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De Angelis a Venezia 80 con ‘Comandante’: “Le leggi del mare non si infrangono”

Il film con Pierfrancesco Favino apre oggi la kermesse cinematografica

Pubblicato:30-08-2023 18:36
Ultimo aggiornamento:31-08-2023 15:51

PIERFRANCESCO-FAVINO-DE-ANGELIS
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LIDO DI VENEZIA –  “Spero che chi vedrà ‘Comandante’ pensi all’esistenza di leggi eterne immutabili, come le leggi del mare, che non vanno infrante“. Così Edoardo De Angelis, che con il suo film ‘Comandante‘ inaugura l’80esima Mostra del Cinema di Venezia, sollecitato da una domanda su un possibile commento del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al film, atteso in Sala Grande per la cerimonia di apertura.

In ‘Comandante‘ Pierfrancesco Favino interpreta Salvatore Todaro, al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina che nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si trova davanti la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano. Scoppia una breve ma violenta battaglia in cui Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani”.

“Tutto nasce in un’estate difficile, in cui è scoppiato nel nostro Paese questo disonore di disattendere le regole del mare, di soccorrere chi ha bisogno. C’era un clima sprezzante. La storia di Todaro ci è sembrata una risposta perfetta, perché la storia del Mediterraneo è una storia di soccorsi. Una storia che ci restituisce l’onore che stavamo perdendo con i social che pullulavano di cose putride. Io non ne volevo far parte”, ha detto Sandro Veronesi, co-autore insieme a De Angelis dell’omonimo libro.


“Questa era una storia vera e abbiamo avuto anche la possibilità, grazie alla famiglia, di avere gli effetti personali di Todaro. Abbiamo potuto conoscere tante sfumature di lui che, sacrificandosi, aveva messo il servire la patria davanti alla famiglia e le regole del mare davanti al servire la patria”, ha concluso lo scrittore.

De Angelis si è imbattuto in questa storia nel 2018, “in occasione del 123esimo anniversario della Guardia Costiera- ha spiegato proprio il regista- quando l’ammiraglio Pettorino ha ricordato la storia di Todaro, come se fosse una parabola, raccontando di questo Comandante che affondava il ‘ferro’ nemico ma salvava gli uomini. Da qui è nata l’esigenza di scriverne un libro e poi di fare un film. Quando ho ascoltato quelle parole mi sono commosso. Fin da subito mi sono apparse chiare due cose: la prima era l’idea della forza come capacità di correre in soccorso, per me questo è l’uomo forte e per questo ho deciso di raccontare la sua storia; e poi cosa volesse dire essere italiani. Ho pensato che se salvare uomini in mare vuol dire essere italiani allora voglio esserlo”, ha concluso il regista di ‘Indivisibili’ e ‘Il vizio della speranza’.

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