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VIDEO | Ricorso in Cassazione per il piccolo Gio, la mamma: “In comunità si sta spegnendo”

Il piccolo le venne tolto nel giugno del 2022 "con modalità crudeli"

Pubblicato:30-01-2024 13:15
Ultimo aggiornamento:30-01-2024 16:45
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mamma zie bimbo prelevato a ischia
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ROMA – Deborah vede suo figlio, collocato in casa famiglia, una volta al mese, videoregistrata, lei e sua figlia maggiore, sorella del piccolo Gio che passerà il suo secondo compleanno in comunità. Il bambino venne prelevato il 29 giugno 2022 con modalità “crudeli, mentre la mamma veniva trattenuta in una stanza”, come ha ricordato alla Dire l’avvocato Domenico Morace che oggi a Roma ha presentato ricorso in Cassazione.


“Abbiamo impugnato il provvedimento della corte di Appello di Milano. L’indirizzo dato dal legislatore- ha ricordato il legale- è che un bambino sia allontanato dalla propria casa ed affetti solo in caso di grave e imminente pericolo, e che una volta cessato debba ritornare”. Nella prassi, questa osservanza alla legge, ha sottolineato l’avvocato, è sempre disattesa.

A tutto questo nel caso di mamma Deborah si aggiunge un altro elemento che il legale ha rimarcato: “La signora ha due figli con due uomini, è una buona madre per la figlia maggiore che vive con lei e non c’è alcuna conflittualità” con il padre, mentre viene ravvisata conflittualità con il padre del piccolo che è in realtà una violenza poi trasformata in conflitto per giustificare l’allontanamento del minore”.


Morace ha aggiunto: “Conta che la signora sia una buona madre verso i suoi figli e non dei suoi rapporti o, come in questo caso, valutare negativamente se si è rivolta alla stampa”.

“Gio vuole tornare a casa”, ha ricordato mamma Deborah che questa mattina davanti alla Cassazione è arrivata presto, accompagnata da sua figlia maggiore, dalle zie del piccolo prelevato ad Ischia e altre mamme. Mostra l’albero di Natale fatto da Gio, c’è scritto ‘voglio tornare a casa’. “E’ spento, freddo” lo ha descritto Deborah che in comunità vede suo figlio spegnersi piano piano, “ha paura di parlare davanti agli operatori” e “io ho paura”, ha ammesso in attesa del verdetto che dalla Cassazione arriverà a breve, in qualche settimana. “Io ho denunciato violenza- ha ricordato Deborah- io non sono conflittuale. Chi paga tutto questo sono i bambini”.

Hanno fatto bene le testate giornalistiche ad occuparsi di questo caso, deve esservi un controllo democratico sull’operato della giurisdizione– ha concluso l’avvocato Morace- difendendo queste donne e bambini noi difendiamo una cultura del rispetto contro quella della prevaricazione”.

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