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Tunisia, a Meknessi proteste per chiedere lavoro e sviluppo FOTO

Secondo dati dell'Istituto Nazionale di Statistica nel Governatorato di Sidi Bou Zid la disoccupazione è in costante aumento dal 2004

Pubblicato:29-01-2017 11:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:50

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TUNISI – Sit-in, blocchi stradali e proteste si susseguono da mesi nella città di Meknessi, nel governatorato di Sidi Bou Zid, al centro della Tunisia.

Il 13 gennaio scorso diversi movimenti sostenuti dal sindacato UGTT hanno proclamato uno sciopero generale per chiedere politiche locali di sviluppo e occupazione. Ed è ancora in corso il presidio dei disoccupati diplomati di “Harimna” (letteralmente “siamo invecchiati”), che anche ieri si è dato appuntamento insieme ad altri movimenti davanti alla sede del Comune.

“Per noi non c’è una grande differenza tra il 2011 e il 2017, la situazione dei disoccupati è la stessa, la situazione delle regioni meno sviluppate è la stessa- afferma Jamel Saghouni, laureato in lingua e letteratura francese, coordinatore regionale dell’Unione dei Diplomati Disoccupati a Sidi Bou Zid- e in questa regione ci sono tanti giovani che sono partiti clandestinamente per l’Europa, altri sono andati in Siria per unirsi a gruppi jihadhisti. Tutto questo a causa della mancanza di sviluppo, della disoccupazione e anche del governo, in particolare delle politiche nazionali portate avanti tra 2011-2013″.


Tra i manifestanti, anche i proprietari di alcune terre che la CPG, l’industria di fosfati di Ghafsa, vorrebbe acquistare o affittare a prezzi che per i proprietari non rispecchiano il valore reale degli appezzamenti. Dal canto suo, il governatore di Sidi Bouzid, Mourad Mahjoubi ha affermato all’agenzia DIRE che sono in corso incontri con partiti e associazioni, ma non con il sindacato UGTT, per definire nuove politiche regionali sull’occupazione.

Quanto al problema delle terre, spera che nelle prossime due settimane si troverà una soluzione. Sono numerosi, inoltre, i manifestanti che raccontano di violenze e abusi da parte delle forze dell’ordine nelle scorse settimane. “I poliziotti che vivono qui sono buoni- afferma Saif, studente delle scuole superiori- ma non lo sono i poliziotti che sono venuti qui da altre regioni per sedare le manifestazioni dei giorni scorsi. L’altra settimana stavo camminando per strada e la polizia ha attaccato me e i miei amici senza motivo“.

“Siamo coscienti dei gravi problemi di sicurezza che ci sono in Tunisia- racconta Ahmed Ali Ghabri, rappresentante di “Harimna”- tutto il popolo tunisino lo è, per questo abbiamo cercato di calmare la situazione dopo le manifestazioni, ma sono stati gli stessi poliziotti a provocarci, insultandoci e invitandoci allo scontro“.

Sidi Bouzid è rimasta nella storia della Tunisia per essere stata la città dove il venditore ambulante Mohamed Bouzizi si dette fuoco nel 2010 per protestare contro il sequestro della sua bancarella e la corruzione della polizia. Il gesto di Bouazizi fu un elemento catalizzatore delle proteste contro il regime di Ben Ali e il suo sistema di potere. Dopo Sidi Bouzid, Meknessi fu tra le prime città a mobilitarsi. Secondo dati dell’Istituto Nazionale di Statistica-INS diffusi dal Forum Social Tunisien des Droits Economiques et Sociaux, nel Governatorato di Sidi Bou Zid la disoccupazione è in costante aumento dal 2004. L’ultimo dato disponibile risale al 2014 e si attesta al 17,7% contro il 14,7% del 2010. Ancora più pesante il dato della disoccupazione femminile, che nel 2014 arriva al 28,5%.

di Giulia Beatrice Filpi

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