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Minori, Protocollo Napoli: “Nelle Ctu degli psicologi focus su violenza domestica”

"Tavoli multiprofessionali ottimi per condividere orientamenti, non per le procedure tecniche"

Pubblicato:31-03-2022 17:42
Ultimo aggiornamento:31-03-2022 17:57

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NAPOLI – “L’iniziativa – definita come ‘multiprofessionale’ e che metterebbe al centro della discussione una metodologia d’intervento che riguarda una sola specifica professionalità, chiamando le altre a discuterne e ad avallarne l’impostazione – a nostro parere non tutela l’autonomia professionale degli psicologi perché coinvolge nell’elaborazione tecnica di linee guida attinenti alla sola professione psicologica soggetti terzi, con altro tipo di formazione e compiti e interessi istituzionali differenti, come i tribunali e l’ordine degli avvocati. L’autonomia tecnico-scientifica delle Ctu in cui gli psicologi e ogni altro professionista hanno per definizione un ruolo super partes implica doveri di fedeltà solo alle proprie impostazioni e metodologie tecniche, avallate dalla comunità scientifica di riferimento”. Lo chiarisce alla Dire il comitato tecnico scientifico di Protocollo Napoli relativamente alla decisione dell’ordine degli Psicologi della Campania di costituire un tavolo tecnico con psicologi, avvocati, medici, Tribunale ordinario e per i Minorenni per elaborare linee guida e prassi operative allo scopo di tutelare minori e adulti coinvolti in procedimenti giudiziari.

“Affrontare la specificità della tematica proposta e la correlazione tra i propri strumenti con quella tematica – chiariscono Caterina Arcidiacono, Antonella Bozzaotra, Gabriella Ferrari Bravo, Elvira Reale, Ester Ricciardelli – dovrebbe restare un compito di pertinenza di ciascun Ordine, in un dibattito interno che riservi l’elaborazione di linee guida inerenti la professione ad un confronto nell’ambito dell’Ordine, così come avviene per tutte le professioni, e in linea con il lavoro che sta svolgendo su questi temi il Consiglio nazionale Ordine degli psicologi. Altro sarebbe costituire un tavolo tecnico multiprofessionale finalizzato ad affrontare il tema individuato come “crisi della famiglia e delle relazioni genitoriali” con l’obiettivo di condividere orientamenti generali che riguardano l’approccio a una tematica comune, ferme restando le autonomie rispetto alla materia del proprio agire tecnico. In tal caso vanno inclusi nella definizione degli argomenti al centro di un confronto multiprofessionale i temi del conflitto nella coppia genitoriale e della violenza domestica, anche come violenza assistita e rivittimizzazione nell’ambito del processo civile e penale”.

A questo proposito, osservano, “il Comitato tecnico scientifico del Centro Studi e Ricerche ‘Protocollo Napoli’ ha proposto a suo tempo ai massimi referenti del Tribunale ordinario, del Tribunale per i minorenni e altri operatori istituzionali la creazione di un tavolo di discussione per la condivisione di principi e regole comuni nell’affrontare – nella cornice del contrasto alla violenza maschile contro le donne, in linea con la Convenzione di Istanbul e il piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-23 – i percorsi sociali, psicologici e giudiziari che le donne (più spesso madri) vittime di violenza intraprendono quando denunciano e/o si separano da uomini violenti. Un tavolo tecnico in cui dovrebbero essere inclusi i principali protagonisti del contrasto alla violenza domestica, a partire dai centri anti-violenza, le associazioni scientifiche di prevenzione e contrasto contro il fenomeno dilagante della violenza alle donne e ai bambini. Sono proprio queste professionalità con esperienze acquisite sul campo del contrasto alla violenza contro le donne che possono intervenire a pieno titolo di efficacia con le forze dell’ordine, le varie istituzioni giudiziarie, i servizi e gli Ordini, con la mission, validata al livello internazionale, di formare/informare/sensibilizzare gli operatori dei vari contesti perché, in piena autonomia, tutte le professioni accolgano nelle loro metodologie e prassi specifiche gli orientamenti che servono a individuare, mettere in evidenza e contrastare le condotte violente”.


In questo tavolo tecnico, spiegano, si devono poter prefigurare degli obiettivi comuni come “giungere a saper valutare il discrimen tra conflittualità e violenza, valutare i comportamenti delle donne, alla luce dei diritti delle vittime inquadrati nella Convenzione di Istanbul, espungere dalle consulenze i costrutti ascientifici o comunque occultanti la violenza contro donne e minori (la PAS o l’AP, il criterio dell’accesso quale misura generalizzata per valutare l’idoneità genitoriale), posizionare al centro di ciascuna operatività l’ascolto diretto del minore ed il rispetto per la sua volontà, valutando il suo best interest in termini di cura, sicurezza e tutela della salute, escludere interventi costrittivi sui minori, forieri di traumi certi ed attuali, quando non vi siano in gioco rischi per la vita”.

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