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I lavoratori dell’ex Ilva in sciopero verso la Prefettura

La protesta è stata decisa dopo che l'azienda ha sospeso un lavoratore accusato di aver provocato un incidente il 12 aprile scorso

Pubblicato:02-05-2022 10:39
Ultimo aggiornamento:02-05-2022 19:33

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GENOVA – Lavoratori di Acciaierie d’Italia in sciopero e corteo stamattina a Genova dallo stabilimento di Cornigliano al centro città. Circa duecento i manifestanti dietro alla striscione “Non si può morire di lavoro”. La protesta è stata decisa dopo che l’azienda ha sospeso un lavoratore accusato di aver provocato l’incidente del 12 aprile scorso con una manovra imprudente che avrebbe fatto cadere una bobina durante il sollevamento con un paranco. I sindacati temono si tratti di un preavviso di licenziamento e chiedono il ritiro immediato della contestazione disciplinare, sostenendo che l’incidente, solo uno di una lunga serie nelle ultime settimane, sia dovuto alla totale mancanza di manutenzione e sicurezza da parte dell’azienda.

“Siamo pronti ad andare avanti a oltranza- avverte Armando Palombo, coordinatore della Rsu in quota Fiom- quel macchinario aveva problemi da tempo, lo avevamo già segnalato al Prefetto e l’azienda si era già impegnata a sostituirlo, come dimostra un verbale di una riunione sulla sicurezza dello scorso dicembre”.

Il corteo è partito dai cancelli della fabbrica intorno alle 9.30 ed è diretto in Prefettura. Qui alle 16 il prefetto, Renato Franceschelli. aveva già convocato in precedenza il tavolo sulla sicurezza in fabbrica, dopo gli incidenti e le proteste delle scorse settimane. Non è escluso che una delegazione di lavoratori e rappresentanti sindacali venga ricevuta anche in tarda mattinata, per dare seguito alla richiesta di reintegro immediato del lavoratore sospeso.


IN CORTEO A GENOVA ANCHE DELLO STROLOGO E CRUCIOLI

C’è anche il candidato sindaco del campo progressista a Genova, Ariel Dello Strologo, stamattina in piazza con i lavoratori ex Ilva. “La politica può fare molto- dice ai giornalisti- richiamare intanto l’azienda a tutta una serie di impegni assunti in passato che ancora adesso aspettano di essere assolti e, poi, soprattutto, un’attenzione molto forte alla sicurezza sul lavoro, che oggi, in questo stabilimento, continua a essere un problema importante”.

Dello Strologo ricorda che “ieri, in occasione del primo maggio, al di là dell’espressione di vicinanza ai lavoratori che anche oggi voglio manifestare, ho chiesto un incontro con la dirigenza dell’azienda perché vorrei capire, da un lato, gli sviluppi, se intendono continuare a investire in questa città, garantire e possibilmente anche incrementare l’occupazione, dall’altro vorrei sottolineare l’importanza di garantire le regole di sicurezza al lavoro quotidiano”. Il candidato sindaco giallorosso, in passato, era stato duramente contestato dalla Fiom per le sue parole su una possibile ridestinazione di una parte di aree ex Ilva, al momento vincolate allo stabilimento da un accordo di programma. “Ricordo che esistono dei precisi impegni da parte dell’azienda che devono essere rispettati- spiega Dello Strologo- penso che tutta la città sarebbe molto contenta se l’azienda crescesse e aumentasse i posti di lavoro. Ma se così non fosse, io avevo posto il problema di non lasciare abbandonati spazi utili alla città e immaginare soluzioni alternative”.

In manifestazione anche il candidato sindaco anti Draghi, Mattia Crucioli: “Lo Stato aveva buone intenzioni ma poi le ha abbandonate per strada, ci ha messo dei soldi, ma lascia che di fatto Arcelor Mittal continui a farla da padrone: non c’è un piano industriale, non c’è chiarezza, e ci sono poi queste ripicche nei confronti del sindacato, che fa quello che deve e si occupa anche di sicurezza”.

Il senatore dell’Alternativa ricorda che “nello stabilimento di Genova ci sono impianti che avrebbero bisogno di ben altre misure di sicurezza”. Anche lui, infine, si concentra sul futuro delle aree: “Penso che l’acciaio non possa essere dismesso, è un asset strategico per l’Italia e per Genova e quindi bisogna tornare a investire seriamente nell’impianto per consentire di avere una filiera completa di prodotti, a partire dalla cosiddetta banda stagnata fino alla produzione di scatolame, ma per fare questo servono impianti al passo coi tempi e all’altezza della sfida”.

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