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“La corruzione è come il clima, non ha confini”. L’Italia lancia il G7 contro la criminalità

Il ministro degli Esteri Tajani propone un gruppo dei Big Seven anti-corruzione. Il ministro della Giustizia Nordio: "In Italia troppe leggi".

Pubblicato:05-12-2022 17:40
Ultimo aggiornamento:05-12-2022 22:54

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ROMA – La corruzione e le infiltrazioni delle mafie “non hanno confini, è come la lotta contro il cambiamento climatico, non la possiamo fare se alcuni Paesi non rispettano le regole”. A parlare è il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, intervenendo ai ‘Global days’ della Farnesina in occasione della Giornata Internazionale contro la Corruzione. L’evento è stato organizzato con i ministeri dell’Interno e della Giustizia in occasione della Giornata Internazionale contro la corruzione che cade il 9 dicembre.

TAJANI: “LOTTA A 360°, SERVE ALLEANZA TRA STATI

Durante la sessione di apertura, l’Italia lancia la sua proposta di un G7 dei Big del mondo contro la corruzione. “Alla prossima riunione – annuncia Tajani – chiederò di dar vita a un gruppo di lavoro anti-corruzione perchè si possa, a livello internazionale, lavorare insieme. Capita tante volte- spiega il titolare della Farnesina – che ci siano Paesi dove quando ci sono fondi comunitari o bandi messi a disposizione per la crescita arrivino elementi di corruzione che distolgono l’uso dei fondi. É capitato anche in passato: quei fondi sono serviti magari per comperare armi per questo o quell’altro dittatore in qualche parte del mondo, che non è l’esatto obiettivo della cooperazione”. La lotta alla corruzione, continua il vicepremier del Governo Meloni, “va fatta a livello internazionale perchè ormai non ha confini, la malavita spesso è collegata, organizzazioni malavitose italiane sono connesse ad organizzazioni malavitose di altri Paesi. E in questa alleanza ‘malefica’ si annidano anche gli strumenti per avviare la corruzione nei grandi appalti. È come la lotta contro il cambiamento climatico, non la possiamo fare se alcuni Paesi rispettano le regole. È una battaglia a 360°- conclude il ministro degli Esteri – Credo che attraverso un G7 che dia vita a un gruppo di lavoro anti-corruzione si possa ancora di più rafforzare la lotta alla corruzione e dare una risposta positiva a Falcone e Borsellino affinchè il loro sacrificio non sia stato vano”.

PIANTEDOSI: “IL NOSTRO PAESE HA GLI ANTICORPI

Durante l’incontro alla Farnesina, dal titolo, “La diplomazia Giuridica al servizio della Pace e della Sicurezza Internazionale: l’impegno dell’Italia nel contrasto alla corruzione”, è intervenuto anche il ministro dell’Interno. Matteo Piantedosi, ribadendo l’intreccio “forte e diffuso” tra corruzione e riciclaggio, osserva che “la criminalità ha bisogno dei ‘volti puliti’ di colletti bianchi e politica”. Corruzione e riciclaggio “sono un tutt’uno – sottolinea il numero uno del Viminale – È chiaro che il riciclaggio si regge se c’è la possibilità di corrompere, se c’è l’elemento della corruzione sia negli ambiti delle istituzioni pubbliche che dei soggetti privati, attraverso più forme di complicità”. La criminalità organizzata, anche a livello internazionale, continua Piantedosi, “ha sostituito con l’elemento della corruzione quella che era l’intimidazione e la violenza come elemento di operatività più affermato nel passato. La corruzione è qualcosa che permea di sè tutti gli ambiti della società, presuppone anche il coinvolgimento dei dei professionisti che offrono le loro esperienze professionali e determina la cannibalizzazione di soggetti privati. Molto spesso per corrompere, inquinare e riciclare c’è bisogno di soggetti apparentemente imprenditoriali, c’è bisogno dei colletti bianchi e dei politici, di un ‘volto pulito’ sostituendone nella pratica la capacità decisionale”. Il nostro, però, conclude il ministro dell’Interno, “è un Paese che, anche nel settore delle amministrazioni pubbliche, ha sviluppato anticorpi”.


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NORDIO: “PER PREVENIRE MENO BUROCRAZIA

Nella stessa sessione dei Global Days contro la corruzione, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha proposto come possibile soluzione di prevenzione, “una delegificazione rapida e radicale”. “Inasprire le leggi e creare reati non serve a nulla”, anzi- sottolinea il Guardasigilli, “l‘eccesso di burocrazia alimenta le ‘zone d’ombra’. Il potenziale corruttore non va intimidito ma va disamato. Occorre individuare tutta una serie di leggi inutili e dannose e proporne l’abolizione o una revisione integrale. Abbiamo una produzione legislativa in Italia che è dieci volte la media europea“. Quindi, la ricetta del ministro della Giustizia è: “Ridurre le nostre leggi, individuare bene le competenze, semplificare le procedure. Occorre cioè – conclude Nordio – che il cittadino possa bussare a una porta sola avendo davanti un interlocutore ben indentificato con poche leggi chiare. In questo caso il potenziale corruttore più che intimidito sarà disarmato, perchè se quel provvedimento non sarà emanato in modo corretto e nei termini adeguati si saprà di chi è la colpa e quali procedure sono state violate”.

(Le immagini sono prese dal sito web del ministero degli Affari Esteri)

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