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I medici del 118 al Pronto soccorso? Snami dice no alla Regione Emilia-Romagna

Lo Snami ha rigettato la proposta di accordo avanzata dalla Regione per includere i medici del 118 per gestire l'emergenza-urgenza negli ospedali

Pubblicato:02-07-2022 15:48
Ultimo aggiornamento:02-07-2022 15:49
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BOLOGNA – Non c’è accordo in Emilia-Romagna sulla riorganizzazione dell’emergenza. Con una lettera rivolta all’assessore alla Sanità Raffaele Donini e alle altre sigle sindacali del settore, lo Snami ha rigettato la proposta di accordo avanzata dalla Regione nei confronti dei medici del 118, visti anche come una risorsa da includere nell’emergenza-urgenza degli ospedali. “Non possiamo avvalorare ed alimentare organizzazioni inadatte che ancora alcune aziende vorrebbero poter perpetrare, come quella di invertire il ruolo e le funzioni di medici 118 e medici di pronto soccorso, mettendo contemporaneamente uno a fare il lavoro dell’altro, nella logica della ‘piena integrazione dei doveri, ma solo di quelli'”, mette in chiaro nella missiva il presidente regionale dello Snami Roberto Pieralli.

A distanza di 14 anni dalla precedente intesa, prosegue poi, “non possiamo nemmeno valutare lumiliante proposta regionale secondo la quale un medico di emergenza territoriale dovrebbe operare oltre che nei gravosi compiti di soccorso extra ospedaliero, anche negli ambulatori a bassa criticità per ben 28 euro circa lordi all’ora, tariffa addirittura inferiore a quella già pattuita nel 2006 per un’ora di ambulatorio medico generico della continuità assistenziale che a quell’epoca ne prendeva 32 l’ora. Oggi quei medici stanno invece ricevendo, a differenza di quelli di emergenza, per gli stessi ambulatori, proposte tra i 40 ai 60 euro orari”.

Per Pieralli, “senza il rispetto del rispettivo inquadramento in una logica incentrata sul ‘Best Place to Work’ non ci si meravigli l’emorragia di professionisti continuerà e non possiamo biasimare coloro i quali comprensibilmente scelgono di shiftare in altre branche del sistema pubblico se non direttamente all’attività privatistica, non soggetta alle mille incompatibilità e vessazioni subite nel pubblico“. Il segretario dello Snami si dice del resto consapevole “che potrà apparire paradossale che un’organizzazione sindacale rifiuti di rinnovare un accordo vecchio di 14 anni per mantenere un testo vecchio e scaduto”. Ma “confidiamo che in un prossimo futuro la stessa amministrazione regionale ci sarà riconoscente per aver mantenuto fermi i principi di tutela dei lavoratori e delle loro rispettive forme di inquadramento e formazione, quest’ultima non secondaria ma necessariamente legata a doppio filo all’ espletamento delle diverse mansioni in coerenza con quanto la normativa europea e nazionale”.


Invece, “accettare quella logica che ci viene proposta esiterebbe nella rischiosa possibilità di creare dei
‘dipendenti bonsai’, ‘usa e getta’
, che, fintanto che dura la carenza medici, possono abdicare ai propri compiti contrattuali per inserirsi in sostituzione dei dipendenti specialisti”. Quel modello, è il messaggio a Donini da parte dello Snami, è “impraticabile e fotocopia della stessa metodica surrettiziamente adottata in troppe aziende, con quei risultati che dopo 20 anni sono sotto gli occhi di tutti”.

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