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Francesco e Vito Rotondi: “Il ‘Reddito Civile’ per una società del benessere”

Il giuslavorista e l’economista leggono con questa lente il dibattito attuale che si è generato attorno al tema del salario minimo

Pubblicato:11-09-2023 11:20
Ultimo aggiornamento:11-09-2023 11:20
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MILANO – Un giuslavorista e un economista si interrogano: perché in uno Stato sia così difficile fare ‘la cosa giusta’, ovvero compiere decisioni che inequivocabilmente siano a vantaggio del benessere dei cittadini cui sono rivolti? Perché spesso, alcune questioni importanti e dirimenti, come per esempio quella del salario minimo, sono oggetto di ‘schieramenti’, piuttosto che di analisi e illustrazioni incardinate nelle teorie economiche e giuridiche terze rispetto alle posizioni partitiche? Il giuslavorista Francesco Rotondi e l’economista Vito Rotondi partono da questo quesito per richiamare l’importanza di affrontare le questioni contemporanee a partire da “modelli teorici economici a partire dai quali i giuristi costruiscono dottrina, il legislatore traccia l’etica dello sviluppo per il benessere della società”.
Tutto ciò in un contesto sociopolitico in cui si registra, in generale, “la mancanza di disponibilità a un ascolto per competenza”. Il che “non significa che occorra ‘un governo dei tecnici’, ma i politici possano considerare prevalente lo studio delle materie che sono chiamati a gestire, per svolgere al meglio la propria funzione istituzionale”.

Pur non entrando nel merito della soluzione possibile – che spetta naturalmente a coloro che i cittadini hanno votato per assumere il governo – il giuslavorista e l’economista leggono con questa lente il dibattito attuale che si è generato attorno al tema del salario minimo. “Da anni se ne parla, ma non si è verificato a quanto ammonta questo salario garantito dalla contrattazione collettiva nei vari settori presidiati– osservano- È necessario premettere nelle discussioni che i contratti non prevedono un ‘trattamento orario’ e che la retribuzione è un istituto complesso, che va studiato prima di immaginare o fare interventi che potrebbero essere addirittura sconvenienti per la parte che si intende tutelare”. D’obbligo, inoltre, il riferimento “alle norme costituzionali che presidiano l’istituto, nonché il precetto dell’articolo 39 della Carta”, cioè l’articolo che riguarda l’organizzazione sindacale.

Eppure, sostengono Francesco e Vito Rotondi, “il salario minimo sarebbe un ottimo banco di prova dove politica, sindacati, società civile e imprenditoria potrebbero offrire un esempio di collaborazione per migliorare la qualità della vita dei cittadini, scevri da condizionamenti ideologici“. Per un confronto costruttivo, il giuslavorista Rotondi suggerisce di far interagire tra loro elementi di politica industriale con gli asset economici moderni che attengono alla finanza globale (dalle banche centrali ai rating, dalla fiscalità alle pubbliche amministrazioni) nel tentativo di trovare equilibri e approcci olistici in uno scenario sociale estremamente volatile. Il punto è, sostengono gli studiosi del pensiero del ‘Reddito Civile’ nella politica economica, poter far interagire diritto ed economia per “condurre l’essere umano economico razionale a divenire essere umano socialmente adattabile”.


Per questa missione l’invito metodologico del ‘Reddito Civile’ proposto dal giuslavorista Francesco Rotondi è guardare con attenzione, per affrontare la questione del salario minimo, al modello economico teorico sviluppato dal premio Nobel Franco Modigliani, ovvero “il modello del ciclo di vita del risparmio“. Basi teoriche economiche a partire dalle quali il giurista può diventare costruttore di nuovi assetti sociali, conoscendoli dall’interno, affinché il lavoro possa essere un “tipo di attività o di funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società”, come recita l’articolo 4 della Costituzione. Insieme con quello di Modigliani, vi sono anche altri riferimenti economici moderni che “possono offrire modelli alla finanza pubblica per recuperare l’evasione, tagliare il debito, accelerando e finanziando progetti complessi, come quelli previsti nel Pnrr”, sostengono Francesco e Vito Rotondi, citando tra gli altri il premio Nobel Simon Smith Kuznets, Milton Friedman e la sua teoria del ‘Reddito permanente’ e James Duesenberry e la teoria del ‘Reddito relativo’.
Inoltre, aggiungono entrambi, oggi “vengono in soccorso i concetti moderni di economia reazionale, comportamentale, sociale, ambientale, ESG, sostenibilità, welfare aziendale“. Si tratta di “modelli sui quali il giurista può costruire dottrina e giurisprudenza e il legislatore tracciare l’etica dello sviluppo per il benessere della società”, ribadiscono in conclusione Francesco Rotondi e Vito Rotondi.

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