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Comandante, Favino: “La disobbedienza di Todaro può insegnarci tanto oggi” 

Il film di Edoardo De Angelis ha aperto l'80esima Mostra del Cinema di Venezia. L'intervista al regista e al protagonista

Pubblicato:31-08-2023 17:56
Ultimo aggiornamento:01-09-2023 14:43

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LIDO DI VENEZIA – Spazio Campari Lounge: di fronte il Palazzo del Casino, che ospita le conferenza della Mostra del Cinema di Venezia, e dietro di noi la laguna. Non c’è il sole, ma un cielo grigio. Non è Londra, ma il Lido di Venezia. Ad aprire l’80esima Mostra del Cinema è stato il film Comandante’ di Edoardo De Angelis con protagonista Pierfrancesco Favino, nelle sale dall’1 novembre con 01 Distribution.

In ‘Comandante‘ Pierfrancesco Favino interpreta Salvatore Todaro, al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina che nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si trova davanti la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano. Scoppia una breve ma violenta battaglia in cui Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani”.

COMANDANTE, FAVINO: “LA VISIONE DI SALVATORE TODARO È ANCHE LA MIA”

“La visione di Todaro è una visione che io abbraccio personalmente. Quando ho letto la sceneggiatura è una delle cose che ho trovato più mia in assoluto. Vengo da una famiglia che ha sempre tenuto le porte aperte e che ha sempre dato da mangiare a chiunque fosse in difficoltà. Così continuo a vivere, così continuo a tentare di educare anche le mie figlie”, ha raccontato Favino all’agenzia Dire. “Lo ritengo un grande privilegio, forse nella maniera impropria, però è un’equazione di italianità. E nel momento in cui Todaro dice ‘noi siamo italiani’, io ho sentito questo e mi sembrava che fosse già dentro di me. Non entro né nei giudizi né in dinamiche geopolitiche perché immagino siano tantissime e non è il mio mestiere – ha continuato Favino – però mi piacerebbe ovviamente come suggerisce questo film che questo avvenisse”.


COMANDANTE, DE ANGELIS: “SI FA PIÙ FATICA A RESPINGERE PIUTTOSTO CHE AD ACCOGLIERE”

“Io penso che si faccia molto più fatica a chiudere e a respingere piuttosto che ad aprire, ad accogliere poiché aprire accogliere è vero un po’ di fatica la costa però poi quello genera la ricchezza che poi ha determinato la nostra identità di italiani per esempio se io chiudo devo rafforzare le barricate poi devo respingere volevo rincorrere. Tutta fatica sprecata. Alla fine non rimane niente”.

COMANDANTE, FAVINO: “LA DISOBBEDIENZA DI SALVATORE TODARE PUÒ INSEGNARCI TANTO OGGI”

“Todaro ha una grande capacità di guardare al di là dei confini sia del tempo che dello spazio, ha una capacità di sentire, anche quello che non si vede. Ha un grande senso spirituale, nel senso più ampio del termine. Contemporaneamente un cattolico fervente ma uno spiritualista, quindi una persona attratta da tutto ciò che non si vede. Quando lui dice ‘io sento le cose’, ecco quel sentire è una cosa a cui io credo. Una cosa che mi capita capita. E quindi voglio sperare che questa cosa qui non sia desueta. Certo, l’educazione sentimentale delle persone ha bisogno di azioni per essere nutrita. E il cinema è una delle cose che può nutrire le persone da questo punto di vista”, ha detto ancora Favino.

Per l’attore “questa storia oggi può avere un’influenza, quindi indipendentemente dal fatto che lui sia vivo o no. Tra l’altro lui aveva previsto la sua morte, quindi ti direbbe ‘guarda, lo sapevo che non sarei stato qui’. Però sicuramente – ha proseguito – questo suo gesto ci ha qualcosa da insegnarci ancora oggi. Evidentemente se ne stiamo parlando e ne sto parlando in questi termini vuol dire che la forza di quella disobbedienza, perché di questo si tratta, ha lasciato una traccia”, ha concluso Favino.

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