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Dalla politica ad Amadeus, Sinner alla prova dello showbiz

Dopo il trionfo, tutti lo vogliono. Ce la farà a salvarsi dal circo del successo?

Pubblicato:30-01-2024 13:35
Ultimo aggiornamento:30-01-2024 13:36

jannik sinner
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ROMA – Da Fiumicino a Palazzo Chigi c’è una trentina di chilometri. Quaranta minuti di macchina, senza traffico romano. Quindi anche un paio d’ore. Però Jannik Sinner è atterrato alle 13, per le 15.40 ce la dovrebbe fare in scioltezza. Lo aspetta Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio è la prima tappa istituzionale del Tour frenetico che la nuova star del tennis mondiale dovrà affrontare, turno dopo turno, come un faticoso Slam da vincere ad acido lattico e fuso orario non smaltiti. Giovedì salirà al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme ai compagni di squadra della Coppa Davis per celebrare il trionfo di Malaga. In mezzo, ai lati, prima durante e dopo, la centrifuga degli shooting, degli incontri “segreti”, in una specie di gioco dell’oca che ai giornalisti sarà svelato per “soffiate”, una casella dopo l’altra. La scarnificazione a mezzo stampa è un rituale, non ci si può sottrarre: dove dorme il campione? Dove ha mangiato il campione? Con chi s’è intrattenuto il campione? Ha fatto pipì, il campione? Il segreto, nella fattispecie, è avere accesso all’agenda del presidente della Fitp, Angelo Binaghi. Sarà la sua ombra per tutta la permanenza in patria del beniamino tricolore, a cui pochi mesi fa si rinfacciava nientemeno d’essere un “caso nazionale” per aver saltato un turno di Coppa Davis.

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Dopodiché, in attesa che un torneo giunga a salvarlo (s’è cancellato dall’Atp di Marsiglia, e i francesi non l’hanno presa benissimo) dovrà gestire il circo della notorietà acquisita in Australia, col surplus identitario del made in Italy da spendersi ancora caldo. Un tritacarne il cui apice sarebbe Sanremo.


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Gliel’hanno chiesto già a Melbourne, col trofeo ancora in mano, vista imprescindibilità dell’evento. Amadeus, altro che Mattarella. E lui, Sinner fino al midollo, ha opposto un cortese: “Non credo di andarci, cantare e ballare non fanno per me. Io gioco a tennis”. I più sgamati hanno sogghignato davanti a tanta ingenuità. Nel pomeriggio, difatti, è arrivato l’invito ufficiale. Una forma di pressione che in Italia in pochi possono permettersi di respingere. Il punto è: Sinner può essere l’unicorno che non solo vince sul campo, ma che riesce poi a surfare sull’onda del successo senza finire a testa in giù, travolto? Viene da pensare a Berrettini, l’unico italiano della storia in finale a Wimbledon, che all’Ariston fece passerella prima di infilare una sfortunatissima sequela – non correlata – di infortuni e paparazzate dolose. Ma è una via crucis che hanno percorso, chi più chi meno, tutti i pluri-medagliati olimpici, dai glitter di Federica Pellegrini e Goggia ai carneadi dell’oro e via, consumati da una fama espressa. Salvo chi regge. Sinner è per fisiologia, storia, contesto, e mentalità, l’uomo che potrebbe riuscire a battere lo star-system. A nascondersi dalle luci sotto il cappellino. A monetizzare, come già faceva prima, prestandosi da testimonial con l’imbarazzo della scelta, ma sempre con l’etica della catena di montaggio. Fatica, lavoro, abnegazione. Misurando il mondo con la metrica che mette uno Slam quasi sullo stesso piano d’un Challenger. Il “processo” lo chiama lui. Verso l’infinito e oltre, con i piedi radicati a terra, se le leggi della fisica lo permettessero. Ha fatto fuori Djokovic due volte in tre mesi, ora vediamo se ci riesce con lo showbiz. 

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