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Pensioni, Fortuna (Unicusano): “In Italia no alternative a sistema pubblico”

"Giusto monito del Papa"

Pubblicato:28-06-2017 13:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:28

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ROMA – Hanno fatto rumore le dichiarazioni del Papa di questa mattina sulle pensioni d’oro, definite dal Pontefice, “un’offesa al lavoro”. Ogni volta che si parla di pensioni emerge con forza la contrapposizione fra le pensioni minime di tanti e le maxi pensioni di pochi, ma ridurre le maxi pensioni, magari abolendo anche i tanto vituperati vitalizi dei parlamentari, può essere davvero una soluzione? “L’abolizione dei vitalizi e la riduzione delle pensioni d’oro sono soluzioni significative ma parziali e non risolutive” ha dichiarato Fabio Fortuna, magnifico rettore dell’Università Niccolò Cusano, raggiunto telefonicamente dall’agenzia Dire.

“Si spende tanto per le pensioni- ha spiegato- una parte significativa del Pil (intorno al 16%), con il risultato di avere pensioni minime di 500 euro, quando dovremmo arrivare a pensioni minime del doppio. Ma tra le pensioni minime e le pensioni d’oro non c’è un legame diretto, è soltanto una questione di equità, anche se riuscissimo a tagliarle o diminuirle i fondi non sarebbero sufficienti ad assicurare a tutti una pensione minima più alta. Ciò non toglie nulla alla dichiarazione del Papa che è un allarme, un monito per riportare l’attenzione sul problema”.

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Il problema, come spesso accade, è il risultato di una serie di fattori, primo fra i quali l’assenza in Italia di un’alternativa al sistema pensionistico pubblico, come ha sottolineato Fortuna: “Il nostro sistema pensionistico, anche se ha avuto dei miglioramenti nel corso del tempo, rimane un sistema pubblico, non c’è mai stato spazio in Italia a innovazioni verso la previdenza integrativa che è uno strumento utilizzabile e da prendere in seria considerazione, anche sulla base dell’esperienza angloamericana”.


Anche la disoccupazione giovanile rappresenta una criticità: “La disoccupazione giovanile rimane un problema serio- ha continuato Fortuna- secondo l’ultimo dato si attesta al 34% (31 maggio) e sebbene ci sia stata una diminuzione – basti pensare che a dicembre era del 40,1% – indubbiamente rimane un dato preoccupante. Soltanto attraverso un miglioramento significativo e sostanziale dei ritmi di crescita e sviluppo si potrà tornare a livelli occupazionali più elevati che possano garantire migliori prospettive, anche e soprattutto per quanto riguarda i giovani”.

Sul tema delle pensioni, tante le proiezioni pessimistiche, soprattutto a lungo termine: “Sono convinto che fare previsioni sul lontano futuro- ha concluso Fortuna- possa essere utile per capire la tendenza che stiamo seguendo nel presente e per sottolineare delle criticità, ma nulla di più; le variabili in campo sono troppe per poter fare previsioni a lunghissimo termine sia in positivo che in negativo. Non credo che nei prossimi anni coloro che assumeranno responsabilità di governo possano assistere inermi a questa escalation; spero che ci si occuperà di questi problemi, affrontandoli e trovando le giuste soluzioni”.

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