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Golpe in Niger, i militari in tv: “Abbiamo rovesciato il regime di Bazoum”

Il presidente eletto nel 2021, al momento in stato di fermo o comunque irreperibile, è un alleato di Parigi ed è stato più volte di recente in Italia

Pubblicato:27-07-2023 07:58
Ultimo aggiornamento:27-07-2023 17:24

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ROMA – Con un annuncio trasmesso in tv nella notte in Niger, un gruppo di militari ha annunciato di aver rovesciato il “regime” del presidente Mohamed Bazoum, eletto nel 2021 e da ieri detenuto nella capitale Niamey. Il colonnello Amadou Abdramane, al fianco nove soldati in uniforme, ha detto: “Noi, forze di difesa e sicurezza, abbiamo deciso di mettere fine al regime che conoscete; questo per il continuo deterioramento della sicurezza e il malgoverno dell’economia e della società”.

L’ufficiale ha annunciato l’entrata in vigore immediata di un coprifuoco dalle dieci di sera alle cinque della mattina fino a nuovo ordine. Disposta anche la chiusura dei confini nazionali. Il colonnello Abdramane ha aggiunto che i soldati hanno agito nel nome di un nuovo Consiglio per la salvaguardia della patria (Cnsp).

Il Niger è l’ultimo Paese della regione del Sahel teatro di un golpe militare. Azioni analoghe erano avvenute in Mali e in Burkina Faso, pure ex colonie della Francia, tra il 2020 e il 2022. Bazoum, al momento in stato di fermo o comunque irreperibile, è un alleato di Parigi ed è stato più volte di recente in Italia. Condanna dell’intervento dei militari è stata espressa nelle ultime ore dall’Unione Africana, dall’Onu e dagli Stati Uniti.


COMANDO ESERCITO APPOGGIA GOLPE: ‘EVITARE BAGNO SANGUE’

Il comando delle Forze armate del Niger ha deciso di sostenere l’azione dei militari che hanno assunto il potere a Niamey ponendo fine al “regime” del presidente Mohamed Bazoum: lo si legge in un comunicato. Il testo è firmato dal generale Abdou Sidikou Issa, capo dello stato maggiore. Tra le motivazioni addotte dall’ufficiale, al centro di riunioni con i golpisti nella giornata di ieri, il rischio di scontri tra forze armate e un conseguente “bagno di sangue” e la preoccupazione per la “sicurezza” della popolazione. Segnalata nel messaggio anche la necessità di garantire la tutela personale di Bazoum e della sua famiglia. Non è chiaro, al momento, se il presidente sia in stato di arresto. In un messaggio diffuso su Twitter oggi, Bazoum ha sostenuto che “i risultati duramente conquistati saranno salvaguardati” e che a questo “penseranno tutti i nigerini che amano la democrazia e la libertà”.

CAMARA (SENEGALESI A ROMA): SOFFIA IL VENTO ANTI-FRANCESE

C’è anche il “vento fortissimo” della critica alla “Francafrique”, la rete di rapporti politici, affaristici e clientelari delle ex colonie con Parigi, dietro il golpe annunciato dai militari in Niger: così Ibrahima Camara, segretario generale dell’Associazione dei senegalesi a Roma, in una riflessione su Africa occidentale e Sahel. L’occasione è un’intervista nella redazione dell’agenzia Dire. Nella notte il colonnello Amadou Abdramane ha annunciato in tv la fine del “regime” del presidente Mohamed Bazoum, eletto nel 2021 e da ieri detenuto nella capitale Niamey. L’ufficiale ha riferito della nascita di un “Consiglio per la salvaguardia della patria” e ha aggiunto: “Noi, forze di difesa e sicurezza, abbiamo deciso di mettere fine al regime; questo per il continuo deterioramento della sicurezza e il malgoverno dell’economia e della società”.

Secondo Camara, anche animatore della rete della Diaspora africana dell’Italia del centro-sud, i fatti di Niamey vanno letti in un contesto regionale. C’è dunque, la domanda della Dire, un indebolimento dell’influenza francese nelle ex colonie del Sahel? Camara risponde facendo riferimento anche ai quattro golpe militari che si sono succeduti tra il 2020 e il 2022 in Mali e in Burkina Faso: “È una delle chiavi per capire, perché oggi soffia un vento fortissimo, con la gioventù che rimette in discussione i rapporti della cosiddetta ‘Francafrique'”. Il segretario generale continua: “Tanti giovani vogliono capire cosa è successo in passato e dicono che non si può più andare avanti così; bisogna gestire questa realtà, collocandola però con sincerità lungo un percorso di dialogo democratico”. Secondo Camara, “è pericoloso buttare giù tutto improvvisamente dopo tanti anni e dire semplicemente ‘ripartiamo’”. Allo stesso tempo, avverte il segretario generale, “l’Europa deve dare più ascolto ai giovani, che soffrono per la povertà e gli squilibri mondiali che alimentano le migrazioni”.

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