata nemmeno nella dimensione di Internet“.
Secondo Scorza “bisogna interrogarsi su quanto sia lecito continuare a consentire questa pesca a strascico di dati, contenuti e informazioni dalle fonti pubbliche per l’addestramento degli algoritmi e di quanto non vada regolamentata in maniera più efficace rispetto a quanto non sia accaduto sin qui. Nel metodo- ha inoltre dichiarato- credo siamo tutti consapevoli che abbiamo una tecnologia trasversale, orizzontale che incrocia i verticali governati da queste e da altre Autorità e Agenzie. Il minimo sindacale è che ogni Autorità e ogni Agenzia riesca a continuare a esercitare il proprio ruolo e il proprio potere nel verticale di sua competenza e che se proprio si deve guardare a un soggetto nuovo come regolatore e vigilante sulle cose dell’intelligenza artificiale, quel soggetto sia una Autorità indipendente e non un braccio dell’esecutivo e del potere pubblico. Questo perché anche i governi saranno inesorabilmente utilizzatori significativi di intelligenza artificiale“.
Per il capo di Gabinetto Agcom, Giovanni Calabrò, “dobbiamo arrivare a una regolamentazione che sia pertinente ed efficace in un contesto in cui, però, l’IA va a una velocità diversa rispetto alla regolamentazione. Quest’ultima è molto importante ed è importante che sia europea, per evitare differenze a livello nazionale. È importante che sia una regolamentazione effettivamente implementata da parte dei vari Stati ed è importante che non si sovrapponga alle regole ordinarie del gioco”. “Io- ha precisato- mi occupo di antitrust e se emergono comportamenti scorretti dal punto di vista regolamentare, questi devono avere rilievo non solo come infrazioni regolamentari ma anche come possibili comportamenti suscettibili di intervento antitrust. Questo è il tema più difficile, perché nel tema delle telecomunicazioni prima e delle piattaforme oggi il rapporto tra regolamentazione e concorrenza è complesso, in cui talvolta si arriva a risultati diversi”.
In un mondo “così articolato come quello dell’AI- ha concluso- è difficile capire quali siano i mercati, i prodotti, i servizi e i limiti agli interventi regolamentari ma anche i limiti agli interventi dell’autorità antitrust. Pensando agli algoritmi, se c’è qualcuno che li manovra per arrivare a un risultato distorsivo della concorrenza, frutto di collusione, non va certo bene e bisognerà indagare per capire chi si nasconda dietro l’algoritmo. È però molto difficile e ogni volta lo si è tentato senza avere successo”.

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