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FOTO | VIDEO | Mostra choc a Bologna: bendati nel deserto come i migranti. E senza acqua

Una mostra dedicata al climate change, in cui gli spettatori si trasformano in migranti climatici in fuga da un'Italia del futuro che si è trasformata in deserto e non è più vivibile: è "2060", che resterà aperta a Bologna fino al 10 marzo

Pubblicato:27-02-2024 11:45
Ultimo aggiornamento:27-02-2024 16:46
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MOSTRA Bologna DESERTO migranti 2060
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BOLOGNA – Camminare sulla terra arida, dormire in una discarica di plastica, contendersi l’ultima goccia d’acqua, dopo esser stati bendati, perquisiti e giudicati ‘idonei’ o meno, cercando riparo dalle piogge acide. È una parte dell’esperienza immersiva di una mostra dedicata al climate change, “2060”, rivolta agli studenti (ma non solo). Proiettati in un futuro distopico “ma possibile”, si immergono in un percorso fisico e sensoriale, con il supporto di attori e volontari, simulando un viaggio nelle vesti di ‘migranti climatici’ che scappano clandestinamente dall’Italia ormai desertificata fino all’Europa del nord. “È importante che i ragazzi provino sulla propria pelle l’esperienza di qualcuno come loro che semplicemente ha avuto la sfortuna di nascere dall’altra parte del mondo- spiega Alice Fanti, direttrice di Cefa onlus- in Paesi già molto colpiti dagli effetti nefasti” di quello che non è più “solo un cambiamento ma una vera e propria emergenza”.

Inaugurata ieri mattina alla Casa della solidarietà di Casalecchio di Reno con le prime due classi, la mostra ha come meta “la salvezza degli esseri viventi”. Nel 2060 i ragazzi “vengono chiamati a fare un percorso fisico all’interno del quale sperimentano quelle che saranno le cause del cambiamento climatico in Italia- spiega Chiara Chiusoli di Cefa- inizialmente viene detto che la situazione in Italia non è più vivibile e che quindi sono costretti a spostarsi verso il Nord dell’Europa. Però lo devono fare illegalmente, perché non sono idonei. Quando inizia il percorso c’è proprio un gioco teatrale: vengono bendati dai trafficanti, a cui devono obbedire, e in silenzio per evitare la polizia che potrebbe rispedirli a casa”.

LE FOTO:

IL PERCORSO NEL DESERTO SENZA ACQUA

Da lì comincia un vero e proprio viaggio attraverso discariche, zone desertiche e in balia delle piogge acide, con tutte le difficoltà del caso. Ad esempio, viene data loro la possibilità di bere, ma “poca acqua perché le risorse scarseggiano, e i ragazzi vengono anche messi davanti a una scelta: se bere loro o far bere il loro amico, o qualcun altro che ha più sete di loro”. Una volta arrivati al confine con l’Austria devono superare la frontiera “ma li scopre la polizia, che li perquisisce e li dividerà tra idonei e non idonei al lavoro”. Gli idonei al lavoro verranno mandati ai lavori forzati, quindi in campi, fabbriche e miniere, invece quelli non idonei e rispediti in Italia. Situazioni simili a quelle che “esistono già oggi, dall’Africa, dal Nord Africa, dalle isole oceaniche, e che se la situazione peggiorasse potrebbe toccare a noi”, con tutti i rischi del caso. “Se i ragazzi non rispettano le regole del trafficante, vengono abbandonati, vengono lasciati da soli e quindi andando incontro a praticamente morte certa”.


“UN’ESPERIENZA SCIOCCANTE”

Un’esperienza scioccante, ma verosimile, a cui difficilmente si rimane indifferenti. I ragazzi a fine percorso infatti tirano le somme e insieme agli educatori si confrontano sulle azioni da fare per contrastare il climate change. “Mi sono sentito obbligato”, “alla fine ero stanco”, “volevamo scappare”, “esperienza strana” sono alcuni dei commenti. C’è chi spavaldo si è detto “tranquillo” durante il gioco, sapendo però che era tutta una finta. “Poi se veramente ti arrestano in Austria non so come la prendi”, risponde un altro.

LA MOSTRA È PRATICAMENTE SOLD OUT: C’È POSTO IL 29 FEBBRAIO E L’1 MARZO

La mostra durerà fino al 10 marzo, ed è aperta agli studenti la mattina e ai cittadini al pomeriggio, con tutti gli slot ‘sold out’ eccetto due pomeriggi il 29 febbraio e l’1 marzo che si possono prenotare sul sito di Cefa onlus. “2060” è una delle iniziative previste dal progetto “Testiamoci per il futuro: Territori e studenti per una nuova Cittadinanza ecologica”, cofinanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo e realizzato in partnership con le ong Vis, Cbm, Cefa, Cies, None out, Osvic e Vides, e coinvolge 12 enti locali, 140 classi e 280 docenti. Per la tappa ‘bolognese’, oltre alle due classi dell’Istituto Salvemini e dell’Ic di Bazzano, che hanno sperimentato per prime il percorso, erano presenti all’inaugurazione Carlo Cacciamani direttore Agenzia nazionale per la meteorologia e climatologia, Alice Fanti direttrice di Cefa, Luca Cristaldi Capo progetto Vis, Federica Govoni assessora del Comune di Valsamoggia, e Massimo Bosso e Massimo Masetti sindaco e vicesindaco di Casalecchio di Reno.

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