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Il dehor e gli altri: la sottile linea rossa di Bologna

In centro a Bologna è in corso una battaglia per lo spazio pubblico: un tutti contro tutti, tra dehors che si fanno la 'guerra' e clicisti che chiedono rastrelliere

Pubblicato:02-07-2023 16:08
Ultimo aggiornamento:05-07-2023 14:08

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BOLOGNA – Passeggiando per il Quadrilatero di Bologna, con il suo intreccio di vie costellate di locali e straripanti di turisti, può anche capitare di imbattersi in una sorta di conflitto di frontiera: ovvero il battibecco tra il personale di due ristoranti dirimpettai, provocato da un cameriere “acchiappa-clienti” avvicinatosi un po’ troppo ai tavolini della concorrenza, con i clienti che per un attimo alzano lo sguardo incuriositi e poi si ributtano sulla tagliatella. Occhio a non allargare eccessivamente il raggio d’azione e a non sconfinare, insomma, misurando bene i passi in una di quelle vie della città dove i dehors allestiti su un lato e l’altro della strada quasi si toccano tra loro, lasciando ben poco spazio all’immaginazione e pure al passaggio. Anche Bologna, così, ha la sua sottile linea rossa.

CHE COSA SIGNIFICA ‘LA SOTTILE LINEA ROSSA’

“The thin red line”, prima di dare il titolo al celebre film di Terrence Malick, è un’espressione coniata per raccontare un episodio della guerra di Crimea (1853-1856): il coraggioso schieramento di una scarna linea di soldati britannici di fronte alla carica della cavalleria russa. Bologna, nel 2023, fortunatamente non vive pagine così cruente ma una battaglia in corso c’è: è quella per lo spazio pubblico e la sottile linea rossa, in questo caso, è quella che tenta di resistere all’assedio delle diverse componenti della città che si contendono il centro storico, metro quadrato per metro quadrato.

UN PERCORSO A OSTACOLI TRA DEHORS E CANTIERI

Ci sono per l’appunto i dehors dei locali, con la “tavolinizzazione” esplosa insieme all’impennata del turismo (la stessa che ha importato i camerieri “acchiappa-clienti”, del resto) e favorita dalla deregulation legata all’emergenza Covid. Ci sono i ponteggi e i cantieri, proliferati nell’inseguimento del Bonus 110. C’è chi si sposta in auto o in scooter ed ha necessità di parcheggiare. Poi c’è chi si muove optando per mezzi meno impattanti, in bici o a piedi, ma perfino in questi casi capita di dover sgomitare per avanzare nella selva urbana. 


Del resto, pure i mezzi di soccorso finiscono nella mischia, come mostra il video dell’ambulanza costretta a fare dietrofront non riuscendo a farsi strada tra i tavolini e la folla di via delle Moline. A pochi passi da piazza Maggiore, invece, neanche l’amatissimo Lucio Dalla ha vita facile visto che la stella di marmo che lo ricorda, incastonata nella pavimentazione di via degli Orefici, fa capolino a pochi centimetri dal dehor di turno: già meglio di qualche anno fa, quando gli organizzatori de “La strada del jazz” aprirono una polemica proprio perchè la stella veniva nascosta da sedie e tavolini.

BIDONI E RASTRELLIERE PER BICI?

Emblematica, poi, è la querelle sulla raccolta differenziata di carta e plastica. Il Comune ha deciso di archiviare la raccolta porta a porta, per evitare la contestatissima esposizione dei sacchi en plein air. Ma liberare i portici e le strade da questi rifiuti significa occupare altro spazio, necessario per piazzare quasi 600 cassonetti. Il centrodestra, così, dai banchi dell’opposizione esulta per l’addio al porta a porta ma allo stesso tempo pretende che i cassonetti non tolgano strada ai parcheggi delle auto (e, al contempo, non vuol sentir parlare di riduzione dei dehors). Mentre i ciclisti hanno colto l’occasione per invocare più rastrelliere, visto che in centro spesso non si sa dove legare le bici: considerando che un cassonetto occupa lo stesso spazio di sei posti dedicati alle due ruote, è il ragionamento della Consulta comunale della bicicletta, non si può sostenere che in centro non ci sia spazio per nuove rastrelliere visto che è stato trovato per i bidoni.

LE PUBBLICITÀ E I MONUMENTI ‘COPERTI’

Ma è spazio pubblico, poi, anche quello che si sviluppa in verticale e anche qui non mancano i conflitti. Si pensi alle polemiche sul taglio dei dehors (rieccoli) in piazza Santo Stefano, deciso dall’amministrazione per preservare la vista sulle bellezze monumentali di quell’angolo di città. Oppure alle dispute sui maxi-impianti pubblicitari allestiti sugli edifici in ristrutturazione. Nemmeno il glorioso cinema all’aperto di piazza Maggiore negli anni è risultato immune da critiche, quelle dell’associazione Italia Nostra ad esempio, poichè il grande schermo che ogni sera ammalia migliaia di persone nasconde agli occhi un pezzo del salotto cittadino.

Ogni pezzettino di spazio pubblico guadagnato da qualcuno, insomma, finisce per scontentare qualcun altro e incastrare tutto diventa un rompicapo. Un po’ Tetris, un po’ Risiko. Di certo c’è che, parafrasando proprio Dalla, nel centro di Bologna non c’è più spazio neanche per un bambino…

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