ROMA – “Gran parte della comunità scientifica ha confermato che i rischi a scuola sono minimi, perché in questi mesi la scuola si è preparata. E poi si devono valutare anche i rischi di tenerle chiuse: noi rischiamo un disastro dal punto di vista psicologico, educativo, sociologico. Quindi compatibilmente con la situazione epidemiologica dobbiamo provare a tenerle aperte“. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in diretta a ‘Radio anch’io’ su Rai Radio1.
“Un bambino che deve imparare a leggere e scrivere non può farlo da dietro uno schermo, quindi dobbiamo essere molto prudenti ma ricordando anche che i ragazzi hanno diritto ad una parte di normalità, essere motivati, svegliarsi e studiare- ha aggiunto-. Compatibilmente con la situazione epidemiologica, dobbiamo provare a tenere aperte le scuole, anche dove ci sono più limitazioni, perché più ci sono limitazioni fuori, più la scuola diventa sicura dentro. La scuola è la principessa delle attività produttive perché senza formazione questo Paese non ha futuro”.
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“I dati sul contagio sono in possesso delle Asl che li comunicano all’Istituto superiore della sanità che, a sua volta, ogni settimana pubblica un rapporto complessivo in cui ci sono anche i dati relativi alla scuola- afferma la ministra Azzolina-. Nell’ultimo rapporto il dato dei focolai negli istituti era il 3,5% sul totale. Sarebbe molto interessante avere dati più precisi sul numero dei tamponi effettuati e la percentuale di positività, la scuola è un formidabile strumento di tracciamento”.
Azzolina ha precisato di aver chiesto i dati all’Istituto superiore di sanità, aggiungendo però che “solo le Asl possono fornirceli, e in questo momento le Asl sono in affanno“.
“Da metà agosto abbiamo chiesto test rapidi nelle scuole, che sono fondamentali per velocizzare il tracciamento e scoprire gli asintomatici- dice Azzolina-. Il commissario Arcuri ha comprato 13 milioni di test rapidi, ma è importante velocizzare le procedure per evitare di mandare in quarantena intere classi. Il problema è che si deve stabilire chi deve fare i test rapidi agli studenti e come devono essere fatti. C’è un protocollo stilato dall’Iss insieme al ministero dell’Istruzione e della Salute, ma quel protocollo andava bene prima, quando le Asl e il Paese non erano in affanno”.
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