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Dentro al M5S c’è chi lavora per Salvini: pronti per l’ora ‘X’, ecco quando cadrà il Governo

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di stampa Dire, per Direoggi | Edizione dell'8 novembre 2019

Pubblicato:08-11-2019 16:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:35

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ROMA – Ormai è guerra di logoramento. Nei Palazzi della politica basta parlare con questo o quel parlamentare per ascoltare scenari degni del miglior thriller. Il racconto più avvincente riguarda il M5S, dove ormai dietro le quinte c’è una guerra di tutti contro tutti. Obiettivo il Capo politico, Luigi Di Maio, che ormai in molti vorrebbero ingabbiare dentro al ministero degli Esteri. Si parla della imminente nascita del ‘partito dei professori’, che spingerebbe per ritornare alle origini del Movimento.

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C’è poi lo scenario più inquietante: una quinta colonna leghista, che in molti indicano con nome e cognome (“incredibile, Di Maio si fida ciecamente di lui”) fatta arrivare a suo tempo nel Movimento per attivarsi al momento giusto, quando il leader Matteo Salvini darà l’ordine. Quale? Quello di portare un gruppetto di senatori ‘grillini’ con la Lega per mettere in minoranza e far cadere il Governo. Anche la data sembra decisa: per Salvini dovrebbe arrivare prima del rinnovo delle centinaia di nomine che il Governo dovrebbe fare a marzo.


Anche nel Pd ormai le acque sono superagitate. Si parla di una decisione già presa, quella di staccare la spina subito dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria a fine gennaio. A prescindere dal risultato dell’Emilia-Romagna: il centrosinistra batterà la Lega? Allora si potrà spingere sul voto nazionale perché sarà chiaro che Salvini si può sconfiggere; si perde? Allora si potrà drammatizzare la chiamata alle urne per fermare l’ondata della destra sovranista che vuol cambiare la Costituzione in salsa presidenzialista ed eleggere un ‘Trump’ al Quirinale. Questa l’aria che si respira e che, alla fine, potrebbe veramente rendere sempre più velenoso il clima e il rapporto dentro le forze politiche.

Una prospettiva che sembra spaventare Matteo Renzi, leader di Italia Viva, secondo il quale «il voto anticipato sarebbe un suicidio di massa». Certamente Italia Viva «sparirebbe», dicono dentro al Pd.

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