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Ospedale di Nuoro, racconto choc della cronista del Corriere della sera: “Pazienti nei corridoi, senza dignità”

Elvira Serra: "In questa città non è garantito il diritto alla salute". La replica dell'Asl: "Sovraffollamento reparto medicina dovuto all'invecchiamento della popolazione. Ma oggi è già più decoroso"

Pubblicato:08-03-2024 19:30
Ultimo aggiornamento:08-03-2024 20:30
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ospedale nuoro
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CAGLIARI – “Non entravo all’ospedale San Francesco di Nuoro da 15 anni, quando è mancato mio padre. Mi ha fatto male il ricordo di quei giorni. Ma mi ha fatto più male vedere che ai miei concittadini non è più garantito il diritto alla salute“. Così Elvira Serra, firma del Corriere della Sera, nel suo racconto drammatico su Facebook sulla situazione in particolare del reparto di medicina del presidio sardo, dove la giornalista ha avuto accesso per assistere la cognata ricoverata. Il post social è diventato in poche ore virale, rilanciato tra gli altri dalla sindaca di Fonni, Daniela Falconi.

Un’ala è completamente inutilizzata– la denuncia della giornalista- alcune stanze vengono usate per gli ambulatori. Le finestre sono chiuse con lo scotch per le medicazioni. Alcuni degenti sostano lì qualche ora, in attesa che si liberi un posto nell’altra ala, quella dove i malati alloggiano promiscui, le stanze dei maschi alternate a quelle delle femmine. I meno fortunati aspettano in corridoio”. Tra loro, fa sapere la cronista, “mia cognata. Vi parlo di lei soltanto perché conosco la sua storia: ricoverata lunedì all’alba per una pancreatite acuta, ha dormito le prime due notti in uno dei famosi ambulatori, in attesa della Tac ‘urgente’ che le hanno fatto ieri, dopo tre giorni, scoprendo anche una polmonite”.

Un’altra paziente, prosegue, “parcheggiata nel corridoio, era arrivata da un paese con un’emorragia interna. Sul suo letto, sopra il lenzuolo, la borsa con il cambio, le ciabattine, una bottiglietta d’acqua e la boccia con il liquido per la flebo. Noi visitatori abbiamo fatto lo slalom tra le barelle e i carrelli dei medicinali. Hanno dormito con la luce accesa, appena affievolita dopo mezzanotte, senza privacy, se non un paravento aggiunto di sera, senza dignità di esseri umani fragili”.


Questo reparto, denuncia Serra, “ha un primario, che si chiama Salvatore Zaru. L’ospedale ha un direttore generale, il dottor Paolo Cannas, e un direttore sanitario che si chiama Serafinangelo Ponti. La direttrice del presidio ospedaliero unico è Grazia Cattina. Capisco il loro sconforto e il senso di impotenza nel non poter gestire meglio la cura dei malati. I loro sentimenti sono i miei, ma la conseguenza coerente sono le dimissioni. Di fronte a un tale fallimento non può esserci nessun alibi”. L’ospedale San Francesco di Nuoro, ricorda Serra, dipende dalla Regione Sardegna, che “provvede in autonomia alla copertura sanitaria dei suoi abitanti, destinando quasi la metà del bilancio al comparto salute, circa 4 miliardi. Dove sono finiti in questi anni? Vorrei chiederlo al governatore uscente Christian Solinas, e agli assessori che lo hanno servito, Mario Nieddu e Carlo Doria”. La neopresidente Alessandra Todde per Serra “sulla salute vincerà o perderà la sua sfida. È nuorese. Può capire la mia rabbia: è la nostra rabbia”.

La replica del dg dell’Asl: “Reparto medicina ora decoroso, criticità dovute all’invecchiamento della popolazione”

La denuncia via social della cronista del Corriere, Elvira Serra, sulle condizioni del reparto di medicina del San Francesco di Nuoro- “un’ala del reparto è completamente inutilizzata- le parole della giornalista- alcune stanze vengono usate per gli ambulatori, le finestre sono chiuse con lo scotch per le medicazioni”- non ha lasciato indifferenti i vertici della Asl Barbaricina. La risposta alla cronista arriva, sempre via Facebook, dal direttore generale Paolo Cannas: “Venerdì 8 marzo 2024, ore 17: ecco le foto del reparto di medicina interna diretto dal dottor Salvatore Zaru. In questo momento il reparto si trova in uno stato più che decoroso. Capita tuttavia che in alcuni momenti i ricoveri siano superiori alle capacità di assorbimento del reparto e che quindi in piccoli lassi di tempo possa accadere che si utilizzino delle brande di appoggio”.


Le criticità per Cannas, “vanno inserite in un contesto in cui la popolazione anziana è in crescita in tutto il territorio nazionale, e in particolare nelle zone interne del Sud e delle isole. Questo implica che per complicanze legate a malattie croniche dell’anziano come lo scompenso cardiaco, la Broncopneumopatia cronica ostruttiva e il diabete avvengano anche dei ricoveri evitabili”. L’unico modo che si ha per evitare sovraffollamenti nei reparti di medicina, rimarca il dirigente, “è potenziare la medicina di prossimità, andando a casa del paziente cronico con la telemedicina e la tele assistenza e garantendo un percorso di cura nel proprio domicilio”.
Percorso, ricorda Cannas, “che la Asl di Nuoro ha già intrapreso, e che siamo fortemente motivati a potenziare. Un grazie al dottor Salvatore Zaru e alla sua equipe, che con senso di dedizione e profonda responsabilità opera tutti i giorni per garantire la giusta assistenza sanitaria ai pazienti del Nuorese. A voi va la mia gratitudine incondizionata”.


“Incidente” dunque chiuso? Neanche per idea. A stretto giro la controreplica di Serra, sempre via social: “Ma guardate che meravigliosa coincidenza… Un’ala del reparto di medicina è stata riaperta a tempo di record con tanto di foto per dimostrare il prodigio. Speriamo che i pazienti non siano stati messi in ‘una stanza non idonea’, di cui mi aveva parlato una fonte, una di quelle con l’ossigeno non omologato. Non sarà sicuramente così”. In ogni caso, prosegue, “non mi associo a questi ridicoli ringraziamenti del direttore generale Paolo Cannas. La mia gratitudine va semmai ai medici, agli infermieri e a tutti gli assistenti che ogni giorno fanno del loro meglio in condizioni disastrose. Sono felice, nel mio piccolo, di aver acceso un faro sulla sanità nuorese.” L’ospedale di Nuoro, conclude, “deve sentirsi un sorvegliato speciale. Ma non da me, da tutti. E speriamo, ora, in una politica sanitaria più equa e lungimirante”.

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