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Continua il sogno del Baskin: l’inclusività supera i confini

La disciplina si ispira la basket ed è pensata per i disabili, ma non solo

Pubblicato:28-03-2024 19:28
Ultimo aggiornamento:28-03-2024 19:28

bodini mattarella foto tosca
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ROMA – Una realtà nata e cresciuta in sordina, all’ombra di riflettori che non hanno mai acceso una luce. Eppure, grazie ad un vero e proprio passaparola, dal 2001 coinvolge in Italia, tra giocatori e giocatrici, allenatori, arbitri, ufficiali di campo e dirigenti, almeno 6.300 persone, mentre gli studenti che giocano a Baskin ogni anno a scuola sono almeno 5.000. Numeri decisamente importanti per uno sport nato nel 2001 e riconosciuto nel 2019.

Il Baskin, ovvero il basket inclusivo, è una disciplina sportiva che si ispira al basket ma ha caratteristiche particolari ed innovative. Un regolamento, si legge sul sito ufficiale, “composto da 10 regole, ne governa il gioco conferendogli caratteristiche incredibilmente ricche di dinamicità e imprevedibilità”. Ovviamente il Baskin è uno sport che si ispira al basket ma si distingue per una serie di caratteristiche che lo rendono unico. Utilizza infatti più canestri, visto che ce ne sono infatti due normali, due laterali più bassi. E poi altri particolari come la possibilità di sostituzione della palla normale con una di dimensione e peso diversi) o lo spazio, infatti, ci sono zone protette previste per garantire il tiro nei canestri laterali). E poi ancora la possibile assegnazione di un tutor, giocatore della squadra che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile). Ma forse la caratteristica più importante è che si tratta di una disciplina aperta a tutti, giocatori e giocatrici con e senza disabilità, di ogni livello e di qualsiasi età.

È proprio quest’idea che nel 2001 a Cremona ha spinto Antonio Bodini, presidente dell’associazione Baskin, a dar vita ad una nuova disciplina insieme a Fausto Capellini, che fa parte del Consiglio direttivo, professore di educazione fisica. Una disciplina inclusiva, che riuscisse a mettere insieme studenti disabili e non, durante l’attività sportiva. “Abbiamo cominciato nel 2001- ha raccontato all’agenzia Dire- partendo dalla legge scolastica per integrazione alunni disabili”.


Bodini ha una figlia con disabilità, una tetraparesi spastica, è in carrozzina. “Quando la vedevo giocare con i fratelli, loro modificano i propri giochi per farla partecipare– ricorda- Lo spirito era quello di voler far capire che giocare con persone con disabilita può essere divertente e si acquisiscono modalità di relazione che normalmente non sia hanno. Volevo che questa cosa fosse percepita”. Al presidente del Baskin stava a cuore “che anche gli altri si divertissero”, non solo i disabili.

Nel 2001 le prime ‘sperimentazioni’, nel 2004 la prima partita di Baskin, ma una prima svolta arriva nel 2006 quando l’Associazione Baskin diventa Onlus. “Dal 2019 siamo ente di promozione paralimpica” ha ricordato Antonio Bodini. Oggi, nonostante il passaparola sia stato il mezzo forse più importante e prolifico per divulgare questa disciplina, “siamo in 58 provincie d’Italia- ha spiegato- ma uno dei nostri obiettivi è quello di arrivare in tutte”. La nascita del Baskin ha conquistato anche la sensibilità del presidente della Repubblica Sergio Matterella, che ha premiato Antonio Bodini per “aver contribuito ad ideare il Baskin, disciplina sportiva ispirata al basket che consente a persone con diverse abilità di giocare insieme”.

Ma il movimento Baskin non si ferma qui. Quello che puntano a raggiungere i creatori di questo sport è portare gli stessi criteri che hanno usato per il ‘basket inclusivo’ anche in altri sport come il calcio, la ginnastica e poi ancora le bocce e il calcio balilla. E non solo. “Abbiamo già disputato due coppe europee, quella dello scorso anno a Schio ci ha consentito di riempire il palazzetto all’inverosimile. Il movimento ha raggiunto proporzioni ragguardevoli, oggi si pratica in nazioni come Grecia, Germania, Francia, Belgio. Vogliamo quindi creare un movimento europeo, una futura associazione Baskin europea che arrivi ad affiliare le associazioni nazionali”. Un progetto che “ci è letteralmente ‘sfuggito’ di mano. E meno male!”.

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