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FOTO | La piazza delle donne a Bologna: “Non è una festa”

Gaza, Iran, diritti e lavoro: la piazza di Nonunadimeno a Bologna affronta numerosi temi

Pubblicato:08-03-2024 14:43
Ultimo aggiornamento:08-03-2024 14:45
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manifestazione donne bologna
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BOLOGNA – I diritti, la questione abitativa, il conflitto a Gaza, le donne che scelgono di non portare il velo a Teheran. E poi laboratori, spazio bimbi, perfino esibizioni di muay thai. In piazza Maggiore a Bologna va in scena lo “sciopero femminista” promosso da Non una di meno in occasione della Giornata della donna, tra stand, microfono aperto e cartelli informativi, che precede il corteo di oggi pomeriggio alle 17 che attraverserà la città partendo da piazza XX Settembre.

“È importante esserci oggi perché quello che vogliamo dire noi con questa marcia è che non è una festa, non è la festa delle donne, bensì un momento politico”, spiega Federica, attivista di Non una di meno. L’obiettivo è di “portare l’attenzione su quelle violenze che le donne e le soggettività non conformi subiscono ogni giorno”. Su tutte, la questione dei femminicidi, che “è sicuramente un’emergenza, infatti dall’inizio di quest’anno sono già state uccise 25 donne, di cui 19 sono stati accertati come femminicidi. C’è stato un suicidio a causa di violenza di genere e altri cinque casi sono in fase di accertamento”. Poi c’è il tema del lavoro, “estremamente precario”, ricordato con un presidio questa mattina davanti all’ospedale Sant’Orsola, “con le lavoratrici essenziali del reparto delle pulizie, che scioperano perché non gli vengono pagati gli stipendi, e hanno detto chiaramente che se si fermano loro si ferma l’ospedale”, e la questione della casa, con la presenza di donne e madri dello stabile occupato e poi sgomberato di via Carracci nei mesi scorsi.


Spazio anche ai diritti delle donne in Iran e al conflitto in Palestina, per il quale è stato srotolato uno striscione “Stop genocidio” dalla Torre dell’Orologio di Palazzo d’Accursio. Non manca anche la contestazione al Governo, che “non aiuta le lavoratrici e i lavoratori, ma più che altro riproduce un’idea di famiglia per cui i bonus vengono dati solo a chi ha due figli”, attacca Federica. “Noi- prosegue l’attivista di Non una di meno- invece vogliamo autodeterminarci, vogliamo che chiunque possa avere un aiuto da parte dello Stato, a prescindere dall’essere madre o dall’essere moglie, e anzi a uscire da questi ruoli di genere”.

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