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L’economista Rotondi sui tassi di interesse: “Potrebbero salire ancora”

"Negli Usa la paura potrebbe influenzare i mercati, con il rischio di ulteriori problemi a livello bancario"

Pubblicato:30-03-2023 12:11
Ultimo aggiornamento:30-03-2023 12:16
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VITO-ROTONDI
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ROMA – L’economista Vito Rotondi legge senza drammi l’ulteriore innalzamento dei tassi da parte della Fed (+0,25%) per rallentare l’inflazione, tanto da considerare di rilievo la dichiarazione attenuata della Fed che “ulteriori rialzi potrebbero essere appropriati”. Ciò accadrebbe, inoltre, in un “sistema bancario, quello americano, solido e resiliente, con la disponibilità confermata degli Stati Uniti a intervenire per proteggere le banche piccole” sempre nelle dichiarazioni di Jerome Powell, presidente Fed.

Analizzando nel dettaglio la contingenza, Rotondi considera comunque che “i recenti eventi peseranno sulla crescita”, riferendosi alle turbolenze generate sul mercato americano, e non solo, dal crac dell’istituto di credito legato al mondo delle start up, ma tutto ciò non è sufficiente a vedere criticamente in modo negativo la prosecuzione del rialzo dei tassi come unica causa della incombente recessione, senza considerare tutto il resto”.

“Certo è che l’ultimo rialzo, seppure uno 0,25% sia una stretta minima per contrastare l’inflazione, “porta il costo del denaro tra il 4,75% e il 5% e induce a correggere in diminuzione le stime di crescita dell’economia Usa al +0,4% nel 2023 con un tasso atteso di disoccupazione del 4,5% e al +1,2% nel 2024. La chiusura del 2023 vede tassi di interesse al 5,1% e del 2024 potrebbe definirsi al 4,3%. Nelle tabelle dot-plot della Fed l’inflazione è alta con prezzi al consumo 2023 al +3,3% (+3,1% stima dicembre) Pce Core +3,6% vs precedente +3,5 per cento”.


Se questo è il lato meno incoraggiante dell’operazione della Fed, occorre considerare che “una pausa nei rialzi avrebbe potuto suggerire una lettura negativa dei mercati con il rischio di ulteriori segnalazioni di problemi nelle banche– sottolinea Rotondi- La politica monetaria della Fed nei fatti si adatta alla percezione della volatilità e agli sviluppi incerti aggravati da tensioni. Quindi– conclude l’economista- nella tutela dei rischi prevalgono le considerazioni sui dati rispetto ai pregiudizi sulle politiche”.

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