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VIDEO | Colombia, German Graciano: “La mia San José sulla via della pace”

Parla rappresentante comunità, premio volontario dal sud Focsiv

Pubblicato:30-11-2019 17:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:41

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ROMA- “Alla richiesta di rispettare i diritti umani e sociali il governo della Colombia risponde inviando esercito e polizia; non c’è alcuna volontà di applicare l’accordo del 2016”: a denunciarlo in un’intervista con l’agenzia Dire è German Graciano Posso, portavoce della Comunità di pace di San José de Apartadò, insignito oggi a Roma del premio Volontario dal Sud. Secondo l’attivista, volto di un’alleanza di “campesinos” del dipartimento di Antioquia che da oltre 20 anni ha scelto di rispondere con la neutralità e la nonviolenza alle incursioni di gruppi ribelli, esercito e paramilitari, l’esecutivo del presidente Ivan Duque “non ha alcuna volontà di attuare una pace vera” e di rispettare l’intesa sottoscritta dal suo predecessore Juan Manuel Santos con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).

Si fanno solo gli interessi delle imprese e delle multinazionali – denuncia Graciano – e si impongono con la forza le privatizzazioni, della terra ma anche dei servizi sanitari e dell’istruzione, nonostante l’opposizione dei nativi e dei leader sociali”. Trentasette anni, agricoltore, l’attivista è ospite a Roma della Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario (Focsiv) che organizza il premio. La sua è una storia personale dolorosa, una delle tante nella Comunità. Tredici suoi familiari, anche il padre e due fratelli, sono stati uccisi per la scelta della nonviolenza. “L’ultima volta che hanno tentato di assassinarmi è stato due anni fa” ricorda Graciano. Padre di tre figli, è entrato a far parte della Comunità nel 1999, diventandone rappresentante legale nel 2013. Nel corso di questi anni, a San José sono stati uccisi oltre 300 attivisti. Graciano stesso è da tempo nella lista nera delle Autodefensas Gaitanistas de Colombia (Agc), un gruppo paramilitare legato ad alcune unità dell’esercito di Bogotà. All’offerta di avere una scorta armata, però, ha sempre opposto un rifiuto. Nel suo villaggio, Porvenir, che in spagnolo vuol dire “avvenire”, ci sono invece i volontari dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: il loro compito è accompagnare e proteggere, con la presenza e la testimonianza, i difensori dei diritti umani. Secondo l’organizzazione Indepaz, in Colombia dalla firma degli accordi di pace del 2016 sono stati assassinati oltre 700 “leader sociali”. Uno degli ultimi agguati è avvenuto a Tacueyo, nel dipartimento di Cauca, questo mese: insieme con la governatrice Cristina Bautista sono state uccise quattro guardie volontarie della sua comunità.

ETIOPIA, LONGHI: “IO, COOPERANTE PERCHÉ NON SIANO MAI PIÙ SCHIAVE”

Dagli scout a 11 anni nella sua Foggia al servizio per i migranti nello Sprar di Bologna, fino all’impegno all’estero, al fianco delle lavoratrici dell’Etiopia: è la parabola di Giampaolo Longhi, 32 anni, vincitore del Premio volontario internazionale Focsiv 2019, conferito oggi a Roma. “Tante di queste ragazze sono state vittime di schiavitù” spiega all’agenzia Dire raccontando del suo impegno: “Il nostro lavoro è aiutarle a costruirsi un futuro, riqualificandole sul piano professionale affinché una volta rientrate in patria possano reintegrarsi”.


Longhi è in Etiopia con Comunità volontari nel mondo (Cvm), una ong della rete della Federazione organismi cattolici servizio internazionale volontario (Focsiv) che opera nel Paese africano dal 1980. Durante la cerimonia di premiazione, all’Istituto Vaccari, è mostrato un video con i volti delle ragazze. “Vanno via a causa delle difficoltà economiche, ancora minorenni, affrontando viaggi pericolosi” dice il cooperante: “In tante si dirigono in Paesi arabi dove finiscono per lavorare come schiave, senza alcuna tutela”. Secondo Longhi, per chi riesce a rientrare “la sfida è integrarsi, crearsi opportunità per avere una propria vita nelle regioni di origine”. Con la Dire il cooperante parla anche di una campagna per i rimpatri avviata ad Addis Abeba dal governo di Abiy Ahmed, di recente insignito del Premio Nobel per la pace. “L’Etiopia sta facendo leva su accordi bilaterali che garantiscano tutele in alcuni dei Paesi verso i quali c’è una migrazione forte” dice Longhi.

“A oggi queste intese sono però solo tre, troppo poche, e accade allora che siano organizzati rimpatri di ragazze in difficoltà per scoraggiare la scelta di canali illegali”. Nato a Foggia, scout dall’età di 11 anni, Longhi si è laureato in Economia aziendale nella sua città. Poi ha studiato gestione di fondi europei, frequentando a Varsavia un master in “project management”. La tappa successiva è Bologna, dove lavora con la cooperativa Camelot, impegnata per l’integrazione. Longhi segue in particolare il Progetto Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, e il Fami, il Fondo asilo, migrazione e integrazione. Un percorso che ha trovato forme ed energie nuove in Etiopia, sottolinea Longhi: “Vogliamo creare reti di associazioni di lavoratrici domestiche che promuovano la tutela dei propri diritti; poi bisogna far sì che il governo adotti la Convenzione dell’International Labour Organization e che sia costituita una rappresentanza, all’interno del sindacato nazionale, che sia di garanzia”.

DANDINI (ISTITUTO VACCARI): “DARE BUONE NOTIZIE, ESEMPI”

“Tanta cattiva stampa mette in prima pagina sempre notizie negative; ai nostri ragazzi servono invece esempi positivi, bisogna cambiare anche per loro”: lo ha detto Saveria Dandini de Sylva, presidente dell’Istituto Vaccari, ospite oggi della ventiseiesima edizione del Premio volontariato internazionale Focsiv. “Nei giornali purtroppo, in tanta cattiva stampa, si mettono in prima pagina sempre notizie negative” ha denunciato la dirigente. “Sono anni che chiedo di mettere in prima pagina anche anche notizie positive: facciamolo per i nostri ragazzi”.

Dandini ha chiesto, con una domanda retorica: “Senza esempi positivi come faremmo?” La dirigente ha ricordato la storia dell’Istituto, nato a Roma nel 1936 per sostenere la riabilitazione di persone disabili: “Tanti studenti delle scuole superiori vengono qui per 15 giorni a vivere con i nostri ragazzi; oggi c’è bisogno di riconoscere che i valori danno frutti”. Il Premio prevede quest’anno tre sezioni: Volontario internazionale, Volontario del Sud e il concorso fotografico Ibo Italia Instagram Contest 2018-9.

BARTOLO: “A CASA LORO ABBIAMO FATTO QUELLO CHE VOLEVAMO”

“Adesso alziamo muri e diciamo ‘l’Europa agli europei’ ma ‘a casa loro’ abbiamo fatto tutto quello che abbiamo voluto”: a parlare, di Africa e migranti, “che non sono flussi ma persone”, è Pietro Bartolo, dirigente medico ed eurodeputato. L’occasione è, oggi a Roma, all’Istituto Vaccari, la ventiseiesima edizione del Premio volontariato internazionale Focsiv. Il parlamentare, che si definisce “pescatore” e “lampedusano”, ricorda come il suo impegno di responsabile del primo soccorso l’abbia portato ad assistere in 30 anni sull’isola siciliana circa 350mila persone, nella grandissima maggioranza giunte attraversando il Mediterraneo. “Tanta gente è morta per avere una vita un po’ migliore che nel suo Paese” dice Bartolo. “Se scappano la responsabilità è nostra, del mondo occidentale, che si è arricchito alle loro spalle e che ha considerato il loro continente come un ipermercato dove tutto è gratis”. L’eurodeputato, del Partito democratico, cita un dibattito all’assemblea di Strasburgo e la tesi avanzata da una deputata secondo la quale l’Europa spetterebbe agli “europei”. “Una persona davvero piccola” accusa Bartolo: “Noi abbiamo fatto tutto quello che abbiamo voluto ‘a casa loro’; e siamo stati noi ad andare prima da loro, non il contrario”.

Nel suo intervento, in riferimento al Premio Focsiv, l’eurodeputato evidenzia il valore della solidarietà e del lavoro dei volontari, a volte molto giovani. “Dopo il 1997 a Lampedusa ne sono arrivati tantissimi, almeno 6mila” calcola Bartolo. Convinto che il loro esempio vada contrapposto a cattiva politica e falsificazioni, anche semantiche. “Oggi spesso si parla di clandestini, di migranti economici, di migranti climatici” denuncia il parlamentare. “Ultimamente li chiamano flussi, ma invece sono persone, donne, uomini”. Bartolo, che si definisce “il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo”, richiama infine le responsabilità dell’Italia. “Gli accordi con la Turchia sono stati sottoscritti dall’Europa – denuncia il deputato – ma quelli con la Libia, con criminali e delinquenti, sono stati firmati direttamente da noi”.

MONS. BRESSAN: “PREMIO FOCSIV INCORAGGIA GENEROSI”

Un incoraggiamento a chi si impegna per gli altri, anche in altri Paesi e continenti, e un modo per evidenziare che “la generosità nel nostro mondo non è scomparsa”: questo, secondo monsignor Luigi Bressan, arcivescovo emerito di Trento, il significato del Premio del volontariato internazionale di Focsiv. Secondo il presule, intervistato dall’agenzia Dire a margine della cerimonia di assegnazione, all’Istituto Vaccari di Roma, “nel mondo intero siamo un’unica famiglia e saperci aiutare fa crescere le persone”. Un invito speciale è rivolto ai giovani, sottolinea monsignor Bressan: “Il Premio è un incoraggiamento a chi fa volontariato e allo stesso tempo un modo per far sentire che non pensiamo che in un mondo individualista sia scomparsa la generosità”. Secondo l’arcivescovo, rappresentante della Conferenza episcopale italiana presso Focsiv, “nei giovani troviamo tanto e bisogna aiutarli a esprimerlo”.

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