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VIDEO | L’Aquila. Chi resta, chi va e chi… arriva: a 10 anni dal terremoto i cittadini di domani

Le storie di chi ha scelto di trasferirsi nel capoluogo d'Abruzzo dopo il terremoto del 2009

Pubblicato:04-04-2019 17:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:19

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L’AQUILA – Venti secondi bastano a sconvolgere una vita. E’ quello che e’ successo a L’Aquila, dove il 6 aprile del 2009, alle 3.32, una scossa di magnitudo 6.3 ha distrutto il capoluogo di regione cambiando il presente e il futuro delle persone che ci abitavano.

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C’e’ a chi “e’ andata meglio” non perdendo famigliari o amici, oppure il lavoro, e magari riuscendo a tornare presto nella propria casa… e a chi meno. Ma a tutti il terremoto ha tolto un pezzo di storia e di vita che non tornera’ mai piu’. Certo prima o poi finira’ questa eterna ricostruzione a cui gli abitanti, volenti o nolenti, si sono abituati, ma la citta’ non sara’ mai piu’ la stessa.


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Sono passati 10 anni da allora e una parvenza di normalita’ a tratti e’ possibile percepirla. La senti quando riapre un locale storico nello stesso punto dove si trovava prima del terremoto o quando per la prima volta dopo 9 anni rivedi il corso pieno di gente a Natale. Bastano alcune ‘Luci d’artista’, una pista di pattinaggio e ti sembra di essere tornato a casa. Le impalcature non le vedi piu’, senti solo la gioia di poter dire “L’Aquila bella me’” (modo di dire tipicamente aquilano in segno di affetto verso la propria citta’).

Eppure a molti questo non è bastato e la pazienza e la speranza, sono venute meno. In tanti dopo il sisma, vuoi per paura, vuoi per mancanza di prospettive future sono andati via, altri invece hanno trovato proprio in L’Aquila la loro nuova casa.







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E’ il caso di Michela, che da Fisciano si e’ trasferita in Abruzzo per lavoro. Si era data due anni di tempo per decidere se andar via o restare. E’ rimasta. Perche’ ha saputo “allungare lo sguardo e guardare la montagna oltre le gru”.

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C’e’ poi Lorenzo, studente in controtendenza, che a L’Aquila e’ arrivato quando molti andavano via. La sua e’ stata ed e’ un’esperienza molto intima con una citta’ di cui nel 2009 a malapena conosceva l’esistenza e della quale ora avverte la ferita, causata dal sisma e non ancora rimarginata, come se fosse la sua.

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O ancora Angelo, marchigiano dal sorriso sempre sulle labbra che grazie al terremoto ha trovato l’amore e una famiglia e che a L’Aquila ha deciso di mettere radici.

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Sono storie dei ‘nuovi cittadini dell’Aquila’, che hanno conosciuto cio’ che era dai racconti di chi c’era prima, ma che scriveranno il futuro di una citta’ nuova. Migliore o peggiore solo il tempo potra’ dirlo.

 

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