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Combattimenti clandestini, 6 cani salvati in provincia di Salerno

Gli animali, quattro femmine e due maschi di razza pitbull, che mostrano tutti i segni dei maltrattamenti subiti sono stati trasferiti in un rifugio di Roma

Pubblicato:06-12-2021 14:07
Ultimo aggiornamento:06-12-2021 14:07
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ROMA – Sei cani legati, quasi certamente, al fenomeno criminoso dei combattimenti clandestini, sono stati salvati grazie a Humane Society International (HSI) e alla Fondazione Cave canem (FCC) e portati in un rifugio sicuro per essere curati e riabilitati.
L’operazione di sequestro dei cani è stata condotta in provincia di Salerno dalla Procura della Repubblica di Lagonegro, dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Sala Consilina con l’ausilio dei Carabinieri Forestali di Padula, dove, nell’ambito di un intervento più ampio, è stato scoperto uno spazio allestito come palestra per l’addestramento e predisposto per la riproduzione degli animali.

Un inizio per il nuovo progetto ‘Io non combatto’, nato dalla volontà di prevenire e reprimere i combattimenti clandestini tra cani, grazie alla collaborazione di partner come i Carabinieri Forestali e l’Università di Napoli Federico II. I cani, quattro femmine e due maschi di razza pitbull, che mostrano tutti i segni dei maltrattamenti subiti: cicatrici, ferite aperte, magrezza, fobia e aggressività, sono stati trasferiti in un rifugio di Roma a seguito della richiesta da parte della Procura di Lagonegro e della Asl di Salerno. La custodia giudiziaria è stata assegnata alla Fondazione Cave canem, che opera in partenariato con Humane Society International nel progetto ‘Io non combatto’, per dare agli animali un riparo accogliente, le attenzioni e il supporto necessari a garantire il loro recupero psicofisico. Al rifugio, i cani sono stati immediatamente sottoposti a tutti gli accertamenti veterinari utili a ottenere un quadro completo sul loro stato di salute e sono stati coinvolti in scrupolose valutazioni comportamentali per stabilire il miglior percorso di riabilitazione per ognuno di loro.

Il fenomeno dei combattimenti clandestini fra cani è tutt’altro che sconfitto: una pratica illegale e crudele, che prospera nel sommerso sia a livello nazionale che internazionale. I cani vengono addestrati per diventare delle vere e proprie armi e sono costretti a sfidarsi fino alla morte. Attorno a questi ring girano scommesse e grandi somme di denaro. I protagonisti dello show, però, non vincono mai, anzi, spesso vengono uccisi dopo la sconfitta o muoiono a causa delle ferite riportate. A subire immense crudeltà sono anche i cosiddetti “sparring partners”, ovvero animali come cani, gatti, cinghiali e uccelli domestici, usati per l’addestramento brutale dei combattenti.


Il progetto ‘Io non combatto’ si pone l’obiettivo di offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Ma non solo: i professionisti coinvolti intervengono in situazioni concrete, per la riabilitazione comportamentale di cani traumatizzati e per la formazione di personale specializzato. A questo fine sono previsti nel 2022 incontri formativi, rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, operatori di canili, magistrati e Forze dell’Ordine, in modo che possano riconoscere i segnali della presenza di combattimenti clandestini sul territorio ed agire prontamente.

Questa operazione è la prima di innumerevoli azioni integrate contemplate dal progetto ‘Io non combatto’ e pensate per riportare l’attenzione su un fenomeno criminale di violenza inaudita quale è il combattimento tra animali– dice Federica Faiella, cofondatrice e vicepresidente della Fondazione Cave canem- informazione, formazione, sensibilizzazione delle nuove generazioni. I sei cani tratti in salvo, presentano segni di maltrattamento evidenti e disagi comportamentali di rilievo. Al loro fianco ci sarà d’ora in poi un team di medici veterinari e educatori cinofili che li accompagneranno in un percorso di recupero restituendo l’equilibrio perso e donando loro la speranza di una famiglia”.

“Le cicatrici sui corpi di questi cani e la tristezza nei loro occhi dimostrano che questa pratica illegale è ancora presente e sottolineano la necessità di dare vita a un progetto come ‘Io non combatto’ con l’obiettivo di agire con forza per reprimerla e aiutare gli animali coinvolti– prosegue Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International– Solo con un’azione congiunta e unita e con il supporto, le competenze e la sensibilità di magistrati, Forze dell’Ordine, veterinari, educatori cinofili, volontari e cittadini possiamo fermare queste attività criminose a danno degli animali”.

Humane Society International lavora in tutto il mondo per promuovere il rapporto uomo-animale, salvare e proteggere cani e gatti, migliorare il benessere degli animali da allevamento, salvaguardare la fauna selvatica, promuovere una ricerca senza animali, intervenire in caso di disastri naturali e combattere la crudeltà nei confronti degli animali in tutte le sue forme – www.hsi.org La Fondazione Cave canem è un’impresa sociale al femminile nata con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra animali ed esseri umani. Persegue in tutta Italia obiettivi di grande impatto sociale, con risultati concreti e misurabili. Finanzia modelli di co-progettazione, campagne di sensibilizzazione e pratiche di inclusione sociale per cambiare il destino e tutelare i diritti di animali in difficoltà, in particolare cani e gatti – www.fondazionecavecanem.org.

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