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Minori, Comitato Femminicidio in Vita: “Reagire alle false accuse delle Ctu”

È fissato per questa sera alle ore 20.30 il secondo convegno in videoconferenza: “La violenza istituzionale nelle cause di separazione”

Pubblicato:28-11-2020 17:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:39

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ROMA – E’ fissato per questa sera alle ore 20.30 il secondo convegno in videoconferenza: “La violenza istituzionale nelle cause di separazione” nel pieno rispetto delle norme e delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria in corso. Affronteremo alcuni aspetti chiave relativi ai lunghi percorsi giudiziari (civili e penali) delle donne che escono da una condizione di violenza domestica e assistita per arrivare a tutti gli strumenti tecnico-giuridici necessari quando i figli contesi, in alcune aule giudiziarie, si trasformano in oggetto e non più in soggetto. Lo fa sapere in una nota stampa il Comitato Femminicidio in vita

Nessuno vuole affermare che “gli uomini sono in qualche modo malvagi” e “le donne sono l’incarnazione del bene”, ma non possiamo più trascurare una realtà tangibile: c’è un enorme divario– spiega la nota- nella struttura di potere dei due sessi quando si arriva alla contesa dei figli. È tempo di crescere ed evolverci, ci si separa sì, ma ad “armi civili” pari. Dibattito pratico, moderno per la costruzione di un processo equo e senza pregiudizi quando ci troviamo di fronte ai meccanismi di “occultamento della violenza”. In ambito giudiziario le implicazioni neurofisiologiche pre-intra e post traumatiche vengono spesso ignorate all’interno dei processi. Sta diventando sempre più urgente parlare di “soluzioni” piuttosto che di “cause” e “conseguenze” quando le vittime si trovano davanti al sordo ascolto di Polizia locale, Questura, Arma dei carabinieri, Servizi sanitari, Servizi sociali territoriali. Per mettere in campo interventi efficaci, proteggere e accompagnare le donne- prosegue il Comitato- nei percorsi di uscita dalla violenza è necessario l’impegno di tutte le figure che lavorano in questo ambito. Serve un lavoro integrato multidisciplinare ben coordinato tra istituzioni chiamate a proteggere la vittima che -a oggi- viene purtroppo catapultata in una spirale pericolosa chiamata “vittimizzazione sociale” con relativa gogna sociale annessa.

Oggi dobbiamo impegnarci tutti- sottolinea il Comitato- per reagire concretamente alle false accuse in CTU, alla violenza economica, alla subdola bigenitorialitá che viene offerta da alcuni periti pro PAS, all’impotenza che il genitore debole prova di fronte a un “sistema sociale” poco attento ai diritti dei figli. In questi giorni abbiamo già ricevuto diverse domande da chi ci segue anche sui social e ne vogliamo condividere qualcuna nel comunicato odierno: 


– Perché alcuni giudici continuano a nominare consulenti PASisti che diffondono la “bigenitorialitá obbligatoria” anche con i narcisisti, i violenti, con chi non desiderava la nascita dei figli, ma anzi li disconosceva? 

– Perché in alcune CTU i test vengono manipolati a sfavore delle madri facendo emergere patologie inesistenti con il preciso fine di favorire padri maltrattanti con evidenti patologie serie? Come mai il tanto decantato “diritto alla bigenitorialitá” cessa quando i figli vengono affidati al padre? Perché quando esiste violenza domestica e violenza assistita non si aiuta la madre e i figli vengono affidati ai servizi sociali?

– Perché in CTU si utilizza ogni metodo per giustificare/nascondere le “mancanze” paterne andando persino a cancellare parti di registrazioni? Perché non si possono utilizzare le registrazioni sbobinate da un perito fonologico? 

– Quanto guadagnano curatori e tutori? Sulla base di cosa vengono nominati? Con chi hanno relazioni queste persone? Perché a bambini, anche molti piccoli, vengono eseguiti TSO di Stato quando stanno con la mamma, e poi- conclude la nota- nessun controllo serio quando vengono collocati dal papà e privati per anni della figura materna?

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