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Fugge dal Senegal, oggi Dahaba cura i cavalli alla reggia di Carditello

Grazie al progetto 'Carditello Solidale' alcuni rifugiati hanno intrapreso un nuovo percorso di inclusione. Alcuni di loro, finito il tirocinio, sono diventati giardinieri

Pubblicato:12-06-2019 17:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:24

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NAPOLI – Nato in Senegal nel 1994, Dahaba Mamadou Lamin ha lasciato il suo Paese nel 2013 per scappare dalla guerra che lo ha visto prigioniero per sei mesi e poi liberato dal Movimento della forza democratica del Casamance. In Senegal ha due sorelle, alle quali invia periodicamente dei soldi per contribuire al loro sostentamento. Oggi Dahaba sta imparando un lavoro grazie alla sua inclusione nel progetto Carditello Solidale che permette ai rifugiati del progetto Sprar di intraprendere un nuovo percorso di inclusione.

Il giovane 25anne dal 15 aprile lavora nella Reggia di Carditello (Caserta) dove ha avuto la possibilità di avviare un tirocinio con la mansione di aiuto stalliere. “Sto imparando a gestire e prendermi cura dei cavalli– ha raccontato Dahaba – dopo aver frequentato corsi di formazione per artigiani dell’alluminio, per pizzaiolo e addetto alla panificazione. Sono arrivato in Italia nel 2015 dopo aver trascorso dei mesi in fuga tra Mali, Niger e Libia. Sono stato accolto dallo Sprar di Santa Maria Capua Vetere e vivo con altri beneficiari in un appartamento a Santa Maria La Fossa. Nel 2017, a due anni dal mio arrivo in Italia, sono riuscito anche a conseguire la licenza media inferiore al Cpia di Caserta”.

Secondo l’Unesco, i beni culturali vanno considerati “un motore dello sviluppo, avendo relazione non solo con l’economia ed il turismo, ma anche con l’inclusione sociale e la qualità della vita”. Ne è convinto Roberto Formato, direttore del Real Sito di Carditello, che ha parlato del progetto di inclusione di Dahaba presentando il progetto di collaborazione tra la fondazione della reggia e il progetto Sprar.


“I beni culturali sono vitali spazi pubblici che si rivolgono alla società intera e, dunque, possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo dei legami e della coesione sociale, nella costruzione della cittadinanza e nella riflessione sulle identità collettive”, ha aggiunto Formato. “Carditello Solidale – ha spiegato Mara Vitiello, presidente della Cooperativa Solidarci – ci vede impegnati nell’attivazione dei tirocini formativi che, da un lato, permettono la crescita formativa e culturale dei rifugiati e, dall’altro, contribuiscono al miglioramento della manutenzione e della fruibilità dei beni artistici e culturali presenti sul nostro territorio. Il valore di questa nostra strategia è stato riconosciuto anche dal Servizio centrale Sprar che l’ha recentemente segnalata come buona prassi nazionale a tutti i progetti di accoglienza italiani. Ma il riconoscimento forse più importante arriva dalla prova dei fatti: alcuni dei primi tirocinanti della Reggia di Caserta, una volta concluso il tirocinio, col sostegno del nostro servizio di orientamento hanno trovato lavoro come giardinieri“.

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