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Migranti, Actionaid: “Puntare su cooperazione, non su frontiere”

Voci da convegno a Roma, con direttore ong per Gambia

Pubblicato:28-11-2019 14:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40
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ROMA – “La nostra preoccupazione e’ che la cooperazione sia ostaggio delle politiche securitarie, che sia piu’ concentrata sul controllo dei flussi migratori e delle frontiere che sui diritti delle persone. L’analisi profonda della migrazione vista come conseguenza del sottosviluppo ha ceduto alla logica dell”aiutiamoli a casa loro’ o del fare cooperazione con l’obiettivo di impedire le migrazioni.

Questo insieme di approcci produce vulnerabilita’ nei migranti e ha un impatto globale dubbio sui Paesi di origine”. Con queste parole il segretario generale di ActionAid Italia, Marco De Ponte, ha aperto oggi a Roma i lavori della conferenza ‘Migrazioni internazionali e il futuro della cooperazione allo sviluppo’.

Nel corso dell’incontro, ActionAid ha presentato il suo rapporto ‘Come ‘li aiutiamo a tornarsene a casa loro”, che prende in esame i rimpatri di migranti e le politiche europee che cercano di disciplinarli, oltre alle ricadute che hanno sul contesto economico e sociale dei Paesi d’origine.
A intervenire all’incontro anche Omar Badjie, direttore di ActionAid in Gambia, Paese preso come caso di studio dal report.


“In Gambia – ha sottolineato Badjie – ci sono molte persone che sono state rimpatriate o che sono tornate, e non dico in modo volontario perche’ se non si hanno alternative il ritorno non puo’ essere volontario”. Secondo il direttore, “per aiutarli a reintegrarsi bisogna risolvere le questioni che li hanno spinti ad andare via”.
Il dirigente di ActionAid ha ricordato il sostegno che le famiglie e alcune componenti della societa’ del Gambia danno a chi torna, tra cui Girls against Human Trafficking (Gaht) e Youth against Irregular Migration (Yaim).

La relazione tra politiche migratorie e cooperazione e’ stato il tema affrontato da Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e Uguali (LeU). “I fondi allo sviluppo devono tornare al loro obiettivo, che e’ quello di contrastare le cause delle migrazioni” ha detto il parlamentare. “I 200 milioni del Fondo Africa sono stati usati quasi tutti in Libia e in Niger. Abbiamo aperto, nel 2016, un’ambasciata a Niamey, e lo abbiamo fatto solo per poter prendere 80 milioni e metterli nelle casse del Niger per frenare i migranti”.

Secondo Mauro Pedalino, esperto di Africa subsahariana per l’Agenzia italiana cooperazione allo sviluppo (Aics), “nel pensare a delle linee guida sulle politiche pe affrontare le migrazioni, un grande assente e’ il canale legale”. Pedalino ha aggiunto: “Si puo’ stabilire cosa non si puo’ fare ma bisogna anche proporre un’alternativa: se questa non c’e’ la mancanza e’ grave”.

Tra i partecipanti alla conferenza anche Sergio Pagano, vice-direttore Direzione generale cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del ministero degli Esteri. Il responsabile ha ricordato alcuni progetti dell’organismo in Paesi di provenienza dei migranti, su tutti Etiopia e Senegal, e ha parlato del coinvolgimento delle diaspore nei progetti di cooperazione.

Brando Ricci

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