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Femminicidio a Bologna, il gip convalida l’arresto di Padovani: “Incontenibile desiderio di controllo”

L'uomo, accusato di omicidio aggravato da stalking per la morte di Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna martedì sera, "non ha contestato la sua responsabilità"

Pubblicato:27-08-2022 11:29
Ultimo aggiornamento:28-08-2022 16:22
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processo matteuzzi
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ROMA – Giovanni Padovani, arrestato con l’accusa di omicidio aggravato da stalking per la morte di Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna martedì sera, non solo “non ha contestato la sua responsabilità” per l’uccisione della ex compagna, ma “sin dalla genesi della relazione aveva adottato nei confronti della donna comportamenti frutto di un incontenibile desiderio di manipolazione e di controllo”, sfociati “nella progressiva privazione di sempre più ampi margini di libertà personale” della vittima, che infatti il mese scorso lo aveva denunciato per stalking. Lo scrive, nell’ordinanza con cui ha convalidato l’arresto di Padovani, disponendo nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere, il gip bolognese Andrea Salvatore Romito. “La gravità dei fatti- prosegue poi il giudice- è attestata dall’ampia estensione temporale della condotta persecutoria, posta in essere a fronte di un rapporto sentimentale di modesta durata e ridotta frequentazione e, dunque, indicativa del desiderio ossessivo nutrito da Padovani e della sua incapacità di accettare la cessazione della relazione, dalla quotidianità ed intensità delle molestie e dalla multiformità delle condotte assunte”, tra cui continue chiamate e messaggi, insulti e minacce e, per ben due volte, la manipolazione del quadro elettrico dell’appartamento della donna per costringerla ad uscire di casa. Una serie di comportamenti “volti a neutralizzare qualsiasi relazione” della vittima “con soggetti non graditi” a Padovani e “a monitorarne, con diritto di veto, movimenti e rapporti personali” in ragione di “supposte infedeltà”, e l’aggressione costata la vita alla donna costituisce, secondo il gip, “solo l’ultimo tassello di tale rappresentazione mentale”.

Gli elementi raccolti sulla personalità dell’indagato per il giudice dimostrano un “irrefrenabile delirio di gelosia e l’incapacità sia di accettare con serenità il verificarsi di eventi avversi, sia di attivare l’ordinario sistema di freni inibitori alle proprie pulsioni aggressive” e sono, “se valutati nel loro complesso, manifestazione di eccezionale pericolosità”. Per questo motivo, considerate anche le testimonianze e il fatto che Padovani abbia ammesso la propria responsabilità, il gip ha ritenuto di dover applicare nei suoi confronti “la misura cautelare maggiormente afflittiva”, anche per tutelare “i familiari della vittima, esposti al rischio di ritorsioni”.


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