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Le elezioni Europee? Già influenzano le decisioni di economia e finanza

Le elezioni si terranno nella primavera 2024. Intervista al giuslavorista Francesco Rotondi e all’economista Vito Rotondi

Pubblicato:27-11-2023 11:25
Ultimo aggiornamento:27-11-2023 16:46
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MILANO – Le elezioni europee della primavera 2024 stanno già influenzando il dibattito politico e le decisioni economico-finanziarie di questi mesi. Da una prospettiva giuslavorista ed economica, del resto, “emerge chiaramente la reciproca influenza tra il panorama politico e quello giuridico-economico in un modello empirico del ciclo economico politico”, confermano, intervistati, il giuslavorista Francesco Rotondi e l’economista Vito Rotondi. In pratica, si assiste ad “una concretizzazione e attualizzazione del concetto della public choice applicato inversamente alla teoria politica. È una evidenza empirica che il diritto e l’economia, unitamente allo studio delle reali dinamiche sociali, sono fondamentali interpreti degli effetti di scelta e valenza politica dei fenomeni economici”.

Tuttavia, avvertono l’economista e il giurista, oggi “il dibattito politico, amplificato dai mezzi di comunicazione – il sensazionalimo – spesso prevale sulla gestione pragmatica delle dinamiche giuridico-economiche” e la conseguenza è che “le decisioni politiche possono essere influenzate più dall’opinione pubblica che da una valutazione obiettiva delle condizioni economiche reali”.
In questo contesto, proseguono Francesco e Vito Rotondi, “le elezioni europee diventano un fattore cruciale e le decisioni assunte nei mesi precedenti le elezioni possono avere un impatto significativo sull’andamento economico-finanziario”.

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L’economista e il giurista richiamano le condizioni entro cui si muove oggi l’Unione europea, una realtà per cui la Commissione Ue prevede una crescita modesta nei prossimi anni, con l’inflazione che rimane una preoccupazione costante. “La discussione su una decisione della Bce di abbassare i tassi prima che lo faccia la Fed indica una possibile strategia per stimolare il mercato già nel primo semestre del 2024, seppure la realtà dei dati economici puntuali – osservano i due esperti – mostri segnali di recessione, che richiedono attenzione, potrebbe risultare determinante lo stimolo all’economia nella discesa dei tassi anticipando la Fed. L’assenza potrebbe riservare, in alternativa, guai peggiori all’orizzonte”. L’Eurozona nei dati aggiornati prevede crescita economica per l’area euro, al +0,6% nel 2023 (in diminuzione rispetto al +0,8% di tre mesi fa) e al +1,2% nel 2024 (in diminuzione rispetto al +1,3% di tre mesi fa) e per il 2025 l’espansione del Pil aggregato UE al +1,6%. I dati in area Euro della Commissione Europea vedono l’inflazione 2024 al +2,9%, contro la stima del +5,6% sul 2023 già confermata. L’inflazione 2025 dell’eurozona è prevista al +2,2%.

A riprova dell’incrocio politica-diritto-economia, rilevano Vito e Francesco Rotondi, “si consideri anche che le Raccomandazioni economiche della Commissione UE saranno probabilmente rinviate da marzo 2024 a giugno 2024, ben dopo cioè le elezioni UE di primavera e dopo il voto del rinnovo del Parlamento europeo previsto per il 9 giugno 2024”. Allargando l’orizzonte, economista e giuslavorista pongono l’Europa in rapporto con il resto del mondo, per osservare che il sostanziale equilibrio dell’economia Usa rende il rilievo di una mancata crescita dell’Europa, poiché “sarebbe da interpretare come una misura di minore ‘competitività intelligente’ sui mercati da parte degli operatori e delle infrastrutture, quali attori economici del continente europeo, con conseguente ulteriore perdita strutturale di quote di mercato rispetto a Usa e Asia”.

Che fare? Francesco e Vito Rotondi sono convinti che “la fiducia dell’economia e degli investitori della finanza dovrebbe essere un preliminare tema per le leadership sociali e politiche deputate ad affrontare la complessità delle scelte imposte dalla situazione economico-sociale dell’Unione”. Il punto economico non appare esauribile promettendo la crescita a fronte della presupposta severità di un primo giudizio sulle manovre di bilancio dei singoli paesi e sul contenuto atteso delle raccomandazioni. A maggior ragione se da esse possa sortire la temuta procedura d’infrazione che imporrebbe una impopolare manovra correttiva ai governi, dei Paesi i cui parametri economici (esempio disavanzi eccessivi, avanzi primari, crescita, fiscalità) lavoro, economia, diritto, benessere, tecnologia, produttività, fiducia e cultura in ambito comunitario dovrebbero essere “poli di confronto sensibili” per economisti e giuristi. Un confronto sulla linea di pensiero, pari a quello da cui è sorto operativamente il “reddito civile” – tema di rilievo del moderno giuslavorismo – “un parametro di risultato e strumento di effettualità per il cittadino da porre nel mosaico sociale e tecnologico di competenze capaci di misurarsi scientemente con le situazioni reali, attuali e prospettiche”.

Resta la consapevolezza del bisogno di investimenti per la tenuta di vantaggi competitivi, l’innesco di virtuose filiere economico-sociali-reddituali ad alto valore aggiunto, di piani industriali che coinvolgano e convincano attenti mercati dei capitali, di sistemi infrastrutturali (comprensivi di istruzione, Governi e Amministrazioni, imprese, Centri di ricerca e tecnologia) con progettualità per Risorse Umane talentuose, motivate da passione e coscienza, con competitivo ritorno economico, morale e di elevata umanità sociale. “L’Europa deve poter condurre ad un equilibrio nuovo anche per meritare la fiducia della discesa dei tassi della banca centrale”, considerano il giuslavorista e l’economista nella leadership di “saper leggere i numeri non come una sentenza, bensì come una raccomandazione, significativa per evitare errori”.

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