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Libia, Renzi: “Non è tempo di forzature, decide il Parlamento”

"Il lavoro delle Nazioni Unite per raggiungere un accordo solido e stabile sul Governo è ancora in pieno svolgimento. Abbiamo bisogno di una soluzione equilibrata e duratura"

Pubblicato:05-03-2016 12:26
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:06

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Matteo Renzi

ROMA – “I media si affannano a immaginare scenari di guerra italiana in Libia che non corrispondono alla realtà. La situazione in Libia infatti è sempre molto delicata. Il lavoro delle Nazioni Unite per raggiungere un accordo solido e stabile sul Governo è ancora in pieno svolgimento. Abbiamo bisogno di una soluzione equilibrata e duratura. Solo a quel punto potremo valutare, sulla base della richiesta di un governo legittimato, un impegno italiano, che comunque avrebbe necessità di tutti i passaggi parlamentari e istituzionali necessari. Dunque questo non è il tempo delle forzature, ma del buon senso e dell’equilibrio”. Lo scrive sulla E-news il premier Matteo Renzi.

Guerra è una parola drammaticamente seria, non bisogna evocarla con facilità. A maggior ragione dopo ciò che è accaduto a Sabrata dove due nostri connazionali, in ostaggio di milizie irregolari ormai da mesi, hanno perso la vita in circostanze tragiche, ancora da chiarire completamente. I loro due colleghi sopravvissuti stanno rientrando in Italia in queste ore. Ma anche questa tragica vicenda – per la quale ci stringiamo insieme a tutti gli italiani alle famiglie delle vittime – dimostra una volta di più che la guerra è una parola drammaticamente seria per essere evocata con la facilità con cui viene utilizzata in queste ore da alcune forze politiche e da alcuni commentatori. Prudenza, equilibrio, buon senso- sottolinea-: queste le nostre parole d’ordine, ben diverse da chi immagina di intervenire in modo superficiale e poco assennato. Quando ci sono vicende del genere mi piace pensare che l’Italia risponda tutta insieme, senza volgari strumentalizzazioni di parte, ma con la consapevolezza di essere prima di tutto una comunità. Le singole divisioni partitiche vengono dopo”.


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