NEWS:

Mare, l’Ong keniana: “Così salviamo le tartarughe dalla plastica”

In riva all'Oceano Indiano c'è una clinica speciale dove Casper Van de Geer, biologo marino olandese, insieme con 19 collaboratori locali, cura le testuggini in difficolta'

Pubblicato:15-01-2018 17:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Ripeschiamo sempre piu’ tartarughe in fin di vita per aver ingerito buste di plastica, trasportate dalle onde e ormai incapaci di immergersi”: a parlare con la DIRE e’ Casper Van de Geer, biologo marino olandese, animatore dell’ong keniana Watamu Turtle Watch.
In riva all’Oceano Indiano gestisce una clinica speciale dove, insieme con 19 collaboratori locali, cura le testuggini in difficolta’. “Ormai – spiega – almeno il 15 per cento degli esemplari che riabilitiamo ha ingerito buste o altri rifiuti che possono occludere l’intestino o perforarlo o anche causare avvelenamento con il rilascio di sostanze tossiche”.
Il mese scorso Van de Geer ha seguito a Nairobi i lavori di un vertice del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep) dedicato al contrasto dell’inquinamento da plastica negli oceani. Ministri e rappresentanti di decine di Paesi si sono impegnati a intervenire a tutela degli ecosistemi marini, anche se non con un documento vincolante.
Secondo Van de Geer, “bisogna vedere fino a che punto le promesse si tradurranno in azioni concrete”. Di certo, l’emergenza e’ allo stesso tempo locale e globale. Secondo un rapporto Nazioni Unite pubblicato nel 2017, infatti, ogni anno negli oceani sono scaricati tra i 4 milioni e 800mila e i 12 milioni e 700mila tonnellate di rifiuti di plastica. Dati confermati dall’esperienza quotidiana degli attivisti di Watamu Turtle Watch. “La moria di pesci puo’ compromettere i mezzi di sussistenza delle comunita’ locali” sottolinea Van de Geer. “Poi c’e’ il nodo del turismo, finora alimentato dal fascino della biodiversita’ marina”.
Il parco marino di Watamu si trova a pochi chilometri da Malindi, una localita’ turistica amata e frequentata anche dagli italiani. Nell’area, pero’, anche a causa dei timori suscitati da alcuni attentati che si sono verificati in Kenya, tra il 2011 e il 2015 il numero degli arrivi si e’ ridotto in una misura compresa tra il 35 e il 40 per cento. “Un motivo in piu’ per definire accordi internazionali che impongano una gestione sostenibile dei rifiuti” sottolinea Van de Geer: “Dobbiamo puntare tutto sul riciclo”.

2018011501910802316 (1)
201801150191080231601 (1)
201801150191080231604
201801150191080231605
201801150191080231603

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it